È il 19 giugno del 1944. I tedeschi stanno rastrellando la zona di San Donato in Poggio, circa 30 chilometri a sud da Firenze. Sei giorni prima un soldato tedesco è morto in uno scontro a fuoco. Il boscaiolo partigiano 40enne Egidio Gimignani viene trovato in possesso di un fazzoletto rosso. Viene torturato. Agonizzante, viene lasciato morire, il 20 giugno, in una fossa che i suoi cugini furono costretti a scavare. A distanza di 78 anni i due nipoti di Gimignani, Katia e Sergio Poneti, hanno avviato una causa contro la Germania.

Con il decreto legge 36 dell’aprile 2022, infatti, è stato istituito un fondo di ristoro per risarcire le vittime, o i loro familiari, per i crimini compiuti dalle forze del Terzo reich nel periodo tra l’1 settembre 1939 e l’8 maggio 1945. Per questo Katia e Sergio, assistiti dall’avvocato Iacopo Casetti, hanno deciso di fare causa a Berlino. La prima udienza si terrà a novembre al tribunale di Firenze. “Vogliamo giustizia e verità per il nostro nonno che lottò per la libertà e la democrazia”, spiegano i due nipoti che hanno al loro fianco il Comune di Barberino Tavarnelle, promotore della rete regionale dei comuni toscani colpiti da stragi ed eccidi nazifascisti.

“Siamo sempre stati orgogliosi della figura del nostro nonno – commentano Katia e Sergio – e della sua lotta politica per la libertà e la democrazia, anche se non è stato sempre facile convivere con la ferita costantemente aperta nel cuore di nostra madre”. “Quando abbiamo saputo dell’istituzione del fondo – aggiungono – non abbiamo esitato a decidere di far partire la causa anche se inizialmente era previsto solo il termine di 30 giorni, per questo vogliamo ringraziare lo studio legale che ci segue che ha predisposto gli atti in tempi brevissimi, e anche l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle per l’attenzione che ha sempre dedicato al caso del nostro nonno”.

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