“L’ha letto La coscienza di Zeno, di Svevo? Le piace, professore?”. Insieme ai compagni che si stanno cambiando, Cadmo è seduto su una delle due panchine, ai bordi del campo di calcetto che Giacomo ha affittato. Dopo esserci accordati sul giorno e l’orario. Il gruppo whatsapp “Partitone cor prof” serve a questo, soprattutto.
“Ma che domandi fai? Secondo te non l’ha letto?”, dice Tobia, precedendo la mia risposta. Che a quel punto decido di sostituire con una strizzata d’occhio. Pensando che il discorso sia iniziato e concluso. Invece Cadmo, prosegue chiedendomi cosa ne pensi di Zeno Cosini, il protagonista del romanzo di Svevo. Neppure in questa occasione ho il tempo di rispondere. “E’ un uomo senza alcuna volontà. Un inetto, insomma”, sentenzia Giacomo.
Mentre arriva Leo, che ci aveva avvertito che era in ritardo, Cadmo si alza e mi si avvicina. “E Dostoevskij… lo conosce?”, mi chiede. A quel punto Alessandro, sorride, dicendo qualcosa che non capisco. Ma che evidentemente è una risposta scherzosa al compagno. Non è finita, però. Davide mi chiede de I fratelli Karamazov. Se gliene posso consigliare la lettura. Prima di rispondere seriamente, mi permetto un ironico “Non vi riconosco più” che chiude il nostro pre-partita. Il nostro riscaldamento.
Sono pronti. Siamo pronti, a questo punto. Ci siamo tutti. Dieci uomini. Anzi 9 ragazzi che sembrano ormai degli uomini ed un signore che ha superato la mezza età, io. Giacomo ha fatto le strade. Con lui. Alessandro e Pietro. Davide L. e Tobia. A Leo e Davide C, Tobia, Cadmo e Riccardo, sono capitato io. Palla al centro. Le squadre schierate. Pronti, via. Con Giacomo che gioca con il pallone attaccato al piede da parte e Leo che muove il corpo come se stesse danzando. Con Davide C. che corre come un ossesso e Cadmo che riesce a trovarsi sempre dove serve. Alessandro e Tobia si danno da fare. Come Davide L.
Ma il migliore di tutti di noi è Riccardo. Che è un ragazzo speciale. Anche per questo a lui nessuno chiede dei goal, oppure di “difendere”. A Lui si chiede di esserci e basta. Nessun rimprovero per uno stop sbagliato. Oppure per un “liscio”. Per lui solo battiti di mano. Glielo dobbiamo. Glielo vogliamo.
L’ora scivola via. Tra un goal da lontano di Giacomo che approfitta del fatto che sia avanzato troppo, lasciando la porta senza difesa. E un lancio millimetrico di Leo che pesca Cadmo. Da solo, in area. Tra una parata di Alessandro ed uno scatto bruciante di Davide C. E una punizione nel “sette” di Giacomo. Finisce 9 ad 8 per Giacomo, Alessandro, Pietro, Davide e Tobia.
Qualche minuto seduti su una delle panchine bordo campo. Il tempo necessario per qualche sfottò, benevolo. E poi usciamo. Prima dal campo, poi dall’impianto sportivo. Ma non è ancora finita. C’è il nostro “terzo tempo”. Da consumare in un bar che è nelle vicinanze. Il tempo “bello” che mi piace. Addirittura più della partita. Le chiacchiere che ci accompagnano nel tragitto dal campo al bar si trasformano una volta arrivati. Una volta preso da bere. Si trasformano in pensieri che quasi non appartengono a ragazzi della loro età.
Cadmo mi porge il suo cellulare e mi chiede di leggere: “Professore, è una mia poesia…”, mi dice. Con gli occhi procedo, lentamente. Mentre un po’ mi commuovo: “E’ bella, Cadmo! Bravo!”. Forse rincuorato dal mio parere, si fa coraggio. E me ne offre un’altra. Che mi sembra addirittura migliore di quella precedente. Così mi complimento con lui. Più distante c’è Alessandro che parla con Giacomo. L’argomento? L’eternità! Per Alessandro sarebbe meraviglioso riuscire a vivere per sempre. Ne è convinto. “Ma ci hai pensato al fatto che mentre tu sei eterno, potrebbero non esserlo le persone alle quali vuoi bene? I tuoi genitori, i tuoi amici”. Davide L. mi fulmina con il suo pensiero. Che ritengo profondo.
Questi ragazzi sono una meraviglia! Questi ragazzi sono stati in classe con me, per un anno. Quattro anni fa. Quasi una vita fa. Ogni volta che li rivedo, mi sento felice. E fortunato. Di averli incontrati.
Grazie! A presto, spero.