È furibondo il leader dei Gilet Arancioni, Antonio Pappalardo, per lo stop imposto dalla Corte di Appello di Roma alla sua lista nelle prossime elezioni politiche, in quanto non sono state presentate le firme necessarie. Il generale dei Carabinieri in pensione ha annunciato ricorso in Cassazione e si difende sostenendo che il suo movimento è esentato dall’obbligo delle sottoscrizioni perché è apparentato all’Unione Cattolica Italiana, che non raccoglie le firme avendo stretto in passato un patto federativo con l’Udc.
Sul suo profilo ufficiale, Pappalardo, a parte una pausa di alcuni giorni in cui ha contratto il covid, coi suoi ormai famosi modi tonitruanti si appella quotidianamente alla Corte di Cassazione perché la causa dei Gilet Arancioni venga accolta: “Ma vi accorgete che queste porcate non possono essere fatte?”.
Implacabile è Pappalardo contro Giorgia Meloni, accusata di copiare il programma dei Gilet Arancioni: “Meloni, ma non ti vergogni a copiarci? Noi da 3 anni diciamo che le famiglie con più figli non devono pagare le tasse. E adesso arrivi tu. Ma te ne vuoi andare a casa?”. E cita un sondaggio online del quotidiano Libero, secondo cui Meloni è al 10% di gradimento mentre il capo dei Gilet Arancioni è al 45%: “Magistrati della Cassazione, perché non consentite alla nostra lista di presentarsi alle elezioni? Ma noi staremo all’erta, perché ci rifaremo al principio stabilito e sancito da Pertini: se non ci mandano alle elezioni, noi ci muniremo di mazze e pietre“. In realtà, Sandro Pertini non ha mai invocato “mazze e pietre”, come da oltre 10 anni si legge sui social.
Stesso ardore dell’ex militare contro il M5s, che ha permesso ai “lazzaroni” di non lavorare e di prendere il reddito di cittadinanza. Ma i toni più severi sono usati dal leader dei Gilet Arancioni contro i suoi follower, rei di non partecipare alle manifestazioni di piazza contro ‘il regime’: “Ma perché non prendete questi politici a pedate nel sedere? Questi vi hanno preso per ‘lo culo’. Li volete cacciare via? Invece di scrivermi messaggi della minchia, venite in piazza! I pecoroni vanno presi a pedate nel sedere – rincara – Ho detto alla gente: ‘Venite in piazza a Roma’. C’è chi dice che non ha la macchina o che non ha il carretto o che non ha il dromedario. Vi fa male la verità e di sentirvi dire che siete cialtroni e pecoroni? Alzate il culo e venite a Roma. Se il 17 settembre saremo tanti a Roma, non si faranno più le votazioni“.