Nominato 9 anni fa giudice costituzionale dal presidente Napolitano e a gennaio di quest’anno eletto all’unanimità, il mandato dell'ex premier e ministro scadrà tra una decina di giorni
Saluto in diretta streaming. Martedì 13 settembre alla Corte costituzionale il presidente Giuliano Amato parteciperà alla sua ultima udienza pubblica. Nominato 9 anni fa giudice costituzionale dal presidente Napolitano e a gennaio di quest’anno eletto all’unanimità, il mandato dell’ex premier e ministro scadrà tra una decina di giorni. Un addio alla Consulta che ha anche il sapore di un congedo dall’impegno pubblico, 40 anni di esperienze di primo piano a cavallo tra politica e istituzioni, tra cui anche l’Antitrust. Una carriera pubblica che si conclude a 84 anni. Professore emerito di diritto Pubblico comparato, Amato ha esordito in politica nel 1983. Deputato per 13 anni, prima con i Socialisti e poi con l’Ulivo, senatore per cinque, il suo giudizio sulla politica di oggi è molto critico: per come è ora “non è attrezzata per il compito immane che abbiamo davanti”, la sua “fragilità strutturale la porta a seguire e non a guidare” gli umori degli elettori, ha osservato intervenendo ad agosto al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.
Alla Consulta i suoi 8 mesi di presidenza hanno lasciato il segno, anche nello stile impresso. A febbraio la scelta di convocare una conferenza stampa per spiegare le ragioni della bocciatura da parte della Corte di alcuni dei referendum promossi da Radicali e Lega e dall’Associazione Coscioni .Una decisione che suscitò anche polemiche ma che lui ha difeso sino in fondo nel nome della trasparenza. Da lui è arrivata anche la spinta a cambiare le regole dei giudizi davanti alla Corte, introducendo tempi contingentati per tutti e un confronto diretto tra i giudici e gli avvocati. La poltrona della presidenza vede i tre vicepresidenti scelti da Amato, i professori Silvana Sciarra, Daria de Pretis e Nicolò Zanon, in pole position. A rendere il quadro complicato è il fatto che stavolta non è dirimente il criterio dell’anzianità, sinora sempre seguito per la scelta del presidente, visto che tutti e tre i candidati hanno giurato nello stesso momento, l’11 novembre 2014.