L’Italvolley maschile è campione del mondo dopo 24 anni. Gli azzurri hanno sconfitto la Polonia per 3-1 dopo un match iniziato in salita, a causa di un primo set lasciato nelle mani dei padroni di casa dopo aver costruito il vantaggio fino al 21-17. Poi è stato sostanzialmente dominio sotto la spinta di Simone Giannelli, Yuri Romanò e Daniele Lavia. Un trio delle meraviglie giostrato alla perfezione di Fefè De Giorgi, vero artefice della rinascita italiana dopo la delusione delle Olimpiadi. Il commissario tecnico salentino, che di Mondiali ne aveva vinti 3 in campo con la “generazione dei fenomeni” negli Anni Novanta, ha ricostruito tutto in un anno, portando la Nazionale maschile a vincere l’Europeo a settembre 2021 e adesso a issare il tricolore sul tetto del mondo. Un’impresa iniziata con la vittoria nei quarti contro la Francia, campione olimpica, quindi il remake della finale continentale del 2021 contro la Slovenia per arrivare a giocarsi l’oro e adesso il 3-1 netto alla Polonia, che aveva conquistato le ultime due edizioni e puntava al triplete riuscito solo agli azzurri e al Brasile. Invece dominio interrotto e l’Italvolley porta a casa per la quarta volta il titolo mondiale, diventando la seconda nazionale più vincente nella storia della pallavolo maschile.

Il primo set vola via punto a punto, prima dello strappo per Italia sul 21-17. Solo che la Polonia ha energie da vendere e gli azzurri tremano: un paio di errori grossolani concedono un break di 4-0 che rimescola tutto. Kurek sfonda il muro per il 23-22, l’Italia fatica a difendere e i bi-campioni del mondo salgono 1-0 chiudendo il set con una difesa a muro su Giannelli. Sull’onda emotiva della rimonta, la Polonia scappa 4-1: l’Italvolley fa acqua a muro, i padroni di casa sporcano tutto. Ci vogliono Romanò e Lavia per riprendere la Polonia, che sale di nuovo 16-13 con sicurezza sotto la spinta dei 12mila di Katowice. De Giorgi chiama time out e chiede ai suoi qualità in ogni fase del gioco. Una svolta: in uscita dal minuto, Giannelli ricuce e Lavia soprassa. Un errore in attacco della Polonia vale il 22-20, quindi Alessandro Michieletto a muro per il 23-20. Balaso fa i numeri in ricezione e regala un attacco in più agli azzurri con Lavia che mette a terra per il set point. Anzani chiude subito la pratica per l’1-1.

Adesso è un’altra Italia. Si gioca senza strappi fino al 10-10. Poi Michieletto allarga sul 14-12 e Russo-Anzani costruiscono il 19-15. Gli azzurri si gasano: Lavia per il 20-15 che diventa presto 23-16. Un muro di Formal su Romanò interrompe la striscia, ma Michieletto va sopra il muro polacco per conquistare 7 set-point. Il secondo è quello buono: 2-1 e l’Italia torna in campo per riprendersi il Mondiale. Ora la Polonia ha un’altra faccia, meno sicura. Mentre l’Italia si ritrova, anche a muro con Giannelli (5-4). Con un colpo di fortuna Russo firma il +2 (8-6). Qualcosa che apre una crepa nei biancorossi: un errore in attacco e un gran punto di Giannelli valgono il 10-6. Anzani a muro da solo allarga ancora sul 12-7. Formal non si arrende e la Polonia ricuce fino al 13-10. Giannelli e Romanò sono in controllo totale, come due veterani, quindi Russo firma il 16-11 a muro tenendo a distanza gli avversari. Bieniek dal servizio accorcia 16-13 e De Giorgi capisce il momento. Time out: “Sapete cosa avete da fare, senza fretta. Questo è un set in cui c’è da pensare un punto alla volta”, dice il ct ai suoi.

Un’infusione di calma. Come il pallonetto di Giannelli che brucia il muro per il 19-14. Formal non vuole alzare bandiera bianca e piazza l’ace del -3 (19-16) costringendo De Giorgi a un nuovo time out. Ripete ai suoi di star calmi e Anzani risponde presente: Italia a quota 20 con 4 punti di vantaggio. Un errore di Bieniek a muro vale il -4 dall’oro e Kurek ci regala il 22esimo mandando una battuta in rete. E ancora Bienek sbaglia per il 23-18 azzurro. Pinali pesta la riga in battuta (23-19) ma Semeniuk restituisce il favore. Il primo match point se ne va con una battuta fuori di Romanò. Ma sbagliano anche i polacchi. E può esplodere una festa attesa per quasi un quarto di secolo, che ha il profumo di un inizio più che della chiusura di un cerchio. Perché l’Italia è giovane, ma gioca da veterana. Guardando lontano, fino a Parigi 2024.

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