Il mondo tradizionale degli alpigiani è tramontato nella seconda metà del Novecento, quando i giovani montanari avevano iniziato a credere in una vita migliore in pianura, in fabbrica, e sono andati ad abitare in massa i termitai di edilizia popolare nelle periferie delle città. Così, intorno al boom economico, si è innescato il fenomeno dello spopolamento delle cosiddette “aree interne”.
Si è osservato che se un comune scende sotto la soglia dei 300 residenti è ormai avviato al tramonto. Iniziano a non nascere più bambini, l’età media si alza, e dunque presto non c’è più chi vuole lavorare per la comunità, per esempio fare il sindaco (moltissimi sono ormai i sindaci che vivono fuori dal proprio comune). Senza bambini chiudono le scuole, poi chiuderanno l’ufficio postale, la guardia medica, il bar, il negozio degli alimentari, la strada non verrà tenuta pulita d’inverno. È la fine di un paese. Negli anni Ottanta, sulle Alpi, i comuni sotto la soglia dei 300 abitanti erano il 22 per cento.
Ora, però, sono cresciute le famiglie che provano a costruirsi una vita in montagna. Le Alpi rappresentano un’alternativa di vita per chi vuole fuggire dalla città. Negli ultimi vent’anni la popolazione alpina è cresciuta dall’1,3 per cento; in sei anni, in Alto Adige, più 23 mila unità.
Così, quando in un paesino arriva una nuova nascita si fa festa. Come quella di Pablo, del 2016, a Ostana sotto il Monviso. Erano 28 anni che lì non nasceva un bambino. E la cosa non è passata inosservata. Di più. La curiosa e beneaugurante notizia è stata data prima su La Stampa, poi è rimbalzata sulla Bbc, poi sulla Cnn, e da lì su emittenti cilene e indonesiane. In risposta alla famiglia del neonato sono arrivate lettere, cartoline, piccoli doni, lavori all’uncinetto con ricamato il nome di Pablo. Da tutto il mondo. E visto che giornali e televisioni non avevano specificato l’indirizzo preciso, su lettere e pacchetti veniva scritto soltanto: “Pablo, Ostana, Italia”. Non ci si poteva sbagliare.
Nel marzo di quest’anno, dopo anni di lavoro del tavolo tecnico guidato dal sindaco di Edolo Luca Masneri, il Consiglio dei Ministri ha deliberato un disegno di legge mirato a migliorare l’accessibilità dei servizi essenziali e delle infrastrutture digitali, per arrivare al godimento effettivo dei diritti fondamentali della persona nei territori montani. È stato istituito un fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, che insisteva sui settori della sanità, della scuola, su incentivi agli imprenditori agricoli e forestali, su misure fiscali di favore per le imprese montane. Ma con la fine della Legislatura la legge non potrà essere approvata dal Parlamento. Tutto, dunque, è da rifare.