La pioggia registrata fra il pomeriggio e la sera di giovedì 15 settembre nelle Marche è risultata essere la più intensa degli ultimi 10 anni: lo ha detto il monitoraggio del Cnr-Irp. Gli allagamenti hanno raggiunto il primo piano delle case e le strade si sono trasformate in torrenti: il fiume Misa a Sanigallia ha esondato. Un’emergenza scoppiata in poche ore che provocato morti, feriti e dispersi. L’allerta, però, è rimasta gialla. Uno stato di allarme abbastanza basso che ha lasciato i sindaci senza strumenti di intervento. Lo ha fatto sapere per esempio Maurizio Greci, sindaco di Sassoferrato, a Radio Capital: “Non avevamo ricevuto nessuna avvertimento particolare, soltanto una allerta gialla della Protezione civile per vento e pioggia. Niente che potesse far presagire un disastro del genere. Tutto è accaduto nell’arco di un’ora”. E poi Carlo Manfredi, sindaco di Castellone di Suasa: “L’allerta meteo era gialla per le zone appenniniche e del Pesarese e del Fabrianese, una allerta nomale ma la portata non era assolutamente prevista. Il problema sono terra e fango venuti giù dall’Appennino”. L’Anci, che ha espresso solidarietà ai primi cittadini coinvolti, ha posto l’accento sulla condizione di chi “in pochi minuti ha perso tutto”. Pochi minuti che non hanno quasi precedenti: secondo la prima analisi fatta dal Il Meteo.it è caduta la pioggia di sei mesi in un pomeriggio. L’Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica, ha registrato che nel comune di Cantiano in sette ore sono caduti 420 millimetri di pioggia, la metà di tutto il 2021. La stessa Protezione civile ha ammesso, con le parole dell’assessore regionale Stefano Aguzzi, che l’alluvione non fosse prevista “a questi livelli. E l’esondazione del Misa, in particolare, è stata repentina e improvvisa. In alcune località, “non c’è stato tempo di intervenire”.
Ma era possibile giocare d’anticipo? Secondo quanto riferito dal meteorologo e climatologo Luca Mercalli, no: “I nubifragi ci sono sempre stati, ma adesso il riscaldamento globale li amplifica, diventano cioè più frequenti e più intensi. Aspettiamoci quindi altri eventi simili in futuro, perché il riscaldamento globale li renderà sempre più probabili. In nove ore 400 mm d’acqua sono una quantità inaudita, soprattutto per una zona d’Italia dove non c’era una particolare frequenza di questi fenomeni. La quantità di pioggia caduta metterebbe in crisi qualsiasi territorio. Quando arriva una situazione simile si può fare quindi una previsione con il radar meteorologico dell’ordine di mezz’ora, ma ormai è troppo tardi. Dobbiamo creare una cultura di autoprotezione dal rischio idrogeologico che in Italia ancora non c’è”.
Le tipologie di allerta sono quattro: verde, giallo, arancione e rosso. Sono indicati nel Bollettino di vigilanza metereologica nazionale, che viene emesso dal Centro funzionale nazionale a Roma sulla base di quanto riferito dai singoli Centri funzionali decentrati, promossi dalla Protezione civile. Il colore verde indica “assenza di fenomeni significativi prevedibili anche se non è possibile escluderli a livello locale”. Il giallo prevede invece che vi possano essere “fenomeni localizzati” come caduta massi, frane superficiali, colate di fango e esondazione improvvisa dei corsi d’acqua. Già con l’allerta gialla si registra un “occasionale pericolo per la sicurezza delle persone con possibile perdita di vite umane per cause accidentali”. L’allerta arancione prevede invece “fenomeni diffusi” con danni ad edifici, centri abitati, attività produttivi, argini e ponti, inondazione delle aree golenali. E poi c’è il rosso: fenomeni numerosi e/o estesi” con “grave pericolo per la sicurezza delle persone con possibili perdite di vite umane”. Lo scenario prevede frane profonde e di grandi dimensioni, cedimento di ponti, allagamenti di aree anche lontane dai corsi d’acqua, variazione dei corsi dei fiumi. Una suddivisione che ormai, causa cambiamento climatico, non basta più: “La modellistica numerica ha fatto passi da giganti negli ultimi 20 anni, tuttavia la loro predicibilità non è ancora al 100%, con un margine di imprevedibilità che resta abbastanza significativo anche a seconda delle zone e delle circostanze sinottiche”, ha detto Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com. “Inoltre un evento di 400mm in 7 ore risulta di fatto eccezionale e imprevedibile, ma che rientra nello schema di cambiamento climatico a cui stiamo rapidamente assistendo”. La necessità di rivalutare il sistema d’allarme è stata ammessa anche dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio: “Ora dobbiamo concentrarci sulle cose da fare adesso. Il tema dell’allertamento sarà da approfondire”.