Al centro dei colloqui tra i due leader sono gli sviluppi della controffensiva, ma anche la situazione sul terreno, in particolar modo riguardo alle preoccupazioni occidentali per la situazione sicurezza all'interno della centrale nucleare di Zaporizhzhia, attualmente occupata dall'esercito russo
Dopo le critiche arrivate da diversi ambienti politici e militari, il Cremlino risponde alle accuse di aver sbagliato strategia nell’invasione dell’Ucraina. Inizialmente, il portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, ha giustificato le critiche dicendo che i russi sono “sensibili” in merito all’operazione militare in Ucraina e quindi “è comprensibile che l’opinione pubblica reagisca in modo emotivo” agli sviluppi, ma “i russi appoggiano il presidente” Putin e “la società è solida intorno alle decisioni che prende il capo dello Stato”. Ma ha poi lanciato un avvertimento: “Fintanto che i punti di vista critici rimangono nell’ambito della legge sono pluralismo, ma il confine è molto labile e qui bisogna essere molto attenti“.
Intransigenza nei confronti non dei critici, bensì di quelli che vengono definiti “traditori” la manifesta anche il governo ucraino. Alexei Arestovich, consigliere del presidente, ha affermato che coloro che nei territori riconquistati dalle truppe di Kiev hanno ottenuto il passaporto russo volontariamente e “appoggiano attivamente la Russia”, saranno processati “per alto tradimento”. “L’Ucraina è cambiata, non ci saranno sentimentalismi nei confronti dei collaborazionisti“, ha aggiunto annunciando che saranno imprigionati anche gli insegnanti russi arrivati in Ucraina per insegnare nelle aree occupate dalle truppe di Mosca.
In mattinata, però, si è discusso di controffensiva ucraina nell’ultimo colloquio telefonico tra Mario Draghi e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si è tenuto nella mattinata di mercoledì. Al centro dei colloqui anche la situazione sul terreno, in particolar modo riguardo alle preoccupazioni occidentali per la situazione sicurezza all’interno della centrale nucleare di Zaporizhzhia, attualmente occupata dall’esercito russo. Il premier Draghi ha comunque voluto confermare il pieno sostegno del governo italiano alle Autorità e alla popolazione ucraine nel suo impegno nel respingere l’offensiva ordinata da Vladimir Putin. Da parte sua, la presidenza ucraina ha fatto sapere che Zelensky ha “informato Draghi degli sviluppi al fronte. Ho sottolineato l’importanza della cooperazione con l’Italia in materia di Difesa. Dovremmo intensificarla“. In particolar modo, “l’Italia potrà svolgere un ruolo significativo nell’addestramento” delle truppe oltre che nella fornitura di armi, ha detto la vicepremier Olga Stefanishyna in un’intervista a RaiNews24.
Sul sostegno occidentale alla causa ucraina è tornato a parlare anche il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, secondo cui le forze armate ucraine possono porre fine alla guerra più velocemente se ricevono più armi dai partner occidentali: “Stiamo invertendo la rotta e abbiamo bisogno di più armi pesanti e munizioni dai nostri alleati per consolidare lo slancio, salvare più persone e liberare più velocemente altri territori dell’Ucraina. Più sostegno militare riceviamo ora, più velocemente finirà questa guerra. È per questo che l’Ucraina chiede ai suoi partner di concentrarsi sul calendario. Forniture tempestive di ciò di cui l’esercito ucraino ha bisogno avvicineranno la vittoria e la pace”.
E proprio dal campo di battaglia arrivano aggiornamenti riguardanti le azioni portate avanti dai militari di Kiev nell’ambito della riconquista di territori occupati, in special modo nell’Est del Paese: l’esercito ha lanciato nelle ultime 24 ore nove attacchi contro le forze russe e queste ultime hanno risposto con 38 azioni, ha comunicato lo Stato Maggiore delle Forze Armate. In particolare, i russi hanno lanciato due attacchi missilistici, 25 attacchi aerei e 11 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo (MLRS) contro obiettivi militari e civili nel territorio ucraino.
Nel Donetsk, ad esempio, le bombe della Federazione hanno ucciso 5 civili, ferendone altri 10, secondo quanto ha reso noto su Telegram il capo dell’Amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko: “Il 12 settembre, i russi hanno ucciso cinque civili nella regione di Donetsk, tre a Vuhledar, uno a Heorhiyivka e uno a Slovyansk. Altre dieci persone sono rimaste ferite”, ha scritto. “A Kherson si sentono forti esplosioni. Sembra che gli occupanti siano stati colpiti in modo molto potente”, ha invece scritto su Facebook Serhiy Khlan, consigliere del governatore locale.
Anche la controffensiva di Kiev non sembra fermarsi, almeno stando alle dichiarazioni del governo ucraino. “I russi hanno completamente lasciato Creminna, ma le forze armate non sono ancora entrate in città. Stiamo monitorando la situazione a Lyman, la cui liberazione è fondamentale per la nostra regione, i combattimenti sono ancora in corso in giro per la città”, ha scritto su Telegram Sergiy Gaidai, governatore in esilio del Luhansk, citato dal Guardian. “Oggi Creminna è completamente vuota, l’esercito russo ha lasciato la città. Lì sventola la bandiera ucraina alzata dai partigiani. La situazione a Starobilsk è simile. Ma a Svatove i russi all’inizio sono fuggiti e poi sono tornati”.