A scuola senza mascherina, per la prima volta dopo due anni. È la grande novità dell’anno scolastico 2022/2023 che sarà inaugurato per l’ultima volta dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Tornano in aula 2.690.202 alunni in Piemonte, Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Basilicata. Entro lunedì prossimo anche gli altri 4.886.038 di studenti saranno dietro i banchi. I primi a partire sono stati i piccoli dell’infanzia del Trentino mentre gli ultimi a metter piede in aula saranno gli studenti della Sicilia e della Valle d’Aosta, la cui data segnata in rosso sul calendario è il 19. In settimana finiranno le vacanze anche per i ragazzi campani (il 13) e per i “colleghi” di Liguria, Marche, Umbria, Molise, Puglia, Calabria e Sardegna che il 14 rivedranno maestri e professori. Il 15, invece, sarà la volta di emiliani, toscani e laziali. Un avvio d’anno diverso perché l’intenzione del governo – come scritto nel vademecum trasmesso ai dirigenti scolastici da viale Trastevere – è quello di garantire la frequenza in presenza e prevedere il minimo impatto delle misure di mitigazione sulle attività scolastiche. Una partenza con l’annuncio del ministro – fatto anche a Radio24 venerdì scorso – che “allo stato attuale cominceremo un anno scolastico in cui non mancano i docenti” smentito dalle organizzazioni sindacali che parlano di 50mila supplenti in parte ancora da nominare a causa di ritardi degli uffici scolastici territoriali, di errori dell’algoritmo, di graduatorie terminate. Ma andiamo per punti.

I numeri
L’anno scolastico che si apre oggi vede protagonisti 7.576.240 alunni divisi in 366.310 classi. La maggior parte dei ragazzi sono alla secondaria di secondo grado 2.729.852, segue la primaria con 2.370.989 di bambini; 1.633.878 ragazzi delle “medie” e infine all’ infanzia gli iscritti sono 841.521. Alle superiori, nei licei ci sono il 51% degli studenti; il 31,8% sono ai tecnici e solo il 17,1% ai professionali. I “primini” ai licei sono 298.490: la maggior parte siedono tra i banchi dello scientifico (74.132) e all’indirizzo di scienze applicate della stessa scuola (52.733). Seguono i 39.998 del linguistico; i 36.636 che per la prima volta vedranno il liceo di scienze umane; i 32.082 del classico; i 31.161 che hanno scelto l’artistico e per ultimi il musicale coreutico (3.767 primini) e l’ europeo/internazionale (2.220 ragazzi in prima). Ai professionali, invece, 77.786 sono i primini del nuovo ordinamento che non ha più settori e 4.543 quelli iscritti al settore “servizi” oltre ai 1043 del settore industria artigianato.

Gli alunni disabili
Più di 290mila sono gli alunni con disabilità (la maggior parte in Lombardia 50.353; Campania 31.659; Sicilia 29.744 e Lazio 29.707). La primaria è la scuola che registra il più alto numero di ragazzi certificati (110.060), 84.003 sono alle superiori, 76.475 alle medie e infine 19.551 all’infanzia. Il ministero non ha ancora annunciato i numeri ufficiali dei docenti specializzati sul sostegno che saranno in aula ma Ernesto Ciriaci, presidente del movimento insegnanti di sostegno specializzati è già in grado di fare un bilancio: “Il male della ‘supplentite’ sul sostegno purtroppo è ancora ben lontano dall’essere sconfitto. Basti pensare che ancora in questi giorni in diverse parti d’Italia devono essere convocati migliaia di supplenti sul sostegno da graduatorie incrociate. Parliamo di circa 7mila cattedre in deroga ossia a supplenza che ovviamente non garantiscono la tanto desiderata continuità didattica. Occorre snellire le troppo lente procedure burocratiche relative al concorso sul sostegno e incrementare i posti in formazione per i prossimi Tfa di sostegno”. Nell’ultimo concorso sono rimasti scoperte, non andando a ruolo per mancanza di candidati, 5.389 posti sul sostegno. Lo sa bene il Coordinamento degli insegnanti specializzati che, contattato dal Ilfattoquotidiano.it, parla di “un’Italia a doppia velocità, in cui gli alunni restano senza supporto, soprattutto al Nord, e le università sfornano specializzati dove già le graduatorie sono piene. Peggio ancora, il ministero ogni anno assume in deroga oltre il 60% del personale necessario, dimenticando sistematicamente il diritto dei disabili all’instaurare un percorso di formazione unitario e strutturato, in cui il rapporto diadico tra discente e docente è il cardine fondamentale di ogni successo”.

Assunzioni
“Allo stato attuale noi ripartiamo con un anno scolastico a cui non mancano i docenti. Stiamo facendo la verifica con tutti gli uffici scolastici regionali, noi abbiamo anticipato moltissimo tutte le procedure, sia di chiamate in ruolo che quelli aggiuntivi”. Questo è stato ed è il mantra del ministro Bianchi in queste ore. Parole smentite dalle organizzazioni sindacali: non ce n’è una che sia d’accordo con il professore ferrarese. A replicare al ministro è la segretaria della Cisl Scuola Ivana Barbacci: “Alla vigilia dell’inizio delle lezioni la copertura delle nomine in ruolo dei docenti dalle graduatorie dei concorsi ordinarie non ha dato frutti come il ministero avrebbe sperato – spiega al Fatto.it – Su 94mila posti autorizzati ce ne risultano coperti a mala pena il 40% dunque ci ritroveremo anche quest’anno a dover ricorrere a circa 50mila supplenze di durata fino al 31 agosto e almeno 150mila di durata fino al 30 giugno che sono un dato ormai storico. Al di là dei buoni propositi, per l’ennesima volta il ministero non ha centrato l’obiettivo di una ripresa delle lezioni con personale stabile”. Dati confermati dal collega Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “Non ci sono gli insegnanti di sostegno: uno su due manca; 91mila sono precari su posti in deroga; non ci sono 20mila docenti che hanno partecipato all’ultimo concorso straordinario e sono stati esclusi dalle graduatorie finali per l’assenza di posti autorizzati; non ci saranno i 40mila dell’organico Covid che ha fatto funzionare le attività negli ultimi due anni”. Ma non solo. Preso atto che la supplentite non è finita, in molte città, le classi saranno vuote perché le procedure degli uffici si sono arenate. A Prato, ad esempio, durante l’assegnazione delle cattedre annuali i lavori sono stati interrotti per un problema legato all’algoritmo; a Roma mancano dai quindici ai venti docenti per istituto e molte scuole hanno già previsto l’orario ridotto; a Napoli si partirà con 2mila insegnanti che mancano.

Regole Covid
La prima cosa che va detta è che la mascherina non sarà più obbligatoria. Solo alla primaria e alle secondarie per gli alunni con fragilità è opportuno prevedere l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie e valutare strategie personalizzate in base al profilo di rischio. All’ingresso della scuola non si misurerà più la febbre ma la permanenza a scuola degli alunni non è consentita con la temperatura oltre i 37,5° e sintomi simili al Covid. Vale ancora la regola di aprire le finestre. Le persone risultate positive al test diagnostico per Sars-CoV-2 sono sottoposte alla misura dell’isolamento. Per il rientro a scuola è necessario l’esito negativo del test (molecolare o antigenico) al termine dell’isolamento. Altra novità: come previsto dal decreto dello scorso 26 luglio, “il dirigente scolastico deve richiedere alle autorità competenti (Dipartimenti di prevenzione delle Asl e Arpa) di effettuare le attività preliminari di monitoraggio della qualità dell’aria e di individuazione delle soluzioni più efficaci da adottare in conformità con le presenti linee guida. Sulla base degli esiti della predetta attività il dirigente scolastico richiede all’ente proprietario dell’edificio di attivarsi per porre in essere gli interventi necessari, secondo quanto previsto dalla normativa vigente”. Addio invece alla didattica digitale integrata: da ora in poi nessun genitore la potrà richiedere.

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