Davanti a Palazzo Marino a Milano, sede del Comune, la manifestazione promossa dal comitato cittadino “Sì Meazza”, cui hanno aderito numerose realtà, come Fridays For Future, il collettivo Off Topic e il comitato Referendum x San Siro. Lo studio: dalla demolizione un’emissione nell’atmosfera di circa 210.500 tonnellate di CO2. L'architetto Bonessa: "Ricordiamoci che stiamo parlando di terreni pubblici che verranno ceduti a privati"
Le emissioni provocate dalla demolizione dello stadio Meazza, ma anche la cementificazione intorno al nuovo impianto. L’impatto ambientale è il punto principale, ma non l’unico tra quelli contestati da chi dice no al nuovo stadio a San Siro voluto da Inter e Milan. Viene denunciata anche la mancanza di trasparenza intorno al progetto, così come il suo impatto sulla situazione abitativa di un quartiere già delicato. Il 14 settembre si è tenuta – davanti a Palazzo Marino a Milano, sede del Comune – la manifestazione promossa dal comitato cittadino “Sì Meazza”, cui hanno aderito numerose realtà milanesi impegnate in questioni ambientali e sociali, come la sezione meneghina di Fridays For Future, il collettivo Off Topic e il comitato Referendum x San Siro. Il motivo dell’adunata – da parte di tutte le realtà – riguarda il destino che attende lo stadio Giuseppe Meazza, destinato alla completa demolizione, in vista della costruzione di un unico impianto di proprietà per le due principali società calcistiche di Milano. Il progetto è firmato dallo studio di architettura Populous. La relazione dei due club prevede l’inizio dei lavori a gennaio 2024 e il loro termine per luglio 2030: un investimento di 1,2 miliardi di euro da parte di Inter e Milan. Oltre allo stadio, il progetto prevede la creazione di una “cittadella polifunzionale”, con servizi, appartamenti e verde urbano.
Le emissioni e la cementificazione – I motivi che hanno mosso i comitati cittadini a intervenire sono molteplici. Il primo riguarda appunto l’ambiente. Da uno studio di Paolo Pileri – professore di Pianificazione e progettazione urbanistica presso il Politecnico di Milano, la demolizione di San Siro e il suo smaltimento annullerebbero tutti i progressi in materia di riduzione delle emissioni fatti dal 2005 al 2020, con un’emissione nell’atmosfera di circa 210.500 tonnellate di CO2. Il progetto di Populous – come riportato sul sito ufficiale dello studio – prevede l’introduzione di un’area verde attorno al nuovo stadio di circa 90mila mq per ovviare all’isola di calore che si creerebbe a causa della cementificazione. Inoltre, il Comune di Milano ha limitato l’indice di edificabilità per il nuovo progetto da 0,51 a 0,35 mq/mq, riducendo quindi il numero di “edifici extra-calcistici” (ristoranti, hotel…) attorno al “fu Meazza”, e aumentando di 50mila mq le aree verdi. Ilfattoquotidiano.it ha contattato Andrea Bonessa – architetto e promotore del comitato Referendum x San Siro – che ha commentato: “Chi tratta di urbanista sa bene che molte volumetrie non saranno ascritte a questo 0,35 perché identificate come ‘servizi’. Quindi la cementificazione sarà uguale se non addirittura maggiore”. Dello stesso avviso è Off Topic: secondo il collettivo, la riduzione delle volumetrie non comprende le opere di urbanizzazione accessoria (ad esempio le strade asfaltate), che sono state invece incrementate.
La situazione abitativa a San Siro – Un altro tema denunciato dai comitati cittadini riguarda la mancanza di trasparenza dell’intero progetto. “Ricordiamoci che stiamo parlando di terreni pubblici che verranno ceduti a privati – ha proseguito Bonessa – noi non sappiamo niente di questo progetto, siamo alla vigilia di un dibattito pubblico e i cittadini rimangono tutt’ora all’oscuro degli accordi tra Comune e società”. Oltre a ciò, un’altra critica riguarda l’impatto socioeconomico che avrà il nuovo stadio sul quartiere, a cominciare dal problema gentrificazione, considerando le enormi problematicità della situazione abitativa nel quartiere San Siro. “Lo stadio Meazza, essendo di proprietà del Comune di Milano, è uno strumento importantissimo per l’asset immobiliare – ha dichiarato pubblicamente Massimo Mainardi di Off Topic durante la manifestazione – in grado di ottenere dagli istituti bancari i fondi necessari per erogare quei servizi fondamentali per i cittadini milanesi, soprattutto per i più bisognosi”.
Il dibattito pubblico e il mancato referendum – Mainardi ha proseguito sostenendo che un’eventuale valorizzazione dell’attuale stadio e un aumento della sua fruibilità – senza alcuna demolizione e privatizzazione – incrementerebbe l’asset immobiliare a favore del Comune e a beneficio di tutti i cittadini. Infine, Bonessa ha fornito aggiornamenti sull’attuale stato del dibattito pubblico: “A Roma, la Commissione Nazionale Dibattito Pubblico (CNDP) ha già ricevuto il progetto per lo stadio e attualmente dovrebbe rimandarlo con le sue valutazioni. Da esso dovrebbe partire il dibattito, la cui data è prevista per il 19 settembre“. Sull’ipotesi di un nuovo stadio a Sesto San Giovanni ha commentato: “È probabile che non si concretizzi, dato che il ritorno economico e immobiliare sarebbe decisamente minore rispetto a quello previsto per Milano. La rigenerazione è essenziale, ma che si tratti di una rigenerazione non in mano a privati, e soprattutto non tramite la cessione di un bene pubblico e dei benefici che porta alla cittadinanza”. Oltre al dibattito pubblico, i promotori favorevoli al mantenimento dello stadio Meazza hanno fatto ricorso presso il Tribunale Civile di Milano riguardo la mancata approvazione di un passato referendum (abrogativo e consultivo) proposto al Comune sempre riguardo l’abbattimento o meno dello stadio.