L'ex procuratore aggiunto di Palermo ha spiegato perché ha accettato la candidatura proposta da Conte: "Hanno sullo stomaco la Costituzione del 1948. Non la sopportano. Vogliono togliere anche un tozzo di pane ai poveri. Essere poveri è diventata una colpa. Sei povero? Sei fallito". E ha lanciato un allarme sulla giustizia: "Con la Cartabia i presupposti per ristabilire l'egemonia politica sulla magistratura"
Una “situazione drammatica”. In altre parole: “Normalizzazione del fascismo e della mafia”. E ancora: “Vogliono togliere anche un tozzo di pane ai poveri”. Per questo, dice Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo ora in pensione, ha deciso di candidarsi alle Politiche accettando la proposta del M5s di correre come capolista nel collegio plurinominale al Senato in Sicilia. “Ho intenzione di fare con altri mezzi e in altri luoghi di fare cioè che ho fatto come cittadino e magistrato: difendere la legalità”, spiega durante l’incontro “La restaurazione a 30 anni dalle stragi”, intervistato da Gianni Barbacetto e Giuseppe Pipitone sul palco della Festa del Fatto quotidiano.
“Siamo in una situazione drammatica, per questo ho accettato. Non pensavo che saremmo arrivati a normalizzare il fascismo e la mafia. Fratelli d’Italia ha tra i suoi padri nobili Pino Rauti, dichiarato fascista e tra gli animatori di Ordine Nuovo. E, come se non bastasse, Fdi ha dedicato in un’aula del Senato un convegno a Gianadelio Maletti, condannato per il depistaggio nella strage di piazza Fontana”, ha ricordato Scarpinato. L’ex procuratore generale di Palermo ha quindi sottolineato come in Sicilia, come avvenuto alle comunali di Palermo con Roberto Lagalla, le candidature “vengono scelte da Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro”, entrambi condannati per reati connessi alla mafia. E su Paolo Borsellino, inserito nel pantheon di Fdi, ha messo un punto fermo: “Autonomia e indipendenza della magistratura erano valori per lui. Al di là dei santini che si agitano, Fratelli d’Italia candida Carlo Nordio, uno che dice che non gli piace la Costituzione. Giorgia Meloni decida, Nordio o Borsellino: non si possono scegliere tutti e due insieme”.
Non solo. Riferendosi alle idee di Carlo Calenda e Matteo Renzi sul reddito di cittadinanza, Scarpinato ha aggiunto: “Vogliono togliere anche un tozzo di pane ai poveri. Essere poveri è diventata una colpa. Sei povero? Sei fallito”. Tutte “queste componenti” – ha aggiunto – hanno un “minimo comun denominatore”: “Hanno sullo stomaco la Costituzione del 1948. Non la sopportano”. E riguardo alla riforma della giustizia, altro argomento al centro della campagna elettorale e che accomuna centrodestra e Azione-Italia Viva, l’ex magistrato ha sottolineato: “Vogliono rimettere il controllo della magistratura sotto la politica e poi tornare al classismo. Perché sono garantisti quando vogliono loro, ma con gli ultimi diventano securitati”. Già oggi, osserva i “colletti bianchi non vanno in carcere. Il carcere in Italia non sarà mai un luogo civile fino a quando non cominceranno a esserne ospiti anche loro”.
In questa situazione, tra l’altro, ad avviso di Scarpinato gli “egoismi della vecchia classe dirigente” si saldano con gli “egoismi della nuova classe finanziaria”. In altri termini, ha detto il candidato del M5s: “Hanno interessi convergenti nello smantellare la Carta. La Costituzione oggi è la linea Maginot. Se vogliamo dare un senso a tutti coloro che si sono fatti ammazzare durante la Resistenza, se vogliamo dare un senso a Falcone e Borsellino, non possiamo dargliela vinta”. Gli italiani vogliono la separazione delle carriere?, ha chiesto retoricamente Scarpinato riferendosi a una delle idee del centrodestra: “No, hanno paura di una minoranza della magistratura. Se togliamo la garanzia di indipendenza, neanche la minoranza potrà lavorare come ha fatto finora”. E anche la ministra Marta Cartabia, ha rimarcato, “si è data da fare nel frattempo”.
Un chiaro riferimento alla sua riforma: “Ha approvato una serie di norme che sono i presupposti per ristabilire l’egemonia della politica sulla magistratura. Hanno già stabilito che deve essere il Parlamento a decidere quali processi si devono fare e quali finire nel cestino. E lo decidono loro. Ci metteranno mai tra i prioritari l’abuso di ufficio o processi che riguardano i colletti bianchi? Ditemi voi se me ne potevo restare a casa o se non era il caso di candidarmi”, ha detto. “Avevano previsto anche l’improcedibilità in appello dei processi per mafia dopo due anni – ha ricordato – Senza Gratteri, i Cinque Stelle e me, sarebbe rimasto tutto così”.