“Io non ho mai dichiarato che avevamo un’alleanza strutturale con il Pd, ho sempre detto ‘è un dialogo, un dialogo già sperimentato con un’agenda molto progressista e avanzata’”. Sono le parole di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, dal palco della Festa del Fatto Quotidiano, dove è intervenuto insieme all’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, per dialogare con Peter Gomez e Antonio Padellaro sul tema “Cosa vogliono i 5 stelle” (rivedi il dibattito).
“C’è sempre stata la consapevolezza da parte mia che questo dialogo poteva funzionare nel rispetto della pari dignità e dell’autonomia, perché è chiaro che quando ti avvicini a una forza politica come il Pd che per vocazione un po’ naturale, a torto o a ragione, ritiene di avere il monopolio dell’interpretazione della proposta progressista, che dice “la sinistra c’est moi“, è chiaro che una forza come il Movimento 5 stelle, che ha una forte identità non può mai accettare la logica succedanea, ancillare”, ha spiegato ancora Conte che, successivamente, è tornato sull’argomento, parlando del progressismo dem.
“Quasi si offendono e si ingelosiscono perché dicono ‘i progressisti siamo noi'”, ha continuato, ma “io penso ‘progressista è chi progressista fa’“. Secondo Conte è “arrogante” dire “votate noi perché noi perché noi siamo la sinistra gli altri sono usurpatori, ma io non ho fatto la Fornero o il Jobs act…”.
“Io ho tenuto testa e mi sono preso insulti perché ho chiesto a Draghi, osannato da tutto il mondo e in Italia ancor di più, mettiamoci a un tavolo, qui la situazione è tragica. Per far questo mi son preso insulti, dov’era il Pd?”, ha concluso