Per ridurre la dipendenza dall’auto e aiutare le famiglie in questo periodo di crisi energetica e climatica, bisogna aumentare l’offerta dei mezzi pubblici, renderli competitivi rispetto all’auto, più economici e facili da usare. Al posto degli incentivi all’acquisto, dei sostegni, dei prestiti al mondo dell’auto, i nostri governanti dovrebbero “deviare” questi soldi verso un piano per aumentare l’offerta di mezzi pubblici, in modo capillare ed esteso, comprendendo anche e soprattutto i paesi delle zone interne, dove i mezzi pubblici sono notoriamente carenti o inesistenti.
Oltre a rendere i prezzi dei mezzi pubblici più attraenti, soprattutto per le famiglie. Da tempo chiedo e mi batto per la gratuità dei mezzi pubblici sotto ai 25 anni, (o almeno la gratuità sotto ai 15 anni e la metà del biglietto sotto ai 25 anni). I bambini e ragazzi si sa, non lavorano e non guadagnano e sono totalmente a carico dei familiari. Invece nei mezzi pubblici sono considerati come adulti lavoratori! Nei bus i bambini pagano intero sopra ai 4 o 6 anni (in base alle regioni e alle compagnie!) e nei treni pagano interamente sopra ai 12 anni.
Ci sono, è vero, varie offerte come Bimbi Gratis nelle frecce o negli Intercity, ma non cumulabili con altre offerte, così che alla fine il risparmio è poco. Nei regionali c’è la tariffa junior, valida solo d’estate: ogni minore di 15 anni non paga per ogni adulto pagante. Un’offerta che finirà a inizio ottobre e andrebbe invece prorogata proprio per aiutare le famiglie in quelli che saranno un autunno e inverno molto difficili, con benzina e metano alle stelle. Inoltre bisognerebbe estenderla a tutti i minori di un gruppo, perché così come è ora questa offerta penalizza le famiglie numerose.
Noi, che l’auto non l’abbiamo da dieci anni, in fin dei conti abbiamo risparmiato, visto che l’acquisto, il possesso e il mantenimento dell’auto sono un salasso per le famiglie ben maggiore del costo dei mezzi pubblici. Ma per far cambiare le abitudini alle famiglie motorizzate c’è bisogno di un piano serio e ben studiato, che i nostri governanti evidentemente non sanno fare (pochi di loro, anche tra i candidati per le nuove elezioni, viaggiano abitualmente in treno coi figli). Le politiche di trasporto dovrebbe avere un obiettivo preciso: rendere il viaggio in treno più comodo ed economico di un viaggio in auto, per tutti.
Si potrebbe fare qualcosa di simile alla Germania, dove nei mesi estivi è stato introdotto il 9-EuroTicket, un abbonamento mensile che permette di viaggiare sulle reti di trasporto pubblico regionali e locali. Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel giugno 2022 i movimenti del traffico ferroviario a livello nazionale sono stati superiori di circa il 42% rispetto a giugno 2019.
Se però questi abbonamenti super vantaggiosi non sono accompagnati da un ampliamento dell’offerta e una capillarità della stessa si rischiano ritardi e sovraffollamenti o abbonamenti inutilizzati.
“Se vogliamo davvero una crescita stabile nel trasporto pubblico, dobbiamo soprattutto ampliare l’offerta” ha affermato Böttger, esperto dell’Università di Scienze applicate di Berlino, al quotidiano Zeit, ipotizzando investimenti per aumentare il trasporto ferroviario. Senza voler arrivare al 9-Euro-Ticket si potrebbe proporre a Trenitalia una versione “italiana” del ticket: abbonamento di 30 euro mensili e si può viaggiare dove si vuole con i regionali e bus. Gratuità sotto ai 15 anni e metà sotto ai 25 anni come già detto prima. Inoltre servirebbe finalmente un’integrazione modale che ora non esiste, cioè stesso biglietto per treni, bus e metro. Ma soprattutto, deve essere ampliata l’offerta (l’Italia ha una densità di linee ferrate molto inferiore ai paesi europei), invertendo questa folle tendenza di smantellare le linee secondarie e ridurre le corse.
In Emilia Romagna da anni si sbandiera una trovata “geniale”, sparando a caso numeri pompati. Si dice che nella nostra regione “più di duecentomila ragazze e ragazzi sotto ai 14 anni hanno viaggiato gratis sui mezzi pubblici, con un risparmio per le famiglie emiliano-romagnole di oltre 47,5 milioni di euro (in media circa trecento euro a figlio)”. In realtà è stato regalato un abbonamento gratis sui mezzi pubblici per il tragitto casa scuola, ma molto spesso non è stato utilizzato. I bambini delle primarie in tante città di medie dimensioni usano gli scuolabus (che restano a pagamento) e non il trasporto pubblico locale.
Inoltre, in tante città di medie dimensioni questi abbonamenti non sono stati usati semplicemente perché i mezzi pubblici… sono troppo scarsi! Da noi a Faenza gli autobus sono pochi e radi, i ragazzini delle primarie e delle medie vanno a scuola in minima parte a piedi, in bici o in scuolabus e per la maggioranza in auto. Invece che spendere soldi in abbonamenti a pioggia, magari non utilizzati, la Regione avrebbe dovuto rendere gratuiti i biglietti per i minori di 14 anni (a richiesta) su tutti i mezzi pubblici (non solo per andare a scuola), ridurre il costo degli scuolabus, e obbligare i comuni a incrementare i mezzi pubblici.
A chi dice che non ci sono i soldi per questo, io rispondo: e i soldi spesi per i rigassificatori, per gli incentivi alle auto, per la Motor Valley e per la costruzione di nuove autostrade, quelli però si trovano, vero?