di Margherita Cavallaro
I giapponesi sono famosi per il loro modo poetico di approcciare le cose con sintesi e semplicità. Basti pensare agli haiku: 3 versi nel formato 5-7-5 sillabe. Solo 17 sillabe per contenere tutto quello che un essere umano potrebbe mai esprimere. Non dovrebbe per questo sorprendere che una delle mie massime preferite viene da una delle opere di Hayao Miyazaki, che fa pronunciare a uno dei suoi protagonisti (non vi dico quale perché se non conoscete Miyazaki dovete vedere tutti i suoi film!) l’indimenticabile: “meglio maiale che fascista”. Leopardi scansati. Dante vai a coltivare pomodori nell’orto. Meglio maiale che fascista. Quattro parole che racchiudono con eleganza tutto quello che c’è da dire sull’argomento.
L’uso dei maiali nell’arte in concomitanza a temi sociali è frequente anche se conflittuale. D’altro canto il maiale è un animale intelligentissimo e buonissimo alla brace, ma anche spaventoso nella sua capacità di mangiare e digerire qualsiasi cosa. I maiali sono ottimi animali da compagnia, ma anche un’importante fonte di sostentamento per i contadini che del maiale non buttano via niente, così come un modo comodo per smaltire cadaveri per i criminali di tutto il mondo. I maiali, insomma, sono figure controverse e lo si vede benissimo nell’arte. Hayao Miyazaki, come detto sopra, fa pronunciare ad un maiale quella meravigliosa frase, Orwell li rende gli animali più uguali degli altri nella fattoria, Art Spiegelman nel suo Maus li usa come immagine dei Polacchi con il loro storico ma scomodo antisemitismo. E poi, tra tutti questi colossi di letteratura, animazione e fumetto, arriva Peppa Pig.
Come forse avrete capito sono un’amante dei cartoni animati, ma Peppa Pig è sempre stato troppo anche per me e non avendo bimbi al seguito l’unico contatto che ho mai avuto con quel cartone è stato solo attraverso “Peppa lu porcu” su YouTube (una serie di doppiaggi geniali in marchigiano zuzzu risalenti alla preistoria di otto anni fa).
Nel caso vi sia sfuggito il fatto, il responsabile della cultura di FdI Federico Mollicone (hehehe) ha fatto una sparata su Peppa Pig per via di un personaggio che vive con due mamme, una medico e una che cucina. Prima di tutto concedetemi un momento per godermi la bellezza della scena di Mollicone che segue la sua routine mattutina bevendo il suo caffelatte coi cereali guardando Peppa Pig e si strozza alla vista delle due mamme orso in 2D. Concedetemi anche un momento per apprezzare il fatto che FdI non solo apparentemente ritiene Peppa Pig cultura, ma l’ha anche messa in cima alle sue priorità culturali.
Veniamo ora al centro dell’accusa di indottrinamento gender (comunque due parole messe insieme a caso di cui evidentemente nemmeno loro sanno in significato singolo, figuriamoci in combinazione). Prima di tutto vorrei ricordare che, storicamente, generazioni di bambini sono stati cresciuti da sole donne. Basti pensare ai bambini nati mentre i padri sono in guerra, o quando i padri muoiono mentre i bambini sono molto piccoli, o lavorano all’estero e possono solo mandare soldi in patria per la famiglia, o scappano in località esotiche con un nuovo paio di tette, o svaniscono all’annuncio della gravidanza, o quando i bambini erano lasciati nei collegi a tempo pieno con le suore o, se femmine, venivano lasciate in fasce nei conventi (e se maschi ai frati).
La lista ovviamente potrebbe andare avanti e secondo la tesi di Mollicone a quest’ora dovremmo essere tutti ormai degli alieni senza genere pansessuali come gli angeli della Bibbia, mentre la sua stessa esistenza confuta la sua tesi.
L’altra cosa che vorrei ricordare è che milioni di bambini (che ora sono adulti sia LGBT che cis etero) sono cresciuti tra gli anni 80 e 90 guardando su Mediaset cartoni che rappresentavano tra le altre cose: due fratelli che si innamorano di una ragazza appena pubescente cresciuta come loro sorella fin da quando era in fasce, la quale per altro non sapeva di essere adottata (Georgie); una bambina cresciuta in un collegio tra gli abusi a spese di un misterioso uomo benefattore che poi la va a prendere al termine della scuola e se la sposa con promesse di una vita migliore (Papà Gambalunga); un uomo adulto che ufficiosamente adotta una bambina che avrà sì e no otto anni per poi sposarsela appena diventa grande abbastanza (Il mistero della pietra azzurra); una ragazza cresciuta come un maschio che viene quasi stuprata dal suo amico d’infanzia finché lei non finisce per ricambiare il suo “amore” (Lady Oscar). A sentire questa gente dovremmo essere tutti diventati pedofili (e possibilmente incestuosi), ma dato che ex Premier si comportavano essi stessi in quel modo, evidentemente va tutto bene, questi sono i sani valori di una volta.
Riassumendo: per Mollicone e il suo partito va bene se un uomo adulto si sposa una ragazzina adolescente o se gli uomini fanno quello che vogliono con le donne finché gli aggrada, ma due orsi femmine rispettabili che crescono un orsetto con amore no.
Quindi che conclusione trarne? Meglio Peppa Pig che fascista.