La morte della Regina Elisabetta II avvenuta l’8 settembre scorso, ha sancito la fine di un simbolo che ha caratterizzato tutto il XX secolo e un passaggio chiave verso un futuro che appare sempre più incerto, da qualsiasi punto lo si guardi.
Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di condoglianze alla famiglia reale, riunita nel castello scozzese di Balmoral dove è morta la Regina. Tra questi messaggi non sono mancati quelli dei paesi latinoamericani che in quest’occasione, nonostante le già note differenze di segno politico, si sono uniti in un coro di condoglianze e in un abbraccio simbolico al popolo britannico.
I presidenti (o in alcuni i casi i Ministeri degli Esteri) di Brasile, Cuba, Venezuela, Messico, Argentina, Rep. Dominicana, Perù, Guatemala, Cile e Ecuador sono stati tra i primi a manifestare sui loro account social ufficiali un sentimento di dolore e vicinanza alla famiglia reale. Nel caso del Brasile anche Lula, ex presidente e candidato presidenziale alle prossime elezioni di ottobre ha consegnato alla rete un messaggio di cordoglio.
Ma qual è stata la relazione di Elisabetta II in questi 70 anni regno con America Latina? Diverse sono state le visite della monarca in America Latina e la prima avvenne nel 1953 a Panama, quando Elisabetta II fu ricevuta dall’allora presidente José Antonio Remón Cantera. Nel 1968 fece rotta verso il Brasile dove fu ricevuta dal presidente (de facto) brasiliano Artur da Costa e Silva (e dove conobbe Pelé) e successivamente si recò in Cile, dove venne accolta da Eduardo Frei Montalva.
In Messico la Regina viaggiò ben due volte, ricevuta nel 1975 da Luis Echeverria Álvarez e nel 1983 da Miguel de la Madrid. Nel 1992 incontrò per caso il comandante della rivoluzione cubana, Fidel Castro, nell’expo di Siviglia e fu poi lei a ricevere nel palazzo di Buckingham il presidente argentino Carlos Menem (nel 1998) e il cileno Sebastian Piñera nel 2010. Nel G20 del 2009 a Londra, Elisabetta II incontrò anche Lula (Brasile) Cristina Kirchner (Argentina) e Felipe Calderón (Messico) che avevano viaggiato nella capitale britannica per i lavori del vertice. Infine nel 2022 sono state due le carte ufficiali inviate oltreoceano per congratularsi con i nuovi presidenti di Costa Rica e Colombia: Rodrigo Cháves e Gustavo Petro.
In 70 anni di regno la Regina Elisabetta II ha dunque intessuto innumerevoli relazioni diplomatiche con l’America Latina e i Caraibi ma non sono mancati i momenti di tensione, come la guerra delle Malvinas del 1982 (quando il primo ministro britannico era Margaret Thatcher) e come la questione dell’oro venezuelano depositato in Regno Unito e la cui devoluzione è stata negata al regime di Maduro (il Regno Unito riconosce Juan Guaidó come vero presidente del Venezuela).
L’eredità che Elizabeth Alexandra Mary Windsor (il nome completo di Elisabetta II) lascia a suo figlio, proclamato il 10 settembre come Re Carlo III del Regno Unito e Irlanda del Nord ha però diversi punti di complessità, anche nel continente americano. Se pensiamo al Commonwealth (organizzazione intergovernativa di 56 Stati indipendenti che riunisce quasi due miliardi di persone) del quale la Regina Elisabetta II era il riferimento istituzionale apicale, scopriamo che sono molti i territori americani che fanno parte di quest’organizzazione: una istituzione che di fatto è la versione “2.0” del vecchio impero britannico. Il più noto e importante in termini geopolitici è sicuramente il Canada ma se scendiamo verso i Caraibi vediamo che anche Antigua e Barbuda, Barbados, Bahamas, Belize, Granada, Giamaica, San Cristóbal e Nieves, Santa Lucia e San Vicente e las Granadinas fanno parte del Commonwealth. A questi vanno aggiunti quelli che sono considerati territori britanni ultramarini come le isole Malvinas (Falklands per gli inglesi), Anguilla, Bermuda, Isole Vergini Britanniche, Isole Cayman, Montserrat e le Isole Turks e Caicos.
Questi territori o colonie in larga maggioranza hanno ottenuto la loro indipendenza dal dominio britannico durante il periodo della decolonizzazione (dopo la seconda guerra mondiale) ma in molti casi hanno mantenuto Elisabetta II come regina (in 15 di questi stati o territori) o come capo di Stato. Oggi tutto questo “fardello” passa a Carlo III che non può certo contare con la credibilità e legittimità della madre, elemento che secondo molti potrebbe mettere a rischio l’integrità nel prossimo futuro del Commonwealth.