L’Onu richiama l’Unione europea al rispetto degli impegni assunti nella lotta alla crisi climatica. E lo fa nel momento in cui molti paesi europei hanno aumentato il ricorso al carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, per far fronte all’emergenza e ai tagli di forniture di gas dalla Russia. Nel discorso di apertura della 51a sessione del Consiglio per i diritti umani. l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ad interim Nada Al-Nashif si è concentrata anche sulle questioni energetiche. “Sollecito l’Unione europea e i singoli paesi membri a valutare le ricadute di lungo periodo dell’incremento degli investimenti in infrastrutture legate ai combustibili fossili. È invece essenziale accelerare sulle rinnovabili e sull’ efficientamento energetico. Di fronte alla crisi climatica non ci sono margini per marce indietro”, ha affermato Al- Nashif. Un monito analogo generalizzato era arrivato, già prima dell’inizio della guerra in Ucraina, dall’ Agenzia internazionale dell’energia, espressione dei paesi Ocse, che aveva rimarcato come per sperare di raggiungere gli obiettivi di contenimento dell’incremento della temperatura globale, andrebbe azzerato da subito qualsiasi ulteriore investimento in petrolio, carbone e gas. In realtà tutti i colossi del settore hanno già pianificato da tempo enormi investimenti nel settore.
L’emergenza del conflitto ha aggravato la situazione e diversi paesi hanno deciso di riattivare le centrali a carbone o a petrolio per sopperire alle carenze di gas. Lo ha fatto la Francia, alle prese anche con problemi ai suoi impianti nucleari. Lo ha fatto soprattutto la Germania dove le centrali a carbone coprono al momento un terzo del fabbisogno energetico del paese, il 17% in più di un anno fa. Le stazioni di analisi dell’area del paese segnalano già un peggioramento dei parametri. Lo hanno fatto anche l’Italia e, più di recente, l’Austria. Dall’inizio del 2022 l’Europa è l’unica area del mondo che ha aumentato l’import e l’utilizzo di carbone, aggiungendo 15 milioni di tonnellate alle forniture e riportandosi sui livelli di consumo del 2018. Così è stato invertito un trend di abbandono del carbone e rafforzamento delle fonti rinnovabili che durava ininterrottamente da 10 anni. L’emergenza giustifica la repentina marcia indietro, a patto, rimarcano Onu ed altri osservatori che sia di breve durata. In prospettiva la crisi del gas potrebbe accelerare il cammino sulla strada della transizione verde. Berlino mesi fa ha ribadito l’intenzione di rispettare i suoi impegni di riduzione delle emissioni. Ma il tempo stinge e per adesso faticano a delinearsi chiari progetti in tal senso. “L’invito delle Nazioni Unite è quello giusto e va nella direzione auspicata dal Movimento 5 Stelle: la guerra in Ucraina non può essere la scusa per indebolire la lotta ai cambiamenti climatici. Con Superbonus, investimenti nelle energie rinnovabili, no a trivellazioni e stop ai sussidi alle fonti fossili il nostro programma è l’unico che con ambizione e serietà mette la tutela dell’ambiente al primo posto” scrive in una nota Mario Furore, parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle.