Dopo la fine del blocco introdotto nel 2020 per proteggere i posti di lavoro durante la pandemia, i licenziamenti economici (cioè legati a difficoltà dell’azienda) sono ripartiti a pieno ritmo. I dati raccolti dall’Inps nell’ultimo Osservatorio sul precariato mostrano che nel primo semestre 2022 i contratti cessati sono stati 3,2 milioni, in aumento del 36% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma quelli economici sono saliti del 121%, a 266.640 – di cui 185mila da rapporti a tempo indeterminato. “Occorre ricordare che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative specifiche introdotte nel 202o”, ricorda l’istituto. “Il più pertinente confronto con il 2019 per i licenziamenti economici rileva una contrazione (circa 50.000 licenziamenti in meno sia rispetto al 2018 che al 2019: -21%)”. Ancora in forte aumento invece le dimissioni dal lavoro: sono state 1.080.245 in sei mesi, +31,73%, di cui oltre 600mila da contratti a tempo indeterminato.
In continua crescita dopo la modesta flessione del 2020, anche i licenziamenti disciplinari: poco più di 60.000 nel primo semestre 2022, circa un terzo in più rispetto al corrispondente semestre 2019). Le dimissioni registrano un consistente incremento nel primo semestre 2022 (+22% e +28% rispetto ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019) ma secondo Inps non è indice di un fenomeno prima sconosciuto: il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) “sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria“.
Le cessazioni sono aumentate anche per contratti stagionali (+64%), contratti intermittenti (+57%), contratti in apprendistato(+34%), contratti a tempo determinato (+33%), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31%). Quanto alle assunzioni, quelle attivate dai datori di lavoro privati nei primi sei mesi del 2022 sono state 4.269.000, in aumento del +26% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita è stata particolarmente accentuata sia per i contratti a tempo indeterminato (+36%), sia per le diverse tipologie di contratti a termine (intermittenti +40%, apprendistato +27%, tempo determinato +24%, stagionali +22%, somministrati +17%). Per quanto riguarda le tipologie orarie il confronto tra il secondo trimestre del 2022 e quello corrispondente del 2021 registra un aumento consistente per il part time verticale (+22%) mentre risulta in flessione il part time misto (-2%).