Probabilmente non vedremo mai Rearranged, l’ultimo film interpretato da Grace Kelly nei primi anni 80, già principessa di Monaco (anche se, sulla sua tomba, nella cattedrale monegasca, viene ricordata come “uxor principis” ovvero moglie del principe, come è tradizione dei Grimaldi, e non come “principessa”). La sua morte, il 14 settembre ’82, esattamente quarant’anni fa, ha impedito il prosieguo di Rearranged, del quale restano circa 60 minuti, vietati, comunque, dal Principato, alla pubblica visione. Quel film l’aveva diretto, in gran segreto, il regista austriaco Robert Dornhelm (grande amico di Grace, anzi, secondo il gossip di allora, molto intimo). Dovrebbe trattarsi di una sorta di lezione sulla composizione floreale, la passione della Kelly ormai real moglie del Grimaldi, un biopic che annovera fra i partecipanti anche il consorte.
Quella dei Kelly è, in origine, una famiglia di muratori irlandesi emigrati negli Usa e che avranno poi un gran successo negli affari, arricchendosi. Sia il padre che il fratello divengono atleti olimpici. Dopo essersi diplomata all’American Academy of Dramatic Arts di Manhattan, Grace Kelly ottiene alcune particine a teatro, a Broadway, e in tv.
Trasferitasi in California, partecipa alla serie televisiva Believe It or Not (’49) cui ne seguono, nel giro di due anni, altre cinque. Il suo primo lungometraggio è 14a ora di Henry Hathaway, storia dell’infelicità di un uomo (Richard Basehart) che minaccia di suicidarsi gettandosi da un grattacielo. Grace ha 22 anni. Dopo altre serie televisive, è finalmente protagonista, accanto a Gary Cooper, di un western-mito: Mezzogiorno di fuoco (’52) di Fred Zinnemann. Poi arriva Mogambo (’53), uno dei prodotti meno fordiani di John Ford, ambientato in Africa, accanto a Clark Gable e Ava Gardner (che, forse solo casualmente, nel film, di cognome fa Kelly). Viene notata da Hitchcock che la soprannomina ‘ghiaccio bollente’ e le offre la parte principale ne Il delitto perfetto.
Qui ha inizio il percorso da star: “È stato grazie al signor Hitchcock che ho capito che le scene di omicidi dovrebbero essere girate come scene d’amore e le scene d’amore come scene di omicidi”. Sono comunque l’hitchcockiano Il delitto perfetto e poi, a ruota, La finestra sul cortile (entrambi del ’54) a rendere Grace Kelly una star. Ne La finestra sul cortile, il ruolo di Lisa Fremont, l’amica del fotografo “Jeff” Jefferies (James Stewart), momentaneamente inchiodato a una carrozzella per via di una gamba rotta, è superbo. Eppure l’Oscar la Kelly lo vince per la sua interpretazione della moglie di Bing Crosby ne La ragazza di campagna (’54), surclassando una incazzatissima Judy Garland in concorso con È nata una stella di George Cukor. E ancora Hitchcock, nel ’55: il film è Caccia al ladro. Il ladro è Cary Grant e la Kelly una miliardaria americana.
Nel fondamentale volume Il cinema secondo Hitchcock, François Truffaut chiede al regista inglese: “[…] Ha dichiarato più volte che Grace Kelly la interessava perché, in lei, il sesso era ‘indiretto'”. Risponde Hitchcock: “Quando affronto le questioni di sesso sullo schermo, non dimentico che, anche qui, il suspance comanda tutto. Se il sesso è troppo evidente, non c’è più suspence. Perché scelgo delle attrici bionde e sofisticate? Bisogna cercare delle donne di mondo, delle vere signore che diventano delle puttane quando sono in camera da letto”. Fatto sta che è soprattutto per i film di Hitchcock che ricordiamo Grace Kelly, anche se, nel ’56, fu, in Alta società di Charles Walters, una splendida protagonista. Con lei, Frank Sinatra e Bing Crosby. È l’ultimo film che interpreta prima di ‘precipitare’ da Hollywood alla real casa di Monaco dopo aver conosciuto la fama del principe Ranieri durante le riprese (in Côte d’Azur) di Caccia al ladro. È la rinuncia alla sua carriera alla quale preferisce un regale matrimonio e tre figli.
Fu quando Rupert Allan, editore di Look Magazine, suo caro amico, la portò al Festival di Cannes, che si concretizzarono i rapporti con Ranieri (allora Grace era fidanzata con Jean-Pierre Aumont e, prima, con Oleg Cassini). Diciamolo francamente, il Grimaldi, al di là dei sinceri sentimenti per Grace, da un po’ necessitava di una moglie, perché, senza eredi al trono, Monaco sarebbe tornata a far parte della Francia. Il fastoso matrimonio si celebra il 18 e 19 aprile ’56 (l’abito da sposa era l’indumento più costoso che la designer della MGM Helen Rose avesse mai realizzato: venticinque iarde di taffetà di seta e cento iarde di rete di seta con pizzo a punta di rosa). Alle nozze (600 invitati) partecipa mezza Hollywood. È la fine della carriera di Grace. Sei anni dopo, infatti, avrebbe voluto essere la Marnie di Hitchcock, accanto a Sean Connery, ma Ranieri glielo impedisce (una principessa che interpreta una ladra?). E il ruolo va a Tippi Hedren. Per di più i suoi film vengono banditi nel Principato.
Riesce solo a collaborare, come consulente, in pre-produzione, a un film su se stessa (il film, pessimo, è Grace Kelly, con Cheryl Ladd nei panni di Grace e diretto nel 1983 da Anthony Page. Ci sarà un altro biopic (altrettanto brutto), Grace di Monaco, nel 2014, diretto da Olivier Dahan, dove la Kelly è Nicole Kidman. Fatto sta che Grace è divenuta una donna-simbolo: Madonna la cita nel brano Vogue e nel ’93 Montecarlo e Usa le dedicano un francobollo. Eppure Grace, in un’intervista degli anni 50, diceva: “La carriera è ancora la cosa più importante per me. Se la interrompessi ora per sposarmi, perché non credo in una vita familiare part-time, rischierei di passare il resto della mia esistenza chiedendomi se sarei riuscita o meno a diventare una grande attrice”.