NON SARO' MAI LA BRAVA MOGLIE DI NESSUNO - 2/2
È stata la copertina di questo libro a stregarmi. La foto in bianco e nero dell’inconfondibile skyline di Manhattan ha incatenato il mio sguardo, attirando la mia attenzione come una calamita. E l’intuito non sbagliava. “Non sarò mai la brava moglie di nessuno” di Nadia Busato (Sem) è un’inchiesta giornalistica sotto forma di romanzo sulla vera, drammatica, storia di Evelyn McHale, una contabile americana che il 1 maggio 1947, a soli 23 anni, decise di togliersi la vita gettandosi dall’Empire State Building alla vigilia delle nozze. Fin qui nulla di particolare, penserete voi. E invece no. Perché la sua morte è diventata iconica grazie ad un fotografo che, quattro minuti esatti dopo la sua caduta nel vuoto, ha ritratto il suo corpo senza vita in una posa incredibilmente serafica: Evelyn aveva le gambe leggermente accavallate, la collana di perle in una mano, quasi ci stesse giocando, e nell’altra il suo biglietto d’addio. Ma, soprattutto, il suo viso irradiava un’espressione di beatitudine, di pace ultraterrena. Un’immagine tutt’altro che consueta per un suicidio, tanto più dopo un volo dall’86esimo piano. E così è stata consacrata come “la suicida più bella della storia“. In questo libro l’autrice, dopo anni di ricerca e di interviste, ci porta indietro nel tempo, all’interno della vita di questa giovane dall’animo tormentato, tra supposizioni e realtà, e ce la fa conoscere attraverso i racconti di coloro che l’hanno conosciuta. A tessere le trame della narrazione sono dieci personaggi che gettano luce, o mistero a seconda dei casi, sulla vicenda di Evelyn, resa immortale da Andy Warhol e citata da David Bowie. Dai suoi familiari, al suo fidanzato che solo poco tempo prima le aveva chiesto di sposarlo, fino ad arrivare a coloro che l’hanno conosciuta solo dopo la sua morte, come il fotografo che, appunto, per primo ha immortalato il suo corpo senza vita. Proprio la sua è la testimonianza più toccante: oltre a ricordare le emozioni che lo hanno spinto a immortalare il corpo di Evelyn, confida la “gelosia” istintiva che per qualche secondo ha provato nei confronti di quella donna, che appariva così visibilmente in pace con il mondo e con se stessa. A costo, però, della vita. Una storia toccante quanto misteriosa, che non può che portarci a riflettere sulla fatica degli uomini, che allora, come oggi spesso scelgono di scappare dal proprio dolore e dalle proprie incertezze. Non aspettatevi una biografia, affatto. Queste pagine sono fatte di emozioni, sensazioni, ricordi e suggestioni che arrivano dritte al cuore del lettore toccando corde nascoste e insinuandosi nella sua mente. Non la classica lettura estiva, ma grazie alla pungente delicatezza dell’autrice questa storia è una manna per i tormenti sempiterni che albergano, anche sopiti, il nostro animo. Voto: 8