Desidero comunicare che la stampa ha omesso di evidenziare un provvedimento governativo di grande rilievo, e cioè il regolamento numero 133 del 1 agosto ultimo scorso del Presidente del Consiglio dei ministri, apparso sulla Gazzetta Ufficiale del 9 settembre, sulla semplificazione delle procedure per l’attuazione del golden power.
Si tratta di un regolamento che semplifica le procedure per l’esercizio, da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, del diritto di veto nei confronti dell’insediamento in Italia, o dell’acquisto da parte di Paesi extra-europei di partecipazioni azionarie in industrie strategiche italiane, nonché il potere di semplici raccomandazioni nei confronti di Paesi europei, in riferimento ai settori della difesa, dell’ordine pubblico, delle telecomunicazioni, dei trasporti, dell’agroalimentare, della salute, del sistema bancario e assicurativo.
Finalmente Draghi si è reso conto che la politica sua e dei suoi predecessori ha depauperato l’Italia di enormi fonti di produzione di ricchezza donandole agli stranieri.
A mio avviso, come sempre ho ripetuto, i rapporti economici internazionali devono riguardare soltanto alcuni settori dell’economia, tenendo presente che la nostra Costituzione (vedi art. 42 Cost.) divide i beni tra beni fuori commercio, in proprietà pubblica illimitata e demaniale del Popolo, che sono inalienabili, inusucapibili, inespropriabili e non possono essere oggetto di concessioni, dai beni in commercio.
I nostri governi, che si sono succeduti dall’assassinio di Aldo Moro in poi, hanno invece violato questo principio, ponendosi così in palese contrasto con la Costituzione. Essi hanno commesso il gravissimo errore di mettere sul mercato, con le dannosissime privatizzazioni, moltissimi beni pubblici, nonché i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le imprese strategiche di preminente interesse generale, che devono essere in mano pubblica o di comunità di lavoratori o di utenti, ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione.
Ora Draghi, seguendo l’insegnamento di Mario Monti, che emise il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito nella legge 11 maggio 2012, n. 56, istitutivo del golden power, tenta di rendere più efficiente la procedura per limitare gli effetti dannosi provocati dall’immissione in mercato di beni, per loro natura, fuori commercio.
Ed è da precisare che detto regolamento non difende l’Italia dagli altri Paesi europei, ma solo nei confronti dei Paesi extra-europei.
Si tratta, peraltro, di un provvedimento tampone che non risolve il problema e impone un enorme lavoro di accertamento delle diverse situazioni economiche dannose per l’Italia, da parte dei vari ministeri, e un lavoro non indifferente da parte del Dipartimento per il coordinamento amministrativo delle attività relative al golden power.
Sfugge a Draghi, come era sfuggito a Mario Monti, che i problemi giuridici e costituzionali si risolvono alla radice, e non quando gli effetti dannosi si sono già verificati.
A mio avviso Draghi, anziché portare avanti il suo dannosissimo disegno di legge sulla concorrenza, che favorisce l’Europa ai nostri danni, dovrebbe preoccuparsi di riportare nella proprietà pubblica demaniale del Popolo tutti quei beni che secondo i principi fondamentali sanciti in Costituzione devono ritenersi essenziali per la costituzione e la vita del nostro Stato-Comunità, rimediando così al grave errore commesso da lui stesso e dai suoi predecessori.
Se permane l’attuale situazione, che lascia indifesi dall’aggressione speculativa dei mercati, soprattutto europei, i nostri beni fondamentali, ogni sforzo non sarà in grado di dare gli effetti voluti.
Non mi resta che richiamare tutti all’osservanza dei principi e dei diritti fondamentali sanciti nella parte prima della nostra Costituzione repubblicana e democratica.