È fermo nella sua opinione di sempre Pier Luigi Bersani che, accolto con una ovazione incondizionata alla Festa di Unità di Bologna, ha ribadito la necessità di costruire un campo largo progressista aperto ai 5 Stelle, anche dopo le elezioni.
Sul palco assieme a Virginio Merola, candidato col Pd all’uninominale della Camera nel collegio di Bologna, l’ex segretario dem invoca unità e generosità a sinistra: “Legare la sabbia presuppone che ci sia qualcuno che la leghi perché la sabbia non si lega da sé. E bisogna partire da una cosa: per quanto un partito sia grande, c’è sempre qualcosa fuori di noi di buono, che va considerato, che ti interroga, che ti stimola, che ha dentro un nucleo di verità. E quel qualcosa lì non viene dagli establishment o da quel che ti dice il potere economico, l’editoria, il pensiero unico. Viene da un orecchio a terra che un partito di massa deve avere. Ci vuole orecchio, disponibilità, generosità. Bisogna correre qualche rischio”.
E fa un j’accuse al centrosinistra, riferendosi ai 5 Stelle senza nominarli esplicitamente: “Noi nel nostro campo abbiamo avuto abbastanza generosità? No. Io parlavo di ‘mucca nel corridoio’ nel 2016, quando la destra era nei guai. Un anno e mezzo fa la destra aveva le stesse percentuali che hanno adesso. Bisognava lavorare di più e con più generosità per stringere i bulloni di un campo largo. Noi dobbiamo avere l’orgoglio di quelli che hanno più know-how, ma non siamo sufficienti. E certamente – continua – ci sono fuori da noi forze politiche che hanno sensibilità sull’ambiente, sulla povertà, sulla sobrietà della politica e che sono complementari a una sinistra di governo. Bisogna lavorarci e fare una piattaforma comune. Vedo pessimismo sul futuro della sinistra, ma non è la prima volta che è finita nei guai, ne abbiam passate ben di peggiori. La sinistra è sempre risbucata. Ho sempre detto che la sinistra è un fiore di campo: sbuca un po’ quando vuole. Però diamo una mano, per favore“.
Frecciate di Bersani a Renzi e a Calenda: “Noi di Articolo Uno abbiamo fatto tecnicamente una scissione dal Pd, ma credo di poter dire a nome di tutti che l’abbiamo percepita un po’ come una espulsione. Quando viene meno la dignità politica, non stai lì a pettinare le bambole. Se non ti danno una dignità minima, non puoi restare. Ma non abbiamo mai abbandonato casa, la sinistra, l’idea di sinistra. Renzi e Calenda? Se c’è da dire che Calenda è il più intelligente d’Italia e Renzi è il più furbo d’Italia, io sono disponibile. Ma con un’aggiunta: che di intelligenze e di furbizie sono pieni i fossi. Quel che manca – prosegue – è la coerenza, la linearità, la serietà. La gente deve sapere dove ti trova, altrimenti non può venir fuori la fiducia nella politica. E su questo punto dobbiamo essere più combattivi, perché Calenda sta andando in giro a dire che vuole militarizzare Piombino e che loro sono quelli del fare. Io vorrei chiedere a quelli lì del fare, cioè a Renzi, a Calenda, a Berlusconi: ma dal 2008 siete sempre passati per qualche governo, volete dirmi che rigassificatore avete fatto? E progetti ce n’erano”.
Bersani, infine, torna a difendere il M5s e l’esperienza condivisa nel Conte Due, rivendicando la sua scelta di “dare una mano a una maturazione” dei 5 Stelle: “Questo è un movimento che, come diceva il poeta Orazio, scorreva come un fiume fangoso, dove c’era acqua buona e tanta altra roba. All’inizio non sapevano neanche loro cosa erano. Ma devi correre qualche rischio e non metterti su una torre quando arriva una cosa grossa. Per loro ero Gargamella e uno zombie. Sono venuti anche a una festa dell’Unità a Bologna coi loro vaffa. Poi fecero un Vaffa Due a Cesena e sul palco salì a cantare Samuele Bersani, che non è un mio parente. Ma uno – conclude – deve pensare che una persona come Samuele Bersani sia di destra? No. E non si può dire che i 5 Stelle siano stati fermi da quel tempo lì: dalla posizione europea fino al Conte Due, che è piaciuto a tutta la nostra gente, è inutile raccontarci delle balle. È stata una esperienza che ha segnato una consapevolezza popolare. Io credo che si sarebbe dovuto lavorare per stringere i bulloni di questo campo. Non si è fatto e a me dispiace. Io non accetto che il mio partito si chiuda in una torre e vada a cercare Berlusconi“.