L’Osservatorio Anbi sule Risorse Idriche ha diffuso alcuni dati forniti dalla Rete Meteo Idropluviometrica Regionale delle Marche: a Cantiano, il comune più colpito, sono caduti 420 millimetri di pioggia dalle 15.00 alle 22.30 (di cui quasi 200 tra le 17.00 e le 19.00), circa la metà di quanto piovuto in tutto il 2021 e la temperatura è scesa dai 26 gradi delle 14.00 ai 17,3 gradi alle 16.00. A Barbara, dalle 15.00 alle 22.45 sono caduti 127 millimetri di pioggia (80 dalle 17.30 alle 19.30). A Scheggia 187,2 millimetri (oltre 50 in 30 minuti). Il fiume Misa è straripato a Senigallia (dove sono piovuti solo 5,6 millimetri): alle 22 aveva un’altezza di 21 centimetri, alle 23.45 di 5,31 metri. Il fiume Sentino, che aveva toccato nei giorni scorsi uno dei tanti record negativi (cm.-41), alle 19.30 di ieri era salito a 3,67 metri.
“Premesso che il rischio zero non esiste soprattutto di fronte a eventi meteorici straordinari, è comunque evidente l’urgente necessità di infrastrutturare il territorio con bacini, come il Piano Laghetti proposto da Anbi e Coldiretti ed il Piano Invasi proposto da Anbi nel 2017, capaci di trattenere le ondate di piena e l’acqua in eccesso per utilizzarla nel momento del bisogno per fini irrigui e potabili, nonché per usi complementari come la produzione di energia rinnovabile”, commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. “Rabbia, tanta rabbia e tanto dolore per le persone, che stanno perdendo beni e soprattutto affetti familiari”, ha proseguito Vincenzi. “Oltre a ciò, la consapevolezza che eventi meteo come quello, che sta colpendo le Marche, possono ripetersi già nelle prossime ore in altre zone d’Italia. Nessuno ora dica di non sapere, perché sono anni, che lo denunciamo in sintonia con la scienza, accrescendo l’allarme nei mesi scorsi: il territorio italiano è alla mercé dei cambiamenti climatici e dell’estremizzazione degli eventi meteo dopo anni di mancati investimenti nella sicurezza idrogeologica dei territori”.
Si è aggiunta anche la voce di Massimo Gargano, direttore generale di Anbi: “Ora inizierà la litania della dichiarazione dello stato di calamità che, dati alla mano ristorerà solo il 10% dei danni subiti dalle persone, senza considerare l’incommensurabile perdita di vite umane e poi comincerà l’ennesimo stato d’emergenza con costi 7 volte maggiori degli interventi in prevenzione e lunghi tempi di ricostruzione, cui si devono sommare le perdite per l’economia e lo sviluppo delle comunità”. Soprattutto, ha proseguito, “ora, in campagna elettorale, comincerà l’uso dei verbi della buona volontà al futuro, quando da anni, come ora, ripetiamo che bisogna intervenire con urgenza per adeguare la rete idraulica del Paese per la quale, nel 2020, abbiamo presentato un ennesimo Piano di Efficientamento con 858 interventi prioritari, perlopiù definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, capaci di aumentare resilienza ed occupazione, ma ancora disatteso“. Conclude il Presidente di Anbi, Vincenzi: “Lo ripetiamo ancora una volta a lettere cubitali, perché proprio ieri l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche aveva segnalato: le Marche e l’Italia centrale sono state colpite da una straordinaria siccità, cui è collegato un poco percepito, ma alto rischio idrogeologico, conseguenza di finora inusuali fattori climatici, cui si uniscono terreni inariditi dalla siccità ed infrastrutture idrauliche, rese insufficienti anche dalla crescente cementificazione”.