I settori che all’inizio dell’estate lamentavano a gran voce la difficoltà a trovare lavoratori (non suffragata dai dati) non sembrano aver ascoltato il consiglio di provare a pagare di più” le professionalità che scarseggiano. I dati Eurostat sull’andamento del costo orario del lavoro in Europa nel secondo trimestre dell’anno – quello in cui si firmano i contratti stagionali in vista dell’estate – sono impietosi: in Italia nel comparto dei servizi la componente salariale, al netto di tasse e contributi, è salita rispetto allo stesso periodo del 2021 di un risicato 0,5%. In nessun altro Stato dell’Ue il progresso è stato così contenuto: la media nei servizi è +5,3%, quella dell’Eurozona +4,9%. Avaro anche il comparto delle costruzioni, che pure ha ampiamente beneficiato dei bonus edilizi: +2,3% contro una media europea di +4,1%. In linea con gli altri 26 Paesi solo l’industria, con un aumento del salario orario del 2,9% medio. Nota bene: questi sono salari nominali. Ma nel frattempo i prezzi si sono gonfiati come non succedeva da 40 anni: con l’inflazione di giugno all’8%, il potere d’acquisto è calato in media di 7,5 punti per chi lavora nei servizi (commercio, ristorazione, accoglienza, attività professionali), quasi 6 per i lavoratori edili, 5 per chi è occupato nella manifattura.

Mentre l’Italia rimane tra i pochi Paesi Ue senza un salario minimo legale fissato per legge e l’unico in cui gli stipendi ristagnano da 30 anni, le tavole dell’istituto di statistica europeo aiutano a farsi un’idea di dove il meccanismo si è inceppato. I dati aggregati dell’intera economia vedono la Penisola ampiamente nella media: nel secondo trimestre i salari orari risultano cresciuti del 3%, più che in Grecia, Spagna, Danimarca, Olanda, Finlandia e Svezia anche se molto meno che in Germania (+5,5%). Quando però si divide il settore privato dalla pubblica amministrazione il discorso cambia: il comparto pubblico, complice il rinnovo del contratto per le funzioni centrali, fa segnare un +6,2% per la sola componente della remunerazione oraria, mentre nel privato l’aumento è solo dell’1,4% contro una media europea del 4,2%. Per aumento dei salari nella “business economy” Roma è nettamente in fondo alla classifica, guidata dai Paesi dell’est Europa dove i minimi salariali partivano da livelli molto bassi e sono in rapida salita.

Passando alle diverse branche di attività, ad arrancare sono soprattutto i servizi. Qui il costo del lavoro orario complessivo è aumentato nel secondo trimestre solo di 0,3 punti percentuali (0,5 guardando solo la componente dei salari), esattamente come nei tre mesi precedenti, mentre nell’ultimo scorcio del 2021 la crescita era stata dello 0,7%. Per fare qualche confronto: in Spagna tra aprile e giugno i salari orari nei servizi sono saliti del 2,7%, in Francia 2,9%, in Germania dell’8,2%.

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