“Non possono essere spezzati i vincoli familiari e affettivi tra parenti e loro cari in un così violento, nella completa indifferenza delle istituzioni e della politica”. A denunciarlo, in una lettera aperta ai candidati alle politiche, Comitati, Associazioni, Gruppi di familiari, cittadini diffusi nel territorio italiano e tra loro collegati in una rete sempre più estesa, che da anni, o più recentemente perché sorti a seguito della pandemia, si occupano della tutela e della difesa degli anziani non autosufficienti che vivono in Residenze Sanitarie Assistite.
Un popolo di elettori, ricordano, che invoca il momento del voto come strumento di democrazia diretta, per “affermare i diritti negati agli anziani residenti in Rsa (273.000 mila, ISTAT 2021 e con prospettiva in aumento), cittadini in primo luogo davanti alla Costituzione“.
“Ad oggi i familiari dei residenti non sanno quante persone si dedicano alla cura dei degenti, come vengono alimentati e curati, dove vivono, qual è il loro stato di salute mentale, fisica e affettiva”, si legge nel documento che ricorda come “spesso gli anziani credono di essere stati abbandonati e si lasciano morire. Sappiamo di interruzione delle cure, di cibi e medicinali scaduti, troppo spesso di maltrattamenti e purtroppo anche di abusi sessuali“.
Ad oggi, lamentano poi i comitati nella lettera, le norme in materia di chiusura e apertura alle visite dei familiari non pervengono alle Regioni con disposizioni chiare e univoche, mentre sarebbe compito dello Stato far rispettare le leggi, “e le norme devono essere obbligatorie e sostenute da un impianto sanzionatorio funzionale“. Si parla poi di frequenti intimidazioni subite a danno di chi si rivolge alle strutture stesse e alle istituzioni, di inefficacia degli interventi di controllo e verifica da parte delle Regioni, Provincie e delle Asl, di mancato adempimento degli standard di assistenza nella gestione del personale delle Rsa su ampia scala, da Nord a Sud.
Su tutto questo le Associazioni dei familiari chiedono chiarezza, chiedono ai partiti di dichiarare all’elettorato da che parte vogliono stare e se intendono battersi per questi temi. Chiedono di riconsiderare la bozza della Legge delega sulla non autosufficienza, che si sta attendendo, in virtù del diritto universale alla salute, di riconoscere per Legge i comitati dei parenti all’interno delle RSA e sui tavoli istituzionali di lavoro e, uniformemente sul territorio nazionale, chiedono di partecipare alla riorganizzazione del settore e di vedersi coinvolti in incontri istituzionali una volta che il Governo sarà costituito.
Infine le Associazioni firmatarie – Anchise Comitato Nazionale Famiglie RSA RSD Sanità, Roma e Milano; Associazione D.i.A.N.A- Tutela dei Diritti delle Persone non Autosufficienti, Verona; Associazione Diritti senza barriere, Bologna; Associazione Labirinto 14 luglio, Roma; Associazione Sanità Oggi, Ferrara; Comitato Residenza Paradiso di Ferrara; Comitato Rsa Unite – Trentino; CTDM – Centro per la tutela per i diritti dei malati, Ferrara; Lotta per i diritti dei pazienti RSA, Palermo; Avv. Maria Grazia Ravera, Lodi; Avv. Maria Luisa Tezza, Verona – domandano che venga istituita una commissione di inchiesta indipendente per quanto accaduto ai residenti delle strutture e agli operatori socio sanitari durante la pandemia.
La paura per l’immediato esiste: contagi da Covid-19 anche circoscritti interrompono ad oggi gli accessi dei parenti ad una Rsa per diverse settimane, con ripercussioni gravissime sullo stato di salute dei residenti; il rincaro dei prezzi del gas, dell’energia e delle materie prime “porteranno quasi sicuramente ad un incremento sulle rette e la cronica carenza di personale non andrà sicuramente che a peggiorare la qualità dei servizi, già ad oggi sensibilmente ridotta rispetto agli standard necessari e dichiarati nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)”.
“Una situazione drammatica dunque, su cui i familiari vogliono che i partiti, trasversalmente, si impegnino prima del voto”, si legge in una nota: “Perché il valore che il nuovo Governo vorrà attribuire all’anziano è un tema di cultura, di civiltà e, di educazione da trasmettere a tutti, specie ai giovani, ma è qualcosa che va tutelato, costruito e va costruito insieme”.