In questo momento il nuoto italiano è senza padrone. Paolo Barelli, storico presidente da oltre due decenni, nonché deputato di Forza Italia, braccio destro di Paolo Tajani e candidato alle prossime elezioni, è stato sanzionato dalla Federazione mondiale (Fina): sospeso a tempo indeterminato, in attesa del giudizio definitivo per accuse di presunti illeciti. Dunque sollevato temporaneamente da qualsiasi incarico, compreso quello italiano alla guida della FederNuoto (che è affiliata alla Fina).

Il provvedimento da parte del Comitato etico riguarda tre differenti casi aperti contro Barelli, che è stato in passato membro dell’ufficio di presidenza della Federazione mondiale e soprattutto presidente della Len, la Lega europea (equivalente della Uefa nel calcio, per intenderci). Il comunicato non spiega nel dettaglio quali siano le contestazioni, parlando di “potenziali multiple violazioni dello statuto e del codice etico della Fina”. Di certo i guai di Barelli a livello internazionale nascono dall’esposto presentato contro di lui da Bartolo Consolo, dirigente italiano che dal 1990 al 2008 ha guidato la Federazione europea. Quel fascicolo denunciava alcune irregolarità durante la sua gestione della Len, in particolare puntando il dito contro alcuni pagamenti nei confronti di società romane, la Cir Aur e la Elevan, la prima riconducibile allo stesso Barelli, la seconda invece per l’intermediazione svolta in alcune trattative commerciali. Di queste accuse si era già interessata la Procura svizzera, e in seguito la disciplinare sportiva. Poi, di recente, si è aggiunta anche la sentenza della Corte dei Conti, che lo ha condannato in appello a risarcire 495mila euro per la famosa vicenda del doppio pagamento dei lavori di ristrutturazione della piscina del Foro Italico.

Benché temporaneo, il provvedimento del Comitato Etico della Fina è molto pesante perché considera Barelli “non idoneo” a svolgere qualsiasi funzione. E dunque apre una voragine all’interno della FederNuoto italiana. Il problema è innanzitutto sportivo: il Coni di Giovanni Malagò, da sempre storico nemico di Barelli, potrebbe anche decidere di intervenire, cogliendo l’occasione per commissariare la Federazione più vincente dello sport italiano, saldamente governata da Barelli da oltre 22 anni. Di certo, in caso di squalifica superiore ai 12 mesi Barelli da statuto decadrebbe dal suo incarico di presidente, ma qualcosa potrebbe succedere anche prima. In seconda battuta, si pone anche una questione politica: Barelli è candidato da Forza Italia (capolista al plurinominale nel Lazio), e soprattutto era in predicato per incarichi di prestigio in un eventuale governo di centrodestra, a partire proprio magari dalla delega allo sport. La sospensione dalla giustizia sportiva internazionale rischia di essere un duro colpo alla sua immagine. Il diretto interessato agita lo spettro del complotto: “È una cosa brutta e completamente strumentale in un momento delicato di politica non solo sportiva”.

Twitter: @lVendemiale

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