L’8 novembre la Corte costituzionale potrebbe decidere che è giusto aprire le porte del carcere ai boss delle stragi, anche se non hanno collaborato con la giustizia. Al Senato, infatti, è stata affossata definitivamente la legge che riscrive la norma sull’ergastolo ostativo per i mafiosi e i terroristi. Per quasi tutti i partiti, infatti, la legislatura finirà col voto sul decreto Aiuti, nonostante le richieste del Movimento 5 stelle. Durante la capigruppo del tardo pomeriggio di mercoledì, infatti, la presidente del M5s a Palazzo Madama, Mariolina Castellone, aveva chiesto di inserire in calendario i tre provvedimenti in attesa dell’ultima conversione: ergastolo ostativo, equo compenso e delega fiscale. “Sull’ergastolo ostativo in particolare – spiegavano le fonti M5s – abbiamo cercato fino all’ultimo di convincere le altre forze a fare uno sforzo per tagliare il traguardo. Il loro rifiuto, con la conseguente impossibilità di giungere a una convergenza, è motivo di forte irritazione e delusione tra i 5s. Il tanto lavoro fin qui svolto, per portare a conclusione misure giuste e di cui il Paese ha bisogno, meritava un esito diverso”. La legge già approvata alla Camera, dunque, è stata affossata definitivamente al Senato. “Boss mafiosi e condannati per reati gravi che escono tranquillamente dal carcere per i benefici penitenziari? È un problema solo per il Movimento 5 Stelle, per altri partiti non è una urgenza. Lo diciamo da mesi e ieri è arrivato l’ennesimo schiaffo. Questo Parlamento perde l’ennesima occasione per portare in Senato la legge sull’ergastolo ostativo e farle tagliare il traguardo”, scrive su facebook Giuseppe Conte. “Evidentemente per le altre forze politiche la lotta per la giustizia e contro la criminalità si può anche accantonare”, aggiunge il leader del Movimento 5 stelle.
A questo punto boss irriducibili che hanno fatto le stragi, come i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano o Leoluca Bagarella, potranno sperare di uscire dal carcere senza aver mai collaborato con la giustizia. L’11 maggio del 2021, infatti, la Consulta aveva dichiarato l’incostituzionalità dell’articolo 4 bis, comma 1, dell’ordinamento penitenziario e delle altre norme che impediscono di concedere la liberazione condizionale, dopo 26 anni di reclusione, a chi è condannato all’ergastolo ostativo, se non collabora. Secondo la corte quelle disposizioni sono incompatibili con la finalità rieducativa della pena, affermata dalla Costituzione. In quel caso, però, la Consulta si fermò a un passo dalla decisione, per spirito di “leale collaborazione” con il Parlamento, nella convinzione che un intervento solo “demolitorio” avrebbe potuto indebolire il contrasto alla mafia e aveva concesso al legislatore un anno di tempo per riscrivere la norma.
Dodici mesi dopo, e cioè nel maggio scorso, ecco un nuovo rinvio di sei mesi: “In considerazione dell’avanzato iter della legge appare necessario un ulteriore rinvio per consentire al Parlamento di completare i lavori”, aveva detto il presidente della Corte Giuliano Amato leggendo in Aula la decisione presa in camera di consiglio sul rinvio. La Consulta, infatti, si riferiva al fatto che la riforma sull’ergastolo ostativo era stata già approvata a Montecitorio e in quel momento si trovava in commissione Giustizia del Senato. Da qui la decisione di concedere al Parlamento altri sei mesi di tempo di approvare definitivamente la norma. La caduta del governo e le elezioni anticipate avrebbero dovuto convincere i partiti ad accelerare i tempi e invece a Palazzo Madama è avvenuto esattamente l’opposto: quasi tutte le forze politiche hanno affosato la riforma. “Senza i correttivi che avevamo messo a punto qui alla Camera le norme sull’ergastolo ostativo richieste dall’Europa rischiano di aprire le porte ai mafiosi. Irresponsabili è dir poco: siamo molto preoccupati e indignati perché una serie di veti incrociati tra Pd e destra fanno saltare tutto, anche la delega fiscale e l’equo compenso”, ha commentato il Presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni. A questo punto, all’udienza dell’8 novembre prissimo, la Consulta dovrà decidere se cancellare la legge sull’ergastolo ostativo, visto che il legislatore ha fallito nel suo compito, optando obtorto collo per l’intervento “demolitorio” che aprirebbe le porte alle richieste di benefici dei boss irriducibili. O se invece è il caso concedere un ulteriore periodo di tempo per dare tempo al nuovo Parlamento uscito dalle urne. Solo che a questo punto bisognerebbe ripartire da zero. I boss delle stragi ringraziano.