L’Oman è una Paese dolce e moderato, la Capitale Muscat ne è l’esempio perfetto ad anni luce dalle vertiginose città del Golfo tutte vetro ed acciaio. Persino le case sono basse, e i palazzi non superano i due, tre piani, un’edilizia raffinata ingentilita dal rigore di una legge nazionale che impone almeno un elemento della tradizione. Che sia una cupola, un arabesco persiano o un arco ottomano poco importa, la dimensione dell’abitare in Oman è tutt’altra storia, così l’accoglienza in ogni angolo di questo bellissimo Paese, lo sa bene chi ha scoperto il Dhofar, la parte meridionale affacciata sull’Oceano Indiano. Terra ricca di storia, da sempre crocevia di popoli, un tempo riferimento del commercio dell’incenso e delle spezie, oggi località sempre più amata dai turisti di tutto il mondo che qui trovano una vacanza da “mille e una notte” tra atmosfere affascinanti di un mondo arabo morigerato, ricco di tradizioni e povero di imposizioni, più tollerante e aperto al libero pensiero.

La regione del Dhofar attrae soprattutto per la magnifica natura: un mare trasparente dove guizzano i delfini, lunghissime spiagge dorate puntellate dalle impronte di dromedari, e dune costiere che cedono il passo a quelle del deserto di Rub Al Khali, l’immenso “quarto vuoto”, come lo chiamano i locali. E ancora spettacolari formazioni a strapiombo sulle onde e grotte dove nidificano gli uccelli migratori, anfratti costieri in cui rimbomba l’oceano, ululati in contrasto ai silenzi degli avamposti d’entroterra, dove si vociferano racconti e leggende come quello della Regina di Saba, sovrana delle terre del sud. Il Dhofar è inoltre la porta d’accesso per la mitica Via dell’Incenso, intreccio di antiche strade un tempo percorse dalle carovane che attraversavano i vuoti del deserto per raggiungere il Mediterraneo, carichi mercantili avvolti nel profumo del franchincenso, una resina aromatica che un tempo valeva più dell’oro. I locali lo chiamano “lacrime degli dei”, un dono di natura estratto dalla pianta del Boswellia sacra che ricopre intere vallate, come il suggestivo Wadi Dawkah, uno dei più estesi boschi di Boswellia della regione. Una materia prima che ha fatto la storia tracciando rotte e interessi, ha ispirato miti e suggestioni, e oggi imbeve la quotidianità omanita con la sua fragranza. Ovunque se ne fiuta l’essenza, i più romantici lo utilizzano come antidoto alla malinconia, altri lo usano persino contro il raffreddore, c’è invece chi opta per un massaggio rilassante che profuma dei suoi olii essenziali, soprattutto quando si vive una vacanza all’insegna del benessere. Se siete sulla stessa lunghezza d’onda, un soggiorno al Bravo Salalah Rotana è quello che fa per voi, un’oasi a pochi chilometri dalla vivace capitale della regione, Salalah, dove trovare un’atmosfera rilassata, esotica ed elegante, e concedersi il massimo del relax.

Storie di mare, tra delfini e coste incantate

Alte palme da cocco ombreggiano la spiaggia privata del Bravo Salalah Rotana, incorniciando uno scorcio perfetto sull’Oceano Indiano, il primo fermo immagine di una vacanza unica e piena di sorprese, a cominciare da una passeggiata sul bagnasciuga in sella ad un dromedario. Per chi invece desidera tuffarsi nelle limpide acque dell’oceano, l’accesso al mare in questo tratto di costa è dolce e digradante, adatto anche ai nuotatori meno esperti e ai bambini. Acque basse e trasparenti, un incanto popolato da piccoli pesci che nuotano indisturbati tra lo stupore dei bagnanti, e poco più al largo banchi di sardine che disegnano coreografie argentee a pelo d’acqua. Ma quello che sorprende ed emoziona sono i delfini che si annunciano saltando, quasi volessero richiamare l’attenzione. Nuotare in loro compagnia è un’esperienza davvero unica, così praticare snorkeling o diving ammirando la barriera corallina, raggiungibile in sicurezza con delle gite organizzate in barca, magari con un tipico dhow.

L’oceano regala esperienze bellissime, ma anche esplorare la costa è un’avventura. Quella del Dhofar è disegnata da lunghissime spiagge dorate alternate da tratti rocciosi e frastagliati a picco sulle onde. Merita il viaggio il geosito di Al Mughsail, dove una maestosa formazione calcarea spicca in una delle baie più belle dell’Oman, lungo la costa ad ovest di Salalah, verso lo Yemen. Questa vertigine di roccia è famosa per i soffioni che spruzzano acqua ai piedi della scogliera, soprattutto nel periodo del monsone kharif che infuria il mare con forti raffiche di vento, da giugno ai primi di settembre. Un paesaggio di rara bellezza incorniciato da boschetti di incenso selvatico a poca distanza, ma anche un luogo di biodiversità dove nidificano migliaia di uccelli migratori. Proseguendo in direzione ovest, tappa alla spiaggia di Fazayah, uno dei litorali più selvaggi e suggestivi dove fare il bagno e aspettare il tramonto, magari con un “aperitivo” a base di tè alla menta e datteri dolcissimi.

Entroterra: deserto, oasi e città perdute

Nel Dhofar anche l’interno è ricco di bellezze. In meno di due ore, dal Bravo Salalah Rotana si raggiunge l’area del deserto dove ondeggiano le prime dune, natura che si fa arte nella sintesi più estrema, quella dell’immenso Rub Al Khali che copre la parte meridionale della Penisola Araba. Uno dei luoghi più aridi e inospitali della Terra in parte ancora inesplorato, ma ricco di leggende e suggestioni. Persino le popolazioni beduine non si inoltrano tra le sabbie sconosciute e percorrono tracciati millenari che lo lambiscono in minima parte, orientandosi con il declinare del sole e il firmamento. Un’escursione lungo questi antichi itinerari è un’avventura da concedersi in compagnia di una guida esperta e magari attendere la sera per ammirare il cielo che si accende di stelle.

L’entroterra del governatorato offre incredibili contrasti come il Wadi Ayun, un’oasi in cui spunta una piscina naturale d’acqua dolce e smeraldina dove fare un tuffo rinfrescante, circondata dalla vegetazione, rigogliosa nel periodo del monsone kharif. Un’altra meta da non perdere è la Via dell’Incenso, un itinerario patrimonio Unesco che si snoda nel deserto e testimonia l’importanza storica e culturale del commercio omanita sin dagli albori. Uno dei crocevia più importanti lungo il tracciato è la città perduta di Ubar, oggi un sito archeologico dove prevale la suggestione alla testimonianza: questo insediamento ha poco nulla da svelare se non alcuni muri superstiti e un polveroso museo, eppure la sua scoperta, fatta nel 1992 da un gruppo di studiosi attraverso l’analisi di immagini satellitari, ha rivelato con certezza la famosa “Atlantide delle sabbie”, un tempo centro fondamentale per le carovane che si rifornivano di acqua e viveri prima di attraversare il deserto. Un bellissimo esempio che ricorda quanto siano importanti il sogno e l’immaginazione per pensare in grande e fare ricerca.

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