Quattro anni fa il verdetto e la multa più alta mai inflitta da Bruxelles. Oggi il Tribunale Ue ha confermato la decisione con la quale la Commissione ha stabilito che Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca. Lo stesso Tribunale ha confermato anche la multa da 4,125 miliardi di euro. L’importo stabilito vede una riduzione del 5% rispetto ai 4,343 che erano stati decisi dalla Commissione nel 2018, con l’ammenda più alta mai inflitta in Europa da un’autorità di vigilanza sulla concorrenza. La riduzione è dovuta all’annullamento della decisione nella parte in cui si considerano un abuso gli accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio.
La Commissione aveva avviato una procedura su Google relativamente ad Android 2 nell’aprile 2015. Tre le restrizioni emerse si segnalavano: l’imporre ai produttori di telefonini di pre-installare le applicazioni di ricerca (Google Search) e di navigazione (Chrome) per avere la licenza operativa del suo portale di vendita (Play Store). Condizionare la concessione delle licenze operative su Google Search e Play Store all’impegno a non vendere dispositivi con versioni del sistema operativo Android senza l’approvazione di Google. E infine subordinare il rimborso di parte degli introiti pubblicitari ai produttori di dispositivi mobili e agli operatori di reti mobili all’impegno a rinunciare alla preinstallazione di un servizio di ricerca generica concorrente su un portafoglio predeterminato di dispositivi. Il Tribunale si è limitato solo ad annullare la decisione nella parte in cui essa constata che gli accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio costituirebbero, di per se stessi, un abuso. Due mesi e dieci giorni dopo la notifica Google potrà impugnare la decisione. “Siamo delusi dal fatto che la Corte non abbia annullato integralmente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo” fa sapere un portavoce di Google.
Non è l’unico guaio per la società. L’organismo di vigilanza sulla privacy della Corea del Sud ha multato Google ma anche Meta per un totale di 100 miliardi di won (72 milioni di dollari) per aver tracciato il comportamento online dei consumatori senza il loro consenso e per aver utilizzato i loro dati per pubblicità mirate. La Personal Information and Protection Commission ha dichiarato di aver multato Google per 69,2 miliardi di won (50 milioni di dollari) e Meta per 30,8 miliardi di won (22 milioni di dollari) dopo un incontro in cui i funzionari hanno concordato che le pratiche commerciali delle aziende potrebbero causare “gravi violazioni della privacy“.