Dieci filiali bancarie in poco più di 48 ore: il bilancio della “guerra dei depositi” in Libano sta assumendo dimensioni preoccupanti. È delle ultime ore la notizia che solo venerdì otto istituti bancari – sette nella capitale Beirut e dintorni, una nella filiale della Byblos Bank di Ghaziye, villaggio a sud di Sidone – sono stati assaltati dagli ormai disperati correntisti che da quasi tre anni, complici alcune severe e arbitrarie misure introdotte per il controllo dei capitali, non hanno diritto di prelevare i propri fondi in dollari.
Nella capitale Beirut gli istituti presi d’assalto dai correntisti sono due filiali della Blom Bank nell’area di Tariq Jdide, tre filiali della Banca Libano-francaise ad Hamra, al Kafaat e Dahiye (periferia sud) e due filiali della Bankmed e di Fransabank, nell’area di Ramlet el Baida, sul lungomare. Nella filiale di Ghaziyeh, un uomo sulla cinquantina è entrato armato di pistola automatica e dopo aver versato una tanica di benzina per terra è riuscito – prima di essere arrestato – a farsi restituire circa 20mila dollari.
Azioni probabilmente coordinate, ma soprattutto stimolate dagli altri due assalti di mercoledì scorso: nelle prime ore della mattina, una donna di nome Sally Hafiz, insieme ad alcuni suoi sodali, era entrata in una filiale Blom Bank dell’elegante quartiere di Sodeco, nella parte est della capitale, armata di quella che poi si è rivelata essere una pistola giocattolo per ottenere l’accesso ai propri risparmi in valuta forte, circa 13mila dollari, per poter pagare costose cure anti-cancro alla sorella. Nelle stesse ore ad Aley, a sud della capitale, un uomo armato è stato arrestato dopo che era riuscito a imporre a una filiale bancaria la restituzione di circa 30mila dollari congelati da tre anni sul suo conto.
Il “peccato originale” è persino precedente. A spingere un numero sempre maggiore di libanesi a ricorrere a questo genere di mosse disperate era stato già quanto accaduto lo scorso 10 agosto: in quell’occasione, un uomo armato di nome Bassam Sheikh Hussein, 42 anni, aveva preso in ostaggio per alcune ore clienti e impiegati in una filiale della Federal Bank del quartiere commerciale di Hamra per poi arrendersi alle forze di sicurezza, non prima di essere riuscito però a pattuire la restituzione di circa 30mila dei 210mila dollari bloccati sul suo conto corrente.
Durante l’assalto, decine di persone si erano radunate al di fuori dell’istituto intonando cori a favore dell’assalitore e contro le misure imposte sul sistema bancario. Sui social media il sostegno generale a queste azioni appare come moltiplicato per dieci. In modo molto significativo, Hussein era stato poi scagionato da ogni accusa dal pubblico ministero Ghassan Oueidat e la banca stessa aveva ritirato la denuncia.
“La guerra per la riappropriazione dei nostri risparmi è iniziata e non ci fermeremo finché i nostri diritti non verranno ripristinati”, le parole della Mouttahidoun, il sindacato dei depositanti libanesi, a margine degli assalti multipli odierni, mentre l’associazione delle banche libanesi ha annunciato la chiusura degli istituti in tutto il Paese per tre giorni, a partire dal 19 settembre, proprio a causa degli “attacchi ripetuti”.
Questi assalti sono preoccupanti per diverse ragioni: sono infatti il simbolo della disperazione in cui è precipitata quella che fino a pochi anni fa era la classe media del Paese, oggi praticamente polverizzata, in grado di mandare i figli a studiare all’estero e permettersi delle vacanze estive nella regione. Persone con qualche migliaio o decina di migliaia di dollari di risparmi sul proprio conto, congelati dalle autorità sin da novembre 2019, che stanno facendo i conti con una povertà improvvisa, violenta, inesorabile, in un Paese che già prima della crisi aveva comunque un debito pubblico tra i più alti al mondo, problemi strutturali per quel che riguarda l’insufficiente fornitura di energia elettrica e acqua, nonché una crisi nella raccolta dei rifiuti che nel 2015 aveva prodotto la prima delle grandi proteste della società civile – “tol’it rihetkon”, “Voi puzzate”, riferito ai politici locali responsabili della mala gestione, in un gioco di riferimenti alla spazzatura.
Alla popolazione libanese oggi è permesso prelevare le giacenze solo in lire libanesi, valuta che ha conosciuto un crollo costante del suo valore dal 2019, passando da un cambio col dollaro di 1:1.500 a 1:36.000, con una inflazione senza precedenti nella regione (oltre il 500% su base annua, tra il 2020 e il 2021), ma senza un proporzionale adeguamento dei salari.
A rappresentare invece la disperazione degli abissi del Libano c’è invece quasi l’80% della popolazione che secondo la Banca mondiale si trova oggi sotto la soglia della povertà (era circa il 25% nel 2014). Anche da parte delle fasce di popolazione ancor più deboli, già due anni fa c’erano stati degli assalti che segnalavano uno stato di disperazione difficilmente misurabile: non alle banche ma alle farmacie, con una manciata di episodi tra settembre e ottobre nei quali uomini armati erano entrati in esercizi farmaceutici nel sobborgo di Jdeideh e nell’area di Bchamoun per reclamare pochi euro in contanti, oppure pannolini, latte in polvere e addirittura Panadol, un antidolorifico paragonabile all’aspirina, fino a poco tempo fa molto facile da trovare.
Ora il rischio immediato è quello di inarrestabili fenomeni di emulazione, stimolati anche dal clima di relativa “tolleranza” delle autorità per la disperazione della popolazione che va di pari passo con lo sfaldamento delle istituzioni e della fiducia nelle stesse.
Il Libano sta precipitando pericolosamente nell’anarchia – un’anarchia operativa che è ben rappresentata proprio dall’impunita classe politica, al centro delle contestazioni da almeno tre anni – e a preoccupare c’è anche il silenzioso e paradossale (poiché i trafficanti si fanno pagare in dollari) boom del mercato illegale delle armi, attestato già da una indagine di due anni fa condotta dal quotidiano kuwaitiano Al Anba.
La prossima settimana è attesa in Libano una delegazione del Fondo Monetario Internazionale per discutere di un prestito vincolato ad alcune decise (e dolorose) riforme che tardano ad essere implementate. Lo scorso aprile Beirut e il Fondo avevano raggiunto un accordo di massima per un prestito da 3 miliardi, vincolato appunto ad alcune riforme economiche che il governo di Najib Mikati avrebbe dovuto avviare. Compresa quella del sistema bancario.
Mondo
In Libano è esplosa la “guerra dei depositi”: 10 assalti armati alle banche per ritirare i risparmi bloccati a causa della crisi
"La guerra per la riappropriazione dei nostri risparmi è iniziata e non ci fermeremo finché i nostri diritti non verranno ripristinati", le parole della Mouttahidoun, il sindacato dei depositanti libanesi. le banche hanno dichiarato la chiusura degli istituti per evitare altre azioni violente. Questi assalti sono il simbolo della disperazione in cui è precipitata quella che fino a pochi anni fa era la classe media del Paese, oggi praticamente polverizzata
Dieci filiali bancarie in poco più di 48 ore: il bilancio della “guerra dei depositi” in Libano sta assumendo dimensioni preoccupanti. È delle ultime ore la notizia che solo venerdì otto istituti bancari – sette nella capitale Beirut e dintorni, una nella filiale della Byblos Bank di Ghaziye, villaggio a sud di Sidone – sono stati assaltati dagli ormai disperati correntisti che da quasi tre anni, complici alcune severe e arbitrarie misure introdotte per il controllo dei capitali, non hanno diritto di prelevare i propri fondi in dollari.
Nella capitale Beirut gli istituti presi d’assalto dai correntisti sono due filiali della Blom Bank nell’area di Tariq Jdide, tre filiali della Banca Libano-francaise ad Hamra, al Kafaat e Dahiye (periferia sud) e due filiali della Bankmed e di Fransabank, nell’area di Ramlet el Baida, sul lungomare. Nella filiale di Ghaziyeh, un uomo sulla cinquantina è entrato armato di pistola automatica e dopo aver versato una tanica di benzina per terra è riuscito – prima di essere arrestato – a farsi restituire circa 20mila dollari.
Azioni probabilmente coordinate, ma soprattutto stimolate dagli altri due assalti di mercoledì scorso: nelle prime ore della mattina, una donna di nome Sally Hafiz, insieme ad alcuni suoi sodali, era entrata in una filiale Blom Bank dell’elegante quartiere di Sodeco, nella parte est della capitale, armata di quella che poi si è rivelata essere una pistola giocattolo per ottenere l’accesso ai propri risparmi in valuta forte, circa 13mila dollari, per poter pagare costose cure anti-cancro alla sorella. Nelle stesse ore ad Aley, a sud della capitale, un uomo armato è stato arrestato dopo che era riuscito a imporre a una filiale bancaria la restituzione di circa 30mila dollari congelati da tre anni sul suo conto.
Il “peccato originale” è persino precedente. A spingere un numero sempre maggiore di libanesi a ricorrere a questo genere di mosse disperate era stato già quanto accaduto lo scorso 10 agosto: in quell’occasione, un uomo armato di nome Bassam Sheikh Hussein, 42 anni, aveva preso in ostaggio per alcune ore clienti e impiegati in una filiale della Federal Bank del quartiere commerciale di Hamra per poi arrendersi alle forze di sicurezza, non prima di essere riuscito però a pattuire la restituzione di circa 30mila dei 210mila dollari bloccati sul suo conto corrente.
Durante l’assalto, decine di persone si erano radunate al di fuori dell’istituto intonando cori a favore dell’assalitore e contro le misure imposte sul sistema bancario. Sui social media il sostegno generale a queste azioni appare come moltiplicato per dieci. In modo molto significativo, Hussein era stato poi scagionato da ogni accusa dal pubblico ministero Ghassan Oueidat e la banca stessa aveva ritirato la denuncia.
“La guerra per la riappropriazione dei nostri risparmi è iniziata e non ci fermeremo finché i nostri diritti non verranno ripristinati”, le parole della Mouttahidoun, il sindacato dei depositanti libanesi, a margine degli assalti multipli odierni, mentre l’associazione delle banche libanesi ha annunciato la chiusura degli istituti in tutto il Paese per tre giorni, a partire dal 19 settembre, proprio a causa degli “attacchi ripetuti”.
Questi assalti sono preoccupanti per diverse ragioni: sono infatti il simbolo della disperazione in cui è precipitata quella che fino a pochi anni fa era la classe media del Paese, oggi praticamente polverizzata, in grado di mandare i figli a studiare all’estero e permettersi delle vacanze estive nella regione. Persone con qualche migliaio o decina di migliaia di dollari di risparmi sul proprio conto, congelati dalle autorità sin da novembre 2019, che stanno facendo i conti con una povertà improvvisa, violenta, inesorabile, in un Paese che già prima della crisi aveva comunque un debito pubblico tra i più alti al mondo, problemi strutturali per quel che riguarda l’insufficiente fornitura di energia elettrica e acqua, nonché una crisi nella raccolta dei rifiuti che nel 2015 aveva prodotto la prima delle grandi proteste della società civile – “tol’it rihetkon”, “Voi puzzate”, riferito ai politici locali responsabili della mala gestione, in un gioco di riferimenti alla spazzatura.
Alla popolazione libanese oggi è permesso prelevare le giacenze solo in lire libanesi, valuta che ha conosciuto un crollo costante del suo valore dal 2019, passando da un cambio col dollaro di 1:1.500 a 1:36.000, con una inflazione senza precedenti nella regione (oltre il 500% su base annua, tra il 2020 e il 2021), ma senza un proporzionale adeguamento dei salari.
A rappresentare invece la disperazione degli abissi del Libano c’è invece quasi l’80% della popolazione che secondo la Banca mondiale si trova oggi sotto la soglia della povertà (era circa il 25% nel 2014). Anche da parte delle fasce di popolazione ancor più deboli, già due anni fa c’erano stati degli assalti che segnalavano uno stato di disperazione difficilmente misurabile: non alle banche ma alle farmacie, con una manciata di episodi tra settembre e ottobre nei quali uomini armati erano entrati in esercizi farmaceutici nel sobborgo di Jdeideh e nell’area di Bchamoun per reclamare pochi euro in contanti, oppure pannolini, latte in polvere e addirittura Panadol, un antidolorifico paragonabile all’aspirina, fino a poco tempo fa molto facile da trovare.
Ora il rischio immediato è quello di inarrestabili fenomeni di emulazione, stimolati anche dal clima di relativa “tolleranza” delle autorità per la disperazione della popolazione che va di pari passo con lo sfaldamento delle istituzioni e della fiducia nelle stesse.
Il Libano sta precipitando pericolosamente nell’anarchia – un’anarchia operativa che è ben rappresentata proprio dall’impunita classe politica, al centro delle contestazioni da almeno tre anni – e a preoccupare c’è anche il silenzioso e paradossale (poiché i trafficanti si fanno pagare in dollari) boom del mercato illegale delle armi, attestato già da una indagine di due anni fa condotta dal quotidiano kuwaitiano Al Anba.
La prossima settimana è attesa in Libano una delegazione del Fondo Monetario Internazionale per discutere di un prestito vincolato ad alcune decise (e dolorose) riforme che tardano ad essere implementate. Lo scorso aprile Beirut e il Fondo avevano raggiunto un accordo di massima per un prestito da 3 miliardi, vincolato appunto ad alcune riforme economiche che il governo di Najib Mikati avrebbe dovuto avviare. Compresa quella del sistema bancario.
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Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - È stato presentato oggi, nel corso di un incontro alla Sala Stampa della Camera dei Deputati, su iniziativa dell’onorevole Simona Loizzo, capogruppo Commissione Affari sociali della Camera, il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia. Realizzato da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, in collaborazione con le associazioni di pazienti Ailar, Walce e Palinuro e con i clinici di riferimento in ambito oncologico, il documento è stato siglato da tutti i partecipanti, che hanno sottoscritto l’impegno a promuovere azioni concrete per riportare la persona al centro dell’iter di cura e affrontare lo stigma associato alla malattia. Nonostante i continui progressi della ricerca - si legge in una nota - il cancro continua a colpire milioni di persone, che vedono le proprie vite stravolte dalla patologia e da percorsi terapeutici tanto necessari quanto faticosi dal punto di vista fisico ed emotivo. Ogni anno, in tutto il mondo, vengono effettuate oltre 20 milioni di diagnosi di cancro e le proiezioni prevedono, al 2050, un aumento del 77% dei nuovi casi rispetto al 2022.
Tra le azioni, proposte del Manifesto, per condividere nuovi approcci a sostegno dei pazienti e delle loro famiglie, spicca quella di introdurre percorsi psico-oncologici strutturati e personalizzabili, in continuità con quanto suggerito dal Piano europeo di lotta contro il cancro e dal Piano oncologico nazionale 2023-2027. L’iniziativa prevede di aumentare gli interventi psico-sociali nei reparti di oncologia, al fine di gestire meglio l’impatto emotivo della patologia, che spesso porta i pazienti a sviluppare ansia e depressione, con conseguenze sfavorevoli sulla prognosi complessiva.
"L'umanizzazione delle cure in oncologia è un obiettivo fondamentale per garantire ai pazienti una qualità della vita che vada oltre la semplice cura fisica. L’obiettivo - afferma l’onorevole Loizzo - è quello di inserire all’interno dei percorsi di cura gli stessi pazienti con un ruolo da protagonisti. Non è un caso che abbiamo presentato un emendamento che punta a coinvolgere le associazioni di pazienti nei processi decisionali relativi alle cure, affinché le loro esperienze possano contribuire a un approccio che risponda sempre più ai bisogni ancora insoddisfatti di chi è affetto da queste patologie. Non possiamo infatti dimenticare l'impatto psicologico devastante che una malattia oncologica può avere sulla persona, ed è per questo che è urgente inserire la figura del psico-oncologo nel sistema sanitario, come già proposto dalla nostra legge".
Come ricordato durante l’incontro, per realizzare pienamente l’obiettivo di umanizzazione dei percorsi terapeutici è necessario un rinnovato impegno collettivo a favore della prevenzione, della diagnosi precoce, della presa in carico tempestiva e di un’assistenza olistica. Un simile impegno non può concretizzarsi senza la piena adesione di tutti gli attori, pubblici e privati, del sistema salute.
"Grazie ai notevoli progressi compiuti dalla ricerca, nel giro di pochi anni i pazienti oncologici hanno visto moltiplicarsi le opportunità di guarigione – afferma Ramon Palou de Comasema, presidente e amministratore delegato Healthcare di Merck Italia - Nel portare avanti l’impegno a rispondere ai bisogni ancora insoddisfatti, non va trascurata l’importanza di tutelare il benessere complessivo del paziente, come parte integrante del percorso terapeutico. Il Manifesto per l’Umanizzazione delle cure in oncologia parte proprio da questo presupposto e mira a mettere a punto azioni specifiche e concrete, attuate grazie alla collaborazione di tutti noi firmatari. È un grande impegno - conclude - ed è solo l’inizio di un percorso che vede nel benessere del paziente l’unico, fondamentale obiettivo".
Verona, 11 mar. (Adnkronos) - "Per il primo anno saremo presenti a Monaco di Baviera, alla Fiera Transport Logistics, insieme a Friuli ed Emilia Romagna. Sarà importante portare l’esperienza e quello che stiamo facendo nelle nostre regioni. In Veneto stiamo diventando un laboratorio e uno studio di nuove tecnologie applicate alla mobilità. A Monaco presenteremo tutti i nostri progetti". Così Elisa De Berti, vicepresidente della Regione Veneto e assessore alle infrastrutture, durante l’evento di lancio della partecipazione congiunta di tutti i nodi logistici regionali – sotto la regia della Regione del Veneto – alla prossima fiera Transport Logistics di Monaco.
È stata anche l’occasione per fare il punto sul protocollo logistica nord-est che ha l'obiettivo di migliorare il traffico di merci e persone, anche in vista delle Olimpiadi 2026, implementando e migliorando i collegamenti e la logistica, strumenti fondamentali quali volano dello sviluppo.
“Il protocollo logistica nord-est ha obiettivi molto ambiziosi - prosegue De Berti - mettere attorno a un tavolo a parlare di logistica, infrastrutture e trasporti regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Il primo anno è servito per raccogliere tutte le informazioni e definire lo stato di fatto, ora la presidenza del tavolo è passata al Friuli e si inizierà ad entrare nel merito ragionando sulla pianificazione e fabbisogni della logistica del nord-est. La logistica fattura a livello nazionale più di 100 miliardi di euro, 15 solo nel Triveneto. Un settore davvero importante che può fare la differenza. Il fatturato è importante e incide molto sull’economia di questo territorio”
Verona, 11 mag. (Adnkronos) - "Infrastrutture Venete ha siglato il protocollo logistica nord-est, insieme alle altre due società regionali, l'anno scorso, e gli interporti avevano già sottoscritto il protocollo nel 2022. Siamo entrati come soggetti in grado di garantire l'accessibilità dei nodi di trasporto, che sono appunto rappresentati dagli interporti. Infrastrutture Venete sta operando affinché l'accessibilità attraverso le proprie infrastrutture sia assolutamente garantita e pronta ad accogliere la domanda di mobilità idroviaria". Sono le parole di Alessandra Grosso, direttore generale di Infrastrutture Venete, all’evento di presentazione “La Logistica Veneta al Transport Logistics di Monaco” tenutosi nella prima giornata di LetExpo, la fiera promossa da Alis, in collaborazione con Veronafiere, ormai vero e proprio punto di riferimento nazionale per il settore della logistica e del trasporto sostenibile.
Infrastrutture Venete presenterà domani a LetExpo 2025 “il proprio sistema di automazione delle conche, un'infrastruttura necessaria per la navigazione: attraverso un sistema di progettazione informatica e sistema IoT siamo infatti in grado di movimentare le conche da remoto - spiega Grosso - Parleremo poi anche del processo attraverso il quale, con una piattaforma, riusciamo a governare e monitorare i trasporti lungo le idrovie di nostra competenza. Siamo riferimento delle altre Regioni del sistema idroviario Padano-Veneto nonché poi riferimento di Uni per intercettare e trasferire i dati al Ministero”.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Spike Lee e Adriano Celentano si incontrano a Milano e subito l’ambiente cinematografico, quello televisivo e quello musicale entrano in fibrillazione partorendo mille ipotesi. Per incontrare il regista Usa, Celentano - a quanto apprende l’Adnkronos - ha lasciato la villa di Galbiate e la cosa, sempre più rara, non è passata inosservata. E infatti il motivo era validissimo visto che ad aspettarlo nel capoluogo lombardo c’era il regista newyorkese cult. Riserbo al momento su cosa i due si siano detti e cosa stiano tramando. Forse c’entra il nuovo film del regista americano ‘Highest 2 Lowest’, in uscita in primavera e dato in arrivo al festival di Cannes? Magari la colonna sonora? Si tratta di un thriller poliziesco che è il remake in lingua inglese del film di Akira Kurosawa del 1963 ‘High and Low’. Protagonista è Denzel Washington, alla sua quinta collaborazione con Spike Lee.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Sport e Salute e la Fitp hanno presentato oggi al Foro Italico le novità per il site degli Internazionali Bnl d’Italia 2025 che tutti gli appassionati, dal 29 aprile al 18 maggio, si troveranno ad apprezzare per l’82esima edizione, una ‘nuova epoca’ del torneo capitolino, in un’atmosfera unica, all’interno di un site più grande, più bello, più funzionale e ricco di fascino. Quest’anno, infatti, il tennis per la prima volta entrerà nello Stadio dei Marmi. Il suggestivo impianto, intitolato alla leggenda Pietro Mennea, conterà tre campi, due da circa 800 spettatori ed uno da oltre 3000 posti la 'Supertennis Arena', che potrebbe avere la suggestione di abbracciare un’altra leggenda dello sport italiano, Jannik Sinner, il primo azzurro della storia a raggiungere il primo posto del ranking Atp e che proprio a Roma farà il suo ritorno alle competizioni, dopo la squalifica di tre mesi.
Per presentare il nuovo progetto con tutte le grandi novità che renderanno ancor più iconico il colpo d’occhio dello splendido parco del Foro Italico, si è tenuta la conferenza stampa alla presenza di Angelo Binaghi (Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel), Marco Mezzaroma (Presidente di Sport e Salute), Andrea Abodi (Ministro per lo Sport e i Giovani), Francesco Rocca (Presidente della Regione Lazio) e Alessandro Onorato (Assessore al Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda del Comune di Roma).
“Quello del Foro Italico era come se fosse un foglio bianco, e un team straordinario con l’ad Diego Nepi, alla guida, ha ridisegnato il Foro Italico del presente e del futuro. Da 10 ettari abbiamo portato il site a 20 ettari. Fino ad oggi poteva contenere circa 33 mila persone, mentre da quest'anno saranno 55 mila. Avremo 34.500 posti a sedere, ben 7500 in più del 2024. Inoltre nel 2025 avremo 21 campi (9 campi da gioco e 12 da allenamento) con 4 campi in più rispetto allo scorso anno", ha sottolineato Mezzaroma.
“Quest’anno puntiamo ad arrivare alle 400mila presenze pagarti e vorremmo superare la soglia di un miliardo di euro di impatto economico sul territorio, nel giro di due o tre anni”, ha aggiunto Binaghi che ha parlato anche di futuro, "Quinto Slam a Roma? La nostra sfida è crescere, abbiate pazienza. Noi secondi dietro il calcio e dietro i grandi Slam non ci vogliamo rimanere a vita. Come Sinner, vogliamo provare ad arrivare in vetta, questo è l'obiettivo. Siamo campioni del mondo nel tennis a squadre, abbiamo il numero uno e dobbiamo essere curiosi e legittimamente ambiziosi, accompagnati per mano dal Governo", ha proseguito il numero uno della Fitp che su Sinner ha poi detto "tre mesi sono il giusto vantaggio che un grande campione come lui doveva dare al resto del mondo. Io non lo disturbo e le uniche volte che Sinner mi chiama sta per succedere un disastro mondiale. Lui aiuta moltissimo il tennis italiano nel processo di crescita e noi lo aiutiamo a essere il campione di uno sport sano, pulito e vincente. La nostra sfida è crescere".
Mentre il ministro Abodi ha sottolineato come "il Foro Italico, è un'eredità del '900, ma da sempre è stato un luogo generoso e se prima era intermittente, oggi offre un palinsesto quotidiano. Qui si celebra lo sport in tutte le sue dimensioni. E' un luogo dell'intrattenimento in senso generale, un luogo di socialità, che diventerà molto facilmente un luogo di destinazione. E c'è ancora margine di miglioramento e non è una logica di gigantismo, ma di opportunità". Poi il ministro per lo sport ha poi concluso: "Invito tutte le altre realtà sportive a prendere la Federtennis come esempio. Non bisogna mai sovrastare o subire gli altri, ci deve essere un miglioramento che sia sistematico".
Tornando sul nuovo site, insieme al Campo Centrale, alla Grand Stand Arena e al ‘Pietrangeli’, la SuperTennis Arena rappresenterà, dunque, uno dei quattro show court del torneo. In totale ci saranno 9 campi da gioco e 12 campi per gli allenamenti dei campioni e delle campionesse attesi al via; menzione speciale, tra quelli riservati alla preparazione, per i due allestiti lungo il Tevere, all’ombra del Ponte della Musica. Il pubblico, che per la prima volta potrà accedere all’impianto direttamente dal suggestivo Viale dell’Impero, che unisce l’Obelisco alla Fontana della Sfera, beneficerà anche di un Fan Village totalmente rinnovato, con spazi e facilities che contribuiranno a rendere indimenticabile l’experience-IBI in questo 2025. La zona delle piscine, riservata anche quest’anno ai giocatori e alle loro squadre, sarà nuovamente collegata al Centrale attraverso quella suggestiva passerella rappresentata dal ponte sospeso. Il progetto e le ‘rivoluzionarie’ novità del site -che passa così da 12 a 20 ettari per soddisfare la sempre più crescente voglia di tennis - rappresentano un doveroso omaggio della città e degli organizzatori per gli storici risultati che i campioni azzurri hanno raccolto nelle ultime stagioni.