Ci sono due modi di affrontare un episodio come quello capitato ieri sera all’ultimo minuto di Juventus-Salernitana: buttarla in caciara o provare a fare ordine per capire davvero cosa è successo e se errori di questo tipo potranno essere evitati in futuro. Personalmente scelgo sempre il secondo approccio, ma andiamo per ordine e analizziamo l’episodio da più punti di vista.
Non si tratta di errore tecnico
Ascoltando le trasmissioni televisive di domenica sera, mi sono imbattuto più volte in questo concetto, errato. Sbagliata è anche la spiegazione che è stata data da alcune tv, su tutte il Club: “Non si tratta di errore tecnico perché viene commesso dal Var e non dall’arbitro”. Niente di vero in questa affermazione. In passato, anche quando il Var non esisteva sono stati annullati gol regolari (l’elenco sarebbe lunghissimo) o viceversa assegnate reti segnate in fuorigioco. Non è su questo episodio che si configura l’errore tecnico, quello che decreta la ripetizione della partita. Accade quando la regola viene palesemente applicata in modo errato o quando le decisioni sono antitetiche rispetto alla lettera del regolamento: il caso più clamoroso – per citare un esempio – è il rigore calciato sul palo e ripreso dallo stesso giocatore che trasforma (non potrebbe, è come se avesse toccato il pallone due volte quindi si riprende con un calcio di punizione indiretto). In quel caso si tratta di errore tecnico e si può chiedere la ripetizione della gara. In questo, no.
Candreva che spunta dal basso
L’immagine che cambia tutta la percezione dell’episodio spunta poco più tardi rispetto alla conclusione della gara. Noi spettatori, sottolineo noi spettatori perché nessuno di noi sa cosa accade in sala Var, non abbiamo visto in diretta l’immagine a tutto campo con Candreva che sembra tenere in gioco tutti, Bonucci compreso. Va da sé che se il Var non ha visto questo frame bisogna capirne i motivi: non avevano una immagine a tutto campo? La valutazione è stata fatta troppo in fretta? C’è stata una mancanza di comunicazione tra la terna e il Var? Credo si sia parlato poco dell’importanza dell’assistente. Nell’era del Var e del fuorigioco semi-automatico si sta perdendo di vista l’importanza (che c’è ancora, e da ieri andrebbe riconsiderata) del guardalinee che, in campo, aveva assegnato la rete. Una banale domanda che la squadra arbitrale, arbitro e Var, avrebbe potuto porre al collega è: con chi eri allineato tu? Chi era il penultimo secondo te? Se l’assistente avesse risposto “quello vicino alla bandierina” o “Candreva” il check seguente non ci sarebbe stato. Ricordiamo, sempre per cultura, che l’assistente deve stare in linea con il penultimo difendente. Questo è un particolare che in pochi hanno notato.
Bonucci partecipa, influisce e disturba?
Poniamo il caso che quella immagine di Candreva non ci sia e andiamo avanti nella valutazione per nostra cultura. Bonucci a quel punto si trova in posizione di fuorigioco e partecipa attivamente all’azione perché prova a colpire di testa. Non tocca però il pallone, non ne sposta la traiettoria e soprattutto non influisce sull’intervento di Sepe che non può arrivare sul colpo di testa di Milik. Non è la prima volta però che ci troviamo di fronte ad un caso del genere. Seppur con una dinamica diversa, ricorderete che nella semifinale di Coppa Italia dell’anno scorso fu annullata una rete per una ragione molto simile al Milan. Tomori, in posizione di fuorigioco non era sulla linea di visuale del portiere, ma su quella del pallone. Come Bonucci ieri. Possiamo continuare a dibattere all’infinito ma per evitare errori in futuro serve che l’IFAB – quelli che fanno le regole, non le scrive l’AIA – prenda questi episodi e li faccia diventare casistica e spieghi una volta per tutte agli arbitri di tutto il mondo, non solo a quelli italiani, se questi gol vanno annullati e convalidati. Finché non lo farà si resterà nell’interpretazione e con la convinzione che quello annullato a Bonucci (al netto della questione Candreva) è un gol regolare. Il buon senso non basta più, ci vuole una casistica precisa, a costo di vedere in corso di campionato due pesi e due misure.
L’espulsione di Milik resta
Bene chiarire che in ogni caso, il doppio giallo a Milik resta. Togliersi la maglia è codificato come “comportamento antisportivo”, quindi anche in caso di rete annullata non si torna indietro. Successe anche a Zaniolo un anno fa.
Comunicazione frettolosa e non collaborazione
La sensazione che ho avuto è che il check sia avvenuto frettolosamente rispetto ad altre questioni meno importanti di questa. Se lo paragoniamo all’episodio di Inter-Milan di Coppa Italia è durato circa 3-4 minuti in meno. Forse una rete decisiva all’ultimo minuto avrebbe meritato più tempo per la valutazione. Se il Var non ha l’immagine con Candreva fa bene a chiamare l’arbitro, ma resta il dubbio che quella immagine con un pizzico di dialogo in più potesse essere trovata. E lo stesso vale per la valutazione su Bonucci. Concludo con una mia percezione, avuta in questa giornata sicuramente poco fortunata per gli arbitri di Serie A, e non c’è da nasconderlo. Gli addetti ai lavori non hanno aiutato, per lo meno non sui campi principali. Sia a Torino che a Genova (non andiamo sugli episodi di Sampdoria-Milan che sarebbero ugualmente interessanti) ogni volta che l’arbitro è andato a vedere il Var c’è stato, per usare un eufemismo, un mercato. Non pretendo che l’arbitro debba essere aiutato, ma è evidente che strattonarlo, protestare preventivamente, accerchiarlo mentre è al monitor e vedere le due panchine in campo mentre lui decide non aiuta. E siamo solo alla sesta giornata. Non aiuta perché non mette nelle condizioni la terna di prendere la decisione corretta. Banalmente l’arbitro deve prendere provvedimenti verso i componenti delle panchine (contiamo gli espulsi di Juventus-Salernitana), verificare che non ci siano risse, isolarsi per comunicare al meglio con il Var mentre tutti rumoreggiano e concentrarsi sull’episodio. Forse sarebbe un bene fare una riflessione anche su questo, fermo restando che tutto ciò non giustifica un errore.