“Il Var non aveva a disposizione l’immagine con Candreva”. C’è un giallo intorno al gol di Milik contro la Salernitana, annullato per un fuorigioco che non era attivo e non era nemmeno fuorigioco, come si è scoperto poi nel dopopartita. Per molti è già l’errore più grave da quando esiste il Var. Uno svarione che mina la credibilità della Serie A. Gli arbitri italiani non ci stanno a prendersi la colpa del disastro e provano a lavarsene le mani. Lo fanno con un comunicato ufficiale, in cui spiegano che l’immagine decisiva non era disponibile in sala Var. Come a dire: l’arbitro stavolta non c’entra nulla. Sarebbe il primo caso in cui in effetti la responsabilità è della tecnologia, non di chi la usa. Ma non è vero: ilFattoquotidiano.it può dimostrare perché grazie alla foto che segue.
“L’organo tecnico della Can ha visionato le immagini messe a disposizione del Var e dell’Avar per la gara in oggetto non riscontrando alcuna corrispondenza con il video in questione. L’organo tecnico della Can ha anche chiesto espressamente alla società che fornisce il servizio tecnologico per la Var se la camera in questione, definita tattica, fosse a disposizione degli addetti al Var per la gara disputata allo Juventus Stadium. La risposta che veniva fornita è che la camera non era a disposizione del Var e pertanto non era fruibile dagli arbitri. Con questo precisato, siamo convinti di aver fatto chiarezza sull’episodio occorso”. Questo il comunicato diffuso dall’Associazione Italiana Arbitri all’indomani di Juventus-Salernitana. Per capire perché l’Aia stia dicendo solo una mezza verità, o forse proprio una bugia, bisogna ricostruire come funziona esattamente il Var e cosa è successo ieri.
Sul campo durante una partita sono in funzione da 12 a 18 telecamere, a seconda degli stadi e dell’importanza del match. Non tutte però sono a disposizione del Var e soprattutto per la casistica del fuorigioco. Ad esempio, l’immagine incriminata dall’alto di cui tanto si parla viene dalla cosiddetta telecamera “tattica” che non fa parte della produzione, non serve alla trasmissione del match in tv ma ad elaborare i dati posizionali e il tracking dei giocatori che confluiscono nei report statistici. Una camera di servizio, insomma, che non viene fornita al Var. Invece solo 5 camere vengono utilizzate per tracciare le linee in caso di off-side: quella centrale, le due ai 16 metri e le due sulle linee di porta. In effetti, Candreva si trovava al di fuori di queste inquadrature e dunque quando il software ha tirato automaticamente le linee non lo ha considerato, fornendo un fotogramma errato e fuorviante. Messa così, pare proprio un bug del sistema che ha indotto in errore il Var Banti e il povero Marcenaro.
Quello che però l’Aia non dice è che la squadra arbitrale aveva comunque tutti gli strumenti per accorgersi di Candreva. Forse non aveva la possibilità di accedere in tempo reale alla camera tattica, ma poteva sfruttarne altre: ad esempio, IlFatto.it può confermare che era nella disponibilità immediata del Var l’immagine bassa da bordo campo che pure mostra il calciatore della Salernitana ed è circolata ampiamente nelle ultime ore. Riprese non utilizzabili per tracciare le linee (per quello come detto servono solo le 5 camere ufficiali), ma sufficienti almeno a segnalare la presenza del giocatore e riflettere sulla scelta da prendere. In sala c’erano quattro persone (il Var Banti, l’Avar Meli e i due tecnici), tutti perfettamente al corrente dei limiti nelle inquadrature del fuorigioco, per non parlare del guardalinee e dello stesso arbitro sul campo: in caso di fuorigioco su calcio d’angolo, seguire la posizione del giocatore che batte e di quello che si oppone al cross è l’abc della direzione arbitrale. L’errore umano era e resta clamoroso. La toppa non è peggiore del buco, solo perché il buco è un disastro.