Kelly, 55 anni, era già stato condannato nel 2021 a 30 anni per crimine organizzato e traffico sessuale: una pena che ora rischia di allungarsi ulteriormente
“Un maestro della manipolazione che ha usato la sua fama e la sua ricchezza per attirare i fan, alcuni dei quali minorenni, e poi abusare sessualmente di loro“. È questo il ritratto di R. Kelly fatto dai pubblici ministeri durante il processo conclusosi con la condanna del cantante star dell’R&B. Una giuria federale di Chicago lo ha infatti riconosciuto colpevole di tre diversi capi di imputazione di pornografia infantile altrettante accuse di adescamento di minorenni per attività sessuale, assolvendolo invece da un quarto capo d’accusa di pornografia e da un’accusa di cospirazione per ostacolare la giustizia, che lo accusava di aver manipolato il suo processo per pedopornografia nel 2008.
Kelly, 55 anni, era già stato condannato nel 2021 a 30 anni per crimine organizzato e traffico sessuale: una pena che ora rischia di allungarsi ulteriormente. I suoi due coimputati sono stati dichiarati non colpevoli di tutte le accuse. I giurati, che hanno deliberato per 11 ore in due giorni, hanno scritto diverse domande al giudice mercoledì, almeno una delle quali indicava che i giurati erano alle prese con alcune delle complessità legali del caso. Una domanda chiedeva se dovevano trovare che Kelly avesse adescato e costretto dei minori, oppure che li avesse adescati o costretti. Il giudice, dietro obiezione dell’avvocato di Kelly, ha risposto che bastava trovarne uno.