È l’inizio di un capitolo nuovo per il tennis. Carlos Alcaraz vince gli Us Open, primo titolo dello Slam nella sua carriera, ed è il nuovo numero 1 al mondo. Lo spagnolo ha battuto il norvegese Casper Ruud per 6-4 2-6 7-6 6-3, al termine di una sfida combattuta punto su punto. L’ultimo teenager capace di vincere un Major era stato Rafael Nadal al Roland Garros 2005. Un successo storico quello ottenuto a Flushing Meadows: con i suoi 19 anni e 4 mesi, infatti, Alcaraz diventa anche il più giovane numero 1 nella storia del tennis. Il precedente record era datato 2001, quando l’australiano Leyton Hewitt riuscì a issarsi in vetta alla classifica all’età di 20 anni e 8 mesi. Per il nativo di El Palmar si tratta del sesto titolo in carriera, il quinto in questa stagione dopo i 500 di Rio de Janeiro e Barcellona e i Masters 1000 di Miami e Madrid. A Ruud rimane la consolazione di aver raggiunto il suo nuovo best ranking al numero 2 e la sensazione di essere sempre più vicino a un’affermazione Major. E non necessariamente sulla terra, superficie preferita dal norvegese.

Sebastian Baez (7-5 7-5 2-0), Federico Coria (6-2 6-1 7-5), Jenson Brooksby (6-3 6-3 6-3), Marin Cilic (6-4 3-6 6-4 4-6 6-3), Jannik Sinner (6-3 6-7 6-7 7-5 6-3) e Francis Tiafoe (6-7 6-3 6-1 6-7 6-3): è stato un percorso insidioso quello di Alcaraz, affrontato con il piglio del favorito assoluto del torneo e dopo aver vinto tre partite consecutive al quinto set. Segno di una condizione fisica e di una tenuta psicologica davvero da fenomeno del gioco. Due doti venute fuori anche nell’atto finale. Soprattutto nel terzo set, quando l’inerzia del match pareva essere passata dalla parte di Ruud. Lo spagnolo si è anche trovato a dover annullare due set-point sul 6-5, prima di dominare il tie-break per sette punti a uno. È lo spartiacque della partita. Il momento in cui tutti, all’interno dell’Arthur Ashe, si rendono conto che non ci sarà un altro quinto set. Una convinzione generale che diventa certezza allo scoccare delle 3 ore e 20 minuti di gioco, vedendo Alcaraz gettarsi a terra con le mani sul volto subito dopo aver piazzato un ace esterno.

Questo successo può costituire un punto di svolta per andare oltre Djokovic, Nadal e Federer? Una domanda più volte avanzata negli ultimi anni – in particolare dopo i titoli newyorkesi di Dominic Thiem (2020) e Daniil Medvedev (2021) -, per poi essere puntualmente rimandata al mittente dai Big Three. La vittoria di Alcaraz in questa edizione degli Us Open però racchiude qualcosa di diverso rispetto ai casi passati. E questo perché, semplicemente, lo spagnolo è un giocatore differente. Di un’altra categoria rispetto ai vari Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas o Matteo Berrettini. Una superiorità tale da rendere quasi ininfluente nell’immaginario collettivo il fatto che a New York quest’anno mancasse Djokovic (causa divieto di entrare negli Stati Uniti in quanto non vaccinato contro il Covid-19) o che Nadal (eliminato negli ottavi da Tiafoe) fosse lontanissimo dalla sua forma migliore. Nonostante la giovanissima età, Alcaraz possiede una completezza tecnica inusuale e una capacità di leggere i momenti clou di un match da giocatore consumato, trovando il modo di far girare una sfida a proprio favore. Non è un caso che sia già riuscito a battere sia il serbo che il maiorchino nell’arco di questo 2022. Ed è per questi motivi che il primo titolo Slam di Alcaraz e la contemporanea conquista della vetta della classifica rappresentano un punto di forte rottura con il passato. Un messaggio chiaro quanto inequivocabile per tutto il circuito: una nuova era tennistica sta per avere inizio.

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