Il ciclismo ha di nuovo la sua stella. Remco Evenepoel è tornato, questa volta definitivamente. La vittoria della Vuelta di Spagna ha sancito il ritorno ad alti livelli del belga dopo il terribile incidente al Giro di Lombardia 2020. Il corridore della Quick-Step Alpha Vinyl Team ha dominato la corsa spagnola fin dal primo arrivo in salita all’Ascensión al Pico Jano. La sesta frazione è stata il presagio a un monologo del 22enne di Schepdaal che da quel giorno non hai più ceduto la maglia rossa portandola fino a Madrid. Inframezzati due trionfi di tappa: la cronometro di Alicante in cui ha seminato tutti gli avversari, tra cui il campione olimpico della specialità Primoz Roglic, distanziato di 48 secondi, e il traguardo in vetta all’Alto de Piornal dove ha avuto ragione di Enric Mas e Robert Gesink in volata.

Il Belgio ha trovato un nuovo campione per le corse tappe, in grado di riportare un Grande giro in patria 44 anni dopo l’ultima volta. L’ultimo trionfo, infatti, risaliva al Giro d’Italia 1978 con Joan De Muynck. Per una nazione dove il ciclismo è religione e che vanta il maggior numero di titoli mondiali vinti in linea nella storia, 26, questo digiuno era troppo lungo per essere vero. Il vuoto è stato colmato da Evenepoel, corridore nato, come i suoi connazionali, per le gare di un giorno – ha già vinto la Liegi-Bastogne-Liegi proprio quest’anno e due San Sebastian – e scopertosi a 22 anni vincente anche nelle gare di tre settimane. E pensare che dopo l’incidente nella classica delle foglie morte non solo rischiò di non tornare più in sella alla bicicletta, ma anche di perdere la vita. Quel volo di oltre 10 metri nel vuoto nella discesa del Muro di Sormano, in cui Evenepoel si fratturò il bacino e riportò varie contusioni, ha rischiato di privare il ciclismo di uno dei suoi più grandi talenti.

Tutti coloro che alla vigilia della Vuelta dubitavano della sua tenuta fisica nella terza settimana si sono dovuti ricredere. Le sue caratteristiche di cronoman e atleta adatto alle corse di un giorno non facevano pensare che potesse vincere e addirittura dominare una gara di tre settimane. Ma il belga ha fugato ogni perplessità conquistando il suo primo Grande Giro in carriera al secondo tentativo. Impresa riuscita anche a un altro giovane fenomeno del ciclismo contemporaneo, Tadej Pogacar. Lo sloveno vinse il Tour de France 2020 dopo il debutto con terzo posto alla Vuelta 2019. Proprio il duello tra Evenepoel e il corridore della UAE Emirates potrebbe animare i Grandi Giri nei prossimi anni, senza dimenticare Jonas Vingegaard. A tal proposito Pogacar si è già espresso: “Remco ha impressionato per tutta la Vuelta e ha meritato la vittoria – ha detto lo sloveno qualche giorno fa nella conferenza pre Gp del Québec – Come leader, è molto calmo e guida con sicurezza. Tutti sapevamo che fosse un ciclista molto forte. Può davvero fare qualsiasi cosa, che si tratti di prove a cronometro o di tappe di montagna, può vincere su tutti i terreni. Si è preparato bene per questa Vuelta, la aspettava da mesi. In futuro sarà sicuramente uno dei miei principali avversari al Tour”.

La Vuelta 2022 è stata segnata anche dal ritiro di Roglic. Il tre volte vincitore della corsa spagnola era a caccia di uno storico poker consecutivo, mai ottenuto da nessuno nella storia, ma ancora una volta ha dovuto abbandonare i sogni di gloria per via di una caduta. Lo sloveno dopo un ottimo inizio, in cui si era preso la maglia di leader dopo il successo nella quarta frazione sullo strappo di Laguardia, ha sofferto i primi arrivi in salita precipitando, dopo la cronometro, a 2’41” da Evenepoel. Il corridore della Jumbo-Visma aveva saputo reagire e sembrava lanciato verso la rimonta. I 52” recuperati a Sierra della Pandera e i 15” di Sierra Nevada erano un buon viatico. Il campione olimpico della prova contro il tempo, però, proprio mentre stava attaccando la leadership nella 16esima tappa da Sanlúcar de Barrameda a Tomares, in apparenza interlocutoria e adatta ai velocisti, è incappato in una brutta caduta a 70 metri dal traguardo.

Roglic ha riportato diverse contusioni a gomito, anca e ginocchio destro completando la prova a fatica e sanguinante. L’ex saltatore con gli sci il giorno seguente non è ripartito dovendo rinunciare ancora una volta a un Grande Giro. Questa volta non è stato il mai digerito Tour de France a mandarlo ko, ma l’amata Vuelta. Per lo sloveno si tratta ormai di un calvario iniziato alla Grand Boucle 2021. Negli ultimi 4 Grandi Giri a cui ha preso parte ha totalizzato tre ritiri e un trionfo, quello della Vuelta 2021. L’incubo è cominciato lo scorso anno nella corsa francese dove fu costretto all’abbandono alla vigilia della nona tappa dopo una caduta nella terza frazione. Un anno dopo il film si è ripetuto con Roglic a terra nella frazione sul pavé di Arenberg dopo uno scontro con una balla di fieno finita nella careggiata qualche secondo prima, urtata da una moto. Lo sloveno nonostante una lussazione alla spalla ha tenuto duro risultando decisivo per il successo finale del compagno Vingegaard nella tappa del Col du Granon, ma è stato poi costretto al ritiro al termine della 14esima frazione. Pare una sorta di maledizione quella che affligge Roglic, spesso vittima di incidenti anche in corse minori. Il 32enne di Trbovlje, però, ha tutte le qualità per risollevarsi e tornare a splendere come un tempo.

Alla viglia della Vuelta, l’Italia si affidava ancora una volta a Vincenzo Nibali. Il siciliano ha preferito godersi l’ultima corsa della carriera non curando la classifica. Lo Squalo si è visto poco, a eccezione di due sporadici tentativi di fuga non andati a buon fine e alcune trenate in testa al gruppo in favore del proprio capitano Miguel Angel Lopez. Ma saluta comunque da campione e verrà ricordato come uno dei più forti ciclisti di sempre per le corse a tappe e uno dei sette vincitori di tutti e tre i Grandi Giri. L’obiettivo della viglia per gli azzurri era migliorare quanto fatto nel 2021 quando conquistammo una vittoria di tappa con Damiano Caruso. Successi non ne sono arrivati, ma l’Italia deve raccogliere i segnali positivi lanciati da alcuni giovani: uno su tutti Samuele Battistella. Il corridore dell’Astana ha conquistato due secondi posti dimostrando di avere qualità sia nelle volate ristrette che in salita. Il rammarico più grande è la piazza d’onore della settima tappa a Cistierna quando il veneto è stato beffato per pochi centimetri da Jesus Herrada. Per il resto, va registrata un’ottima nona frazione a Les Praeres dove tre italiani si sono piazzati nei primi cinque. La crisi del ciclismo italiano non la scopriamo certo oggi. I tempi in cui i corridori azzurri vincevamo undici Giri d’Italia consecutivi – dal 1997 al 2007 – sono ormai lontani. Per ritornare su quei livelli è necessario ricostruire dal basso, ovvero dalle categorie giovanili, al fine di far emergere ragazzi in grado di lottare per il successo in un Grande Giro.

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