C’è voluto l’arrivo a Roma di Jean-Luc Mélenchon, l’indiscusso leader della sinistra francese, per rompere finalmente l’inaudito e scandaloso manto di silenzio e disinformazione che i nostri pessimi media, coll’eccezione del Fatto e del manifesto, hanno steso attorno ad Unione Popolare, la coalizione di partiti e movimenti che rappresenta l’autentica novità di queste elezioni scialbe e balorde.

Mentre il popolo bue viene invitato a votare per l’ennesima volta impresentabili personaggi che hanno fatto la rovina dell’Italia negli ultimi decenni, da Berlusconi alla stessa Meloni, da Salvini a Letta e sui media campeggiano in modo ossessivo e spropositato i leader del cosiddetto Centro, benedetti dalla Confindustria, i fratelli De Rege del Terzo Millennio Calenda e Renzi (anch’essi peraltro autori di molteplici misfatti nelle sedi governative che occupano da molto tempo), Unione Popolare e il suo leader De Magistris vengono bellamente ignorati dai media e dai sondaggisti.

Lo scopo di quest’operazione disonesta e in flagrante contraddizione coi più elementari precetti della deontologia degli operatori dell’informazione è evidentemente quello di dar vita a una profezia autorealizzata secondo la quale non c’è alternativa possibile e praticabile all’attuale avvilente sistema politico italiano. E che bisogna trangugiare senza protestare e senza rimedio le pestifere ricette redatte per il popolo italiano dai poteri che contano, di cui lorsignori succitati sono solo gli svergognati (nel senso di privi di vergogna) mandatari: continuazione della guerra in Ucraina fino alla sempre più probabile catastrofe, inquinamento spinto fino al parossismo, colla ripresa alla grande del carbone, i pericolosissimi e antieconomici rigassificatori che fanno contento solo Biden e le sue multinazionali, aumento delle spese militari e taglio di quelle sociali, fino alla totale distruzione di scuola e sanità, inflazione e povertà galoppanti, precarizzazione del lavoro e disoccupazione.

Su queste ricette registriamo oggi la totale unanimità dei partiti, coll’unica eccezione di Unione Popolare. Non ci si può infatti appagare del pur positivo riposizionamento a sinistra di Conte e dei Cinquestelle ed occorre invece inserire in questo sistema politico totalmente ligio a comandi e desideri dei padroni del vapore guerrafondaio una forza politica che sia davvero espressione autonoma del popolo italiano. Di questo Mélenchon è ben consapevole ed è per questo che ha voluto presenziare ieri ad un’affollata assemblea popolare a Cinecittà, respingendo anche il corteggiamento degli opportunisti alla Fratoianni, ben attenti a non tagliare il cordone ombelicale che li unisce al Pd, del cui programma antipopolare e guerrafondaio rappresentano in fondo solo un lezioso fiore all’occhiello prontamente appassito.

La Francia è da oltre due secoli costante fonte di ispirazione per noi italiani i quali abbiamo un grave difetto nei confronti dei nostri cugini d’Oltralpe e cioè non essere mai riusciti a fare una rivoluzione degna di questo nome. Da ultimo, anche la rivolta antiliberista dei gilet gialli non ha avuto da noi riscontri degni di nota. Ma anche in Italia la rabbia cova sotto la cenere ed è destinato a maturare un ampio movimento di lotta contro la guerra e contro il neoliberismo, per porre fine all’insensata e velleitaria crociata antirussa e anticinese di una classe dominante che è alla frutta su scala planetaria e minaccia di travolgere anche tutti noi nel suo inevitabile crollo.

Ancora una volta, l’esperienza francese è densa quindi anche per noi di stimoli ed insegnamenti. Facciamo del resto parte, volenti o nolenti, e sicuramente dolenti, insieme a molti altri popoli di una medesima baracca, o meglio di un’imbarcazione malsicura e piena di falle, che piloti ubriachi e incompetenti stanno mandando a sbattere sulle scogliere del disastro bellico, della devastazione ambientale e del naufragio sociale ed economico. Occorre quindi al più presto salire a bordo e impadronirsi del timone, e bisogna farlo insieme a francesi, tedeschi, spagnoli, portoghesi, ecc., perché, come ha detto Mélenchon, il popolo d’Europa parla tutto la stessa lingua.

Una lingua, quella dei bisogni e delle aspettative popolari, che in Italia non si sente più da tempo, ma che occorre torni ad echeggiare al più presto nelle piazze come nei luoghi istituzionali. Anche per essere all’altezza dell’importante tradizione umanista del nostro Paese, ricordata ieri da Mélenchon e tanto più importante in un momento come l’attuale nel quale il capitalismo sta distruggendo il futuro dell’umanità.

Diffondere il programma di Unione Popolare e continuare nella costruzione di una sede unitaria del popolo italiano costituisce in quest’ottica la cosa principale da fare oggi. Rompendo lo scandaloso silenzio che i media servi del potere costituito vorrebbero costruire attorno ad Unione popolare per consentire a tale potere di continuare a sfruttare, opprimere ed ingannare il popolo italiano.

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