“Mancanza di condizioni igieniche di base”. È con questo giudizio, difficilmente appellabile, che in Sicilia si è conclusa la trasferta degli emissari di una società olandese interessata a un importante investimento nel settore turistico. La vicenda risale ad alcune settimane fa e riguarda il territorio di Trabia, centro di diecimila abitanti che, nel Palermitano, si affaccia sulla costa tirrenica. I consulenti del gruppo imprenditoriale erano arrivati sull’isola con il compito di valutare le condizioni complessive del progetto. Che la Sicilia sia una delle regioni più belle d’Italia infatti è fuori di discussione, che da anni faccia i conti con l’emergenza rifiuti pure.

“Ho percorso ripetutamente le strade con tutto lo staff tecnico constatando la presenza di montagne di spazzatura in almeno trenta punti”, è la denuncia fatta da un consulente aziendale che ha accompagnato gli olandesi nel corso della visita. Le lamentele sono finite sul tavolo del commissario straordinario del Comune di Trabia, Salvatore Rocca, che dalla scorsa primavera guida l’ente dopo le dimissioni del sindaco, Leonardo Ortolano, raggiunto da un avviso di garanzia. “I potenziali investitori hanno lasciato la Sicilia esprimendo un parere fortemente negativo”, si legge nella missiva inviata a Rocca a fine agosto. Nella stessa si sottolinea “la completa assenza di controlli di polizia o la presenza di telecamere” per contrastare l’abbandono indiscriminato dei sacchetti.

“Ho letto e ho già risposto alla mail, chiedendo un incontro con i responsabili della società – dichiara il commissario straordinario a ilfattoquotidiano.it – Siamo consapevoli delle criticità in cui versa il territorio, alcune arterie non sono di nostra competenza, ma il Comune comunque non ha organico adeguato per garantire un controllo costante delle aree di pertinenza, specialmente nel periodo estivo quando la popolazione aumenta”.

La nazionalità dei potenziali investitori richiama alla mente una delle ultime decisioni prese dalla Regione Siciliana per cercare di fronteggiare l’emergenza rifiuti nell’isola. Lo scorso mese, il dipartimento regionale Rifiuti ha autorizzato l’invio in Olanda della spazzatura lavorata dall’impianto di trattamento meccanico-biologico di proprietà della Sicula Trasporti, a Lentini. La società da un paio di anni è amministrata dal tribunale di Catania, dopo essere stata sequestrata dopo l’arresto dei titolari, rimasti coinvolti in una storia di corruzione, reati ambientali e contatti con soggetti legati alla criminalità organizzata. Stando agli accordi, in Olanda entro la prossima estate dovrebbero essere inviate diecimila tonnellate di rifiuti che verranno smaltite con un inceneritore.

Si tratta comunque di una soluzione tampone che in ogni caso non servirà a fronteggiare gli innumerevoli atti di inciviltà che ogni giorno si registrano in Sicilia, tanto nelle grandi città quanto nelle zone più periferiche. L’abbandono dei sacchetti si verifica soprattutto nelle strade intercomunali, dove la probabilità di incappare in controlli da parte delle forze dell’ordine è ridotta al minimo. A non essere risparmiate sono anche le aree di sosta nelle autostrade, al punto che di recente Anas ha disposto l’installazione di una serie di telecamere di sorveglianza sulla Palermo-Mazara del Vallo.

A riprova di come il problema sia diffuso c’è una testimonianza che arriva dall’altra parte dell’isola: a Vittoria, in provincia di Ragusa. Qui a risentire delle precarie condizioni igieniche sono le tante aziende del territorio, che vive soprattutto di attività agricole. Tra queste c’è la Axia Sementi, filiale italiana della multinazionale Axia Vegetable Seeds. Anche in questo caso la società madre è olandese. “Purtroppo non è facile fare accettare questo stato di cose a chi arriva da parti del mondo in cui la gestione dei rifiuti fa parte delle attività ordinarie che spettano alle amministrazioni – commenta a ilfattoquotidiano.it Davide Recupero, responsabile per l’Italia di Axia –. Ogni volta che i vertici societari vengono da queste parti non si capacitano di come si possa operare all’interno di un territorio totalmente abbandonato. Ammetto che è mortificante per quanti si impegnano a offrire prodotti di qualità. E queste difficoltà – conclude – le abbiamo anche con i responsabili delle catene straniere della grande distribuzione organizzata, che vengono nel nostro stabilimento per conoscere le proprietà delle sementi con cui riforniamo le aziende agricole”.

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