“Sono partito da una storia ingiustamente dimenticata, quella di Aldo Braibanti, un intellettuale che ebbe la sola colpa di amare il mondo, i rapporti umani, di parlare di civiltà partendo addirittura dalla società delle formiche”. Sono le parole del regista Gianni Amelio, che al Festival di Venezia presenterà “Il signore delle formiche”, sul caso di Aldo Braibanti. “Ho tirato fuori questa storia perché sentivo che c’era una risonanza nell’oggi, nella violenza contro i diritti degli esseri umani. La persona va difesa, dobbiamo avere il coraggio di dire no. Il ragazzo di Braibanti, Ettore, non voleva il male di nessuno. Fu rinchiuso in un manicomio e lo curarono da una malattia inesistente attraverso una serie di elettroshock che gli hanno distrutto il cervello. Quello che è successo allora non può succedere nelle stesse forme ma succede quando c’è violenza, disprezzo per la persona umana che non ha i diritti e la libertà che merita”.