La bomba americana che ha scosso le cancellerie europee, a pochi giorni dalle elezioni italiane, sui fondi russi ad alcuni partiti di più di venti di Paesi ha lasciato istituzioni e opinione pubblica nell’attesa di capire se e come alcuni rappresentanti si siano legati anche economicamente al Cremlino. Ma dagli Stati Uniti non arrivano altre informazioni, atteggiamento che ha provocato qualche critica. Il Dipartimento di Stato americano si è limitato a dire che non entrerà “nello specifico delle informazioni di intelligence, ma siamo stati chiari in merito alla nostra preoccupazione sull’attività della Russia per influenzare il processo democratico in vari Paesi nel mondo, compreso il nostro. La nostra preoccupazione sull’attività russa a questo proposito non riguarda alcun Paese in particolare ma è di natura globale, mentre continuiamo a fronteggiare le sfide contro le società democratiche”.

Solo questo, senza fornire altre informazioni utili a capire di quali partiti si stia parlando. Alcuni media americani, però, iniziano a diffondere i nomi dei primi Paesi che sarebbero coinvolti nel trasferimento di fondi, senza comunque specificare verso quali partiti in particolare: si parla di Albania, Montenegro, Madagascar e probabilmente anche di Ecuador. Sono questi, si legge, alcuni dei Paesi verso i quali l’intelligence di Washington ha rintracciato flussi di finanziamenti ‘coperti’ russi. Una campagna di influenza condotta usando anche criptovalute, contanti e regali, spesso tramite conti e risorse delle ambasciate russe allo scopo di rafforzare il proprio peso all’estero sostenendo partiti e leader filo russi. Secondo fonti dell’amministrazione Biden, comunque, il report rappresenta solo “la punta dell’ iceberg”.

Proprio dagli Stati Uniti, attraverso fonti d’intelligence sentite dall’Adnkronos, arriva una notizia rassicurante per Roma: non risulta “niente di specifico sull’Italia” riguardo ai 300 milioni di fondi russi. Le informazioni sui finanziamenti, precisano le stesse fonti, sono state raccolte a partire dal 2014. Washington, comunque, ribadisce la propria preoccupazione: “L’influenza politica coperta russa pone una sfida importante agli Stati Uniti e ad altre democrazie nel mondo. Abbiamo lavorato per renderla pubblica dopo averla scoperta. Dobbiamo lavorare e continueremo a farlo con i nostri alleati e partner nel mondo per rivelare gli sforzi di influenza maligna russa e aiutare altri Paesi a difendersi contro questa attività”.

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