Scuola

Save The Children: “Dispersione scolastica in Italia al 12,7%, tra i peggiori in Ue”. Percentuali più alte al Sud. “Dare più fondi all’istruzione”

Il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è ben lontano dal livello fissato dal Consiglio dell’Ue da raggiungere entro il 2030. Ma il dato diventa ancora più problematico se viene scorporato e analizzato in funzione delle profonde disuguaglianze territoriali del Paese: in Sicilia è oltre il 20% e in Puglia al 17,6%

“Alla ricerca del tempo perduto”. Prende in prestito il titolo di uno dei romanzi più importanti di Marcel Proust il nuovo rapporto di Save The Children sulla dispersione scolastica in Italia: “Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana”. In vista della riapertura delle scuole per il nuovo anno, la Ong lancia anche una campagna social con Tik Tok e la content factory Mambo, con l’obiettivo di “sensibilizzare sull’importanza di credere nella scuola e nel ruolo fondamentale che essa ha nella vita di bambini e adolescenti”, come spiega l’organizzazione stessa attraverso una nota.

Un’iniziativa resa urgente dai dati diffusi dal report stesso: la dispersione scolastica in Italia, il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, è del 12,7%, ben lontano dal livello fissato dal Consiglio dell’Ue del 9%, da raggiungere entro il 2030. Solo Spagna e Romania fanno peggio di noi in Europa, rispettivamente con il 15,3% e 13,3%. Ma il dato diventa ancora più problematico se viene scorporato e analizzato in funzione delle profonde disuguaglianze territoriali del Paese, evidenti dallo studio. L’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del Sud va ben oltre la media nazionale: in testa Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%). Valori decisamente più alti rispetto a Centro e a Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).

Le differenze sono correlate ad alcuni indicatori strutturali di tempi, spazi e servizi educativi che il report individua per valutare la qualità dell’offerta scolastica: mensa, tempo pieno, palestra e certificato di agibilità. Emerge chiaramente come ci sia una correlazione positiva tra la qualità dell’offerta in termini di strutture e tempo scuola e il livello di apprendimento conseguito da studentesse e studenti. Anche qui la differenza all’interno del Paese è molto marcata e ha impatto in modo particolare sui minori svantaggiati dal punto di vista socioeconomico.

Nelle province del Centro e Nord Italia il 50% almeno delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, preziosa per garantire a tutti in bambini, soprattutto quelli in povertà assoluta, un’alimentazione corretta e uno spazio importante di socialità e relazione, fondamentale per lo sviluppo psicofisico. Nelle province di Ragusa, Agrigento, Catania, si registrano invece percentuali inferiori al 10%, e a Napoli e Palermo, dove più di 1 studente su 4 proviene da famiglie appartenenti al quintile socioeconomico più basso, sono addirittura sotto al 6%.

Situazione analoga per le palestre: nella maggior parte delle province della Calabria e della Sicilia, dove è più alta la percentuale di studenti con livello socio-economico basso, la copertura delle palestre nella scuola primaria è tra le più basse del Paese (10% circa), rispetto alle province del Centro e del Nord che raggiungono una percentuale del 50%, con punte oltre il 60%.

Da qui l’appello di Save The Children, indirizzato a chiunque andrà a formare il nuovo governo dopo le elezioni: è fondamentale evitare che il peso della crisi economica colpisca le bambine, i bambini e gli adolescenti. “Nelle zone più deprivate, dove operiamo con Save the Children, tocchiamo con mano gli effetti sui bambini e gli adolescenti dell’onda lunga della crisi prodotta dalla pandemia e di una povertà che colpisce, con l’aumento dell’inflazione, in primo luogo le famiglie con bambini”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “Sono quartieri nei quali la scuola rappresenta un presidio fondamentale per tutta la comunità“, continua Milano, “per questo chiediamo al nuovo governo che si formerà un investimento straordinario che parta dalla attivazione di aree ad alta densità educativa nei territori più deprivati, in modo da assicurare asili nido, servizi per la prima infanzia, scuole primarie a tempo pieno con mense, spazi per lo sport e il movimento, ambienti scolastici sicuri, sostenibili e digitali”.

Il dossier dell’organizzazione prova anche a quantificare l’aumento delle risorse da destinare all’istruzione: per Save The Children è necessario pareggiare la media europea, ovvero il 5% del pil. “Investire il 5% del pil vorrebbe dire rendere disponibili circa 93 miliardi, contro i circa 71 stanziati nel 2020″, spiega Milano.

Nel 2021, la povertà assoluta in Italia riguardava il 14,2% dei minori, pari a 1 milione e 382mila bambini e adolescenti. Un dato in crescita rispetto al 2020, quando era del 13,5%. Le conseguenze della crisi energetica e dell’impennata dell’inflazione, che ha un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti e con minore capacità di spesa, sono delle variabili che potranno spingere verso l’alto questo dato nei prossimi mesi. Ma secondo il report, l’impoverimento materiale di bambini e adolescenti non è che la cornice di un quadro ancora più preoccupante per il loro futuro: l’impoverimento educativo che sconta ancora gli effetti di Covid e Dad.