di Vittoria Mozzoni

Caro candidato, cara candidata,
Le elezioni politiche del 25 settembre sono ormai ad un passo da noi e, nel vivo del periodo elettorale, molteplici promesse e dichiarazioni vengono fatte quotidianamente. I programmi dei vari partiti mostrano interessi eterogenei, in linea con le rispettive ideologie e priorità, e ognuno di essi costituisce una potenziale descrizione del nostro futuro Paese.

Cosciente dell’entità di questo momento così delicato e cruciale, come volontaria di The ONE Campaign auspico un impegno ambizioso e consistente nella lotta alla povertà estrema e alle disuguaglianze, cosicché ognuno, ovunque, possa vivere una vita di dignità e pari opportunità. Nobody’s free until everybody’s free, disse una volta Fannie Lou Hamer, tra le figure chiave del movimento per i diritti civili; poche semplici parole, nonché la chiave di volta di un modo di pensare rivoluzionario, il quale però non sembra essere particolarmente diffuso tra i leader decisionali del nostro presente.

Da giovane attivista, osservo la realtà circostante e noto un mondo fragile, incautamente costruito su fondamenta fatte di disparità, guidato in larga parte da indifferenza e avidità. La possibilità di condurre un’esistenza libera è ancora oggi una questione di fortuna, una vera e propria roulette russa a cui nessuno può sottrarsi: il luogo di nascita di un individuo ne determina se e come vivrà. Un intervento tempestivo si rende quindi imprescindibile, al fine di evitare l’incombere di un collasso irreversibile su scala globale poiché, per quanto si cerchi di negarne l’evidenza, non siamo entità a sé stanti, ma parti di uno stesso organismo.

Viene quindi spontaneo chiedersi: quali particolari azioni necessitano di essere attuate per poter combattere e debellare le ineguaglianze?
Ciò che mi auguro è un’Italia pronta a farsi carico di impegni concreti, volti specialmente a sostenere una ripresa economica giusta ed inclusiva, rafforzare la salute globale e contrastare la crisi climatica. A prima vista problematiche sconnesse tra loro, ma in realtà intersezionali, che si esacerbano l’un l’altra, causando enormi conseguenze sociali, umanitarie ed economiche.

Se nel 2018 ben 659 milioni di persone vivevano ancora sotto la soglia della povertà estrema, si stima che fino a 95 milioni di persone in più siano state spinte in questa condizione come conseguenza della pandemia, del conflitto in Ucraina e dell’insicurezza alimentare. Nel frattempo, la lotta contro malattie prevenibili quali Aids, tubercolosi e malaria ha subito una battuta d’arresto per la prima volta in 20 anni, mettendo a repentaglio la salute di milioni di persone nei paesi più vulnerabili.

Alla luce di ciò il nostro Paese non può fare finta di niente: bisogna agire, subito, tendendo la mano a quei paesi, in particolare in Africa, più colpiti dagli impatti economici delle crisi degli ultimi due anni, ma che dispongono di minori capacità e risorse per rispondere ad esse. Il mancato accesso a finanziamenti adeguati sta infatti soffocando la ripresa di intere economie e società, restringendo sempre di più le possibilità di investire le risorse necessarie in settori vitali come sanità o istruzione.

In concreto, il nuovo governo dovrebbe cominciare con il dedicarsi all’aumento dei fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo, onorando un impegno prefissatosi già a partire dagli ormai lontani anni 70. Nel 2020, solo lo 0,22% del Reddito Nazionale Lordo è stato destinato a programmi di cooperazione internazionale, una quota piuttosto lontana dall’obiettivo dello 0,70% e sette volte inferiore a quello che, ad oggi, il nostro paese destina alle spese militari (1,54%).

L’attuale contesto storico rende ancora più necessario un impegno concreto: dall’emergenza Covid-19 al conflitto ucraino, le sfide del momento vanno sempre più amplificandosi e aggravandosi.

È di assoluta crucialità che il futuro esecutivo agisca nell’ottica di porre fine alle disuguaglianze una volta per tutte. Come indica lo slogan della nostra campagna, “Mannaggia la miseria”, è arrivato davvero il momento di supportare le economie più vulnerabili attraverso la redistribuzione di risorse economiche come i Diritti Speciali di Prelievo del FMI; di sostenere la salute globale con impegni volti a garantire che cure e trattamenti siano resi disponibili a tutti e tutte, ovunque; e di contrastare la crisi climatica prima che le sue conseguenze siano del tutto irreversibili.

Non possiamo permetterci di fare altrimenti. In altre parole, servirebbe che la futura classe politica agisse tenendo a mente semplici valori: solidarietà, lungimiranza, giustizia. Come giovane, sento la necessità di sottolineare nuovamente l’estrema importanza della lotta alla povertà estrema e alle disuguaglianze, in cui identifico la cura più efficace alle gravi ferite che dilaniano il nostro presente.

Il modo in cui agiamo oggi, modella il nostro futuro: non facciamo l’errore di arrivare troppo tardi. Siamo ancora in tempo per salire sul treno, ma forse potrebbe essere l’ultima occasione.

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