La nuova premier britannica Liz Truss intende eliminare il tetto sui bonus dei banchieri che era stato introdotto in Gran Bretagna dopo il crollo finanziario del 2008 e mantenuto dai governi che si sono poi avvicendati inclusi quello del predecessore Boris Johnson. Lo scrive il quotidiano della City Financial Times, secondo cui il Cancelliere dello Scacchiere (il ministro dell’Economia britannico, ndr), Kwasi Kwarteng, vuole portare avanti questa mossa controversa per rafforzare la competitività globale della finanza londinese e dare così impulso all’alta finanza del paese.
Al momento si tratta solo di indiscrezioni ma la proposta è destinata a scatenare forti polemiche, soprattutto in un periodo in cui le famiglie britanniche sono alle prese con un drammatico calo del potere d’acquisto causato dall’inflazione e con esorbitanti costi delle bollette energetiche. Secondo Luke Hildyard, a capo del think tank High Pay Centre, l’iniziativa manderebbe ai britannici un “messaggio deprimente” e “pro-ricchi” in tempo di crisi del caro vita. Truss è già stata fortemente criticata dall’opposizione laburista per la decisione di non introdurre tasse sui profitti extra dei colossi di gas ed elettricità con cui in parte finanziare l’annunciato maxi piano per il congelamento delle bollette.
Non che, con il tetto al bonus, le cose andassero poi così male per i banchieri londinesi. Secondo l’Autorità bancaria europea sono 3.519 quelli che nel 2021 hanno guadagnato almeno un milione di euro. Un numero che è sette volte più alto rispetto a quello della Germania, secondo paese europeo in classifica. Londra si è affermata dagli anni ’80 in poi anche come hub finanziario di transazioni non proprio limpidissime facendo perno sui legami con ex colonie britanniche, ora paradisi fiscali che mantengono uno stretto legame con la City, e una sostanziale compiacenza delle autorità di vigilanza. A volte si dimentica inoltre che dopo la crisi del 2008, risolta solo grazie agli interventi di governi e banche centrali, le condizioni monetarie non sono mai più tornate alla normalità e che nei bilanci delle banche centrali si trovano ancora prodotti finanziari per migliaia di miliardi di euro comprati sul mercato per evitare il collasso del sistema finanziario.