Volano coltelli tra Gabriele Muccino e Annamaria Bernardini de Pace. Il regista si inserisce nel dibattito delle ultime ore, quello sull’intervista rilasciata da Francesco Totti al Corriere della Sera a proposito della fine del matrimonio con Ilary Blasi, e ricorda quel che ha passato lui stesso anni fa nel momento in cui si stava separando dalla ex moglie Elena Majoni. Un intervento giustificato dal fatto che ad assistere Totti è la stessa donna che aveva seguito la Majoni nel divorzio da Muccino.
Commentando il post di Selvaggia Lucarelli, che ha definito “rancorosa, indiscreta, volgare” l’intervista dell’ex calciatore “evidentemente concordata con chi lo sta affiancando nella sua battaglia legale”, Gabriele Muccino riapre la propria ferita personale. “Il legale di Totti io l’ho conosciuto bene. L’ho avuta come controparte in un divorzio orribile che ha rovinato un figlio e seminato veleno per 5 anni. Veleno che è rimasto radioattivo con strascichi mai più sanati”. Il regista non fa sconti alla de Pace, della quale contesta la strategia usata in tribunale: “Un divorzio cadenzato da illazioni pericolose puntualmente riprese da ‘Chi‘, un divorzio portato avanti a forza di denunce penali totalmente pretestuose e inventate: 8 in tutto. Tutte archiviate senza fatica” spiega. Dopo la lunga e feroce battaglia, però, restano sul campo i resti ormai irriconoscibili di quello che un tempo era stato amore. “Né vincitori né vinti” viene da osservare, prendendo in prestito un famoso verso de La notte di Arisa. A farne le spese sarebbero stati i figli. “Erano fumo, erano latrare di cani, armi per spaventarmi” continua ancora Muccino, “erano la tattica e la strategia che questa nota avvocatessa romana adotta schiacciando vite di persone che si sono amate come fossero noci. I figli? Traumatizzati a vita”.
La reazione di Annamaria Bernardini de Pace allo sfogo del regista non si è fatta attendere. Come riporta Repubblica, infatti, l’avvocato ha commentato: “Le offese che derivano da persone che non valgono non valgono niente”. Che a ben vedere è la versione aggiornata dell’iconico “Quando la persona è niente, l’offesa è zero” di Anna Tatangelo.