di Margherita Cavallaro
Ci ho messo un po’ a districare i miei sentimenti sul trapasso della Regina, quella che sembrava essere l’eterna Lilibeth. Questo perché chiunque si approcci alla questione con un cuore monolitico è o un povero sciocco, o un ricco viziato che se ne frega di qualsiasi cosa accada al di fuori della sua cerchia di amici raccomandati. In entrambi i casi non fidatevi.
Io vivo a Londra da più di 10 anni ormai e non nascondo che la prima cosa che ho provato già dalle notizie del mattino è stata una profonda tristezza: dopo tutti quegli anni ho imparato a riconoscere le sottigliezze di quella comunicazioni passivo-aggressiva e, guardando la BBC dall’Italia (dove mi trovo al momento) era palese che la Regina se ne fosse già andata ben prima dell’annuncio, sicuramente ritardato per permettere un momento di raccoglimento alla famiglia prima dello scatenarsi dei flash e la messa in moto di tutto quell’elaborato rituale che viene provato in segreto da anni come un’importante opera teatrale (forse la più importante della vita degli attori coinvolti).
Come si può classificare la tristezza per la scomparsa di una figura pubblica che è sempre stata una costante nella mia vita, così come per la maggior parte delle persone in tutto il mondo? Pensateci: ha regnato per 70 anni, il che vuol dire che la maggior parte delle persone attualmente in vita sono nate durante il suo regno (l’età media nel mondo è di 30 anni, tra i 40 e i 50 anni nei paesi del così detto “primo mondo”). Solo l’8% della popolazione mondiale ha più di 65 anni, il che vuol dire che ancora meno sono nati quando Elizabeth Alexandra Mary Windsor non era Regina. Immagino chi anche fosse vivo allora al più possa ricordarsi quell’incoronazione come un sogno lontano, figurarsi ricordarsi il mondo quando il Regno Unito aveva un altro monarca. Perdere la Regina mi ha fatto un po’ lo stesso effetto del vedere i palazzi del mio paese d’origine nelle Marche demoliti dopo il terremoto del 2016. È triste. Tanto più che qui si parla di una vecchina con un ottimo senso dell’umorismo che pochi mesi prima aveva condiviso un tè con l’orso Paddington e che ho visto spegnersi piano piano dalla morte di suo marito, come una bisnonna qualsiasi.
Poi però penso alla Monarchia, al passato di colonizzazione che rappresenta, al fatto che sopravvive largamente grazie ai soldi delle (anche mie) tasse senza poter nemmeno intromettersi nelle decisioni del parlamento il che la rende effettivamente un’istituzione inutile, al fatto che la Regina stessa ha speso una barcata di soldi per cercare di difendere il figlio accusato di molestie e abusi a donne anche minori (che è ancora libero dopo aver patteggiato in tribunale per un risarcimento astronomico alle vittime) che per altro è stato ripreso a fare movimenti quantomeno sospetti mentre la figlia piangeva di fronte ai fiori lasciati per la nonna (clip misteriosamente scomparsa da qualsiasi video dopo la live, ma che si può ancora vedere qui così che potrete essere voi stessi i giudici), che il funerale pare costerà 6 miliardi di sterline mentre gli anziani sono costretti a passare le giornate sui mezzi pubblici perché non possono permettersi il riscaldamento a casa grazie alle politiche (o alla loro assenza) di un governo che farebbe rabbrividire perfino Satana, che per via del funerale gli ospedali cancelleranno appuntamenti medici e interventi anche gravi quando le liste di attesa sono a massimi storici (a Luglio quasi 7 milioni di persone erano in attesa di un appuntamento medico).
Penso al fatto che delle persone stanno venendo arrestate solo per aver urlato slogan contro la monarchia o il sopracitato Andrew per “disturbo alla pace” nel silenzio quasi generale dei media, o al fatto che Sky ha riportato una marcia di protesta per l’omicidio da parte di un poliziotto di un ragazzo di colore disarmato come una manifestazione in memoria alla Regina e mi vengono i brividi e vorrei che tutto quel circo sparisse per sempre dalla sfera pubblica.
Vedete, la verità è che il Regno Unito non è quel monolite di filomonarchici che appare in questi giorni. Una grandissima parte di Britannici (se non la maggioranza) non vuole la Monarchia e anche in grossa parte del Commonwealth questa sta stretta da molto tempo. Allo stesso modo, però, quando se ne va una persona che nel bene e nel male ha sempre fatto parte della tua vita non puoi non sentire un senso di perdita, così come è normale volersi sentire parte di un evento storico unendosi alle masse che portano fiori. Rimane però il fatto che, passato il grandioso spettacolo del funerale, quando le celebrità non scenderanno più tra le folle per cercare di ingraziarsi le masse plebee e realizzeremo che avremo sulle banconote Re Vorrei-Essere-Un-Assorbente-Per-Poterti-Stare-Sempre-Dentro III i sentimenti di vicinanza e patriottismo sicuramente daranno spazio a quella che sarà una realtà ben più complessa.
Lilibeth ha ereditato un impero e lo lascia nazione divisa e in ginocchio, eppure noi, nonostante tutto, non possiamo fare altro che inchinarci di fronte alla sua granitica integrità e senso del dovere che ha dimostrato davvero fino all’ultimo, aspettando che la storia ci spinga a rimetterci in piedi.