Vladimir Putin auspica la pace, ma promette guerra. Nelle sue ultime dichiarazioni rilasciate dal vertice Sco di Samarcanda, il leader del Cremlino ha dichiarato di voler far finire il conflitto in Ucraina “il prima possibile”, ma Kiev “rifiuta i negoziati”. Qui finiscono però le sue aperture alla pace e il presidente russo, nel rispondere alle domande dei giornalisti, promette pesanti ritorsioni se la controffensiva di Kiev nell’Est e nel Sud del Paese non dovesse fermarsi: Mosca, ha detto, ha dato finora una risposta contenuta ai “tentativi dell’Ucraina di danneggiare le infrastrutture russe, ma sarà più seria se continueranno“.
Il capo dello Stato è poi tornato ad accusare i militare di Kiev di condurre una guerra sporca, sostenendo che l’Ucraina ha tentato di effettuare “attacchi terroristici a centrali nucleari russe” e che Mosca “farà tutto per prevenire” tali azioni. E si è mostrato sicuro sul contrasto russo all’avanzata ucraina nei territori occupati: “Le autorità di Kiev hanno annunciato che hanno lanciato e stanno portando avanti una controffensiva. Bene, vedremo come sarà, vedremo come finirà“.
In queste settimane la sua figura è stata oggetto di attacchi pesanti anche in patria, provenienti soprattutto dalle frange più estremiste e guerrafondaie che lo hanno criticato per la strategia a loro dire troppo morbida messa in campo in Ucraina. La Russia “non ha fretta” di raggiungere i suoi obiettivi nel Paese, ha dichiarato aggiungendo che il piano per l’operazione militare speciale “non subirà correzioni”.
Come successo in tutti i suoi ultimi interventi, non risparmia infine gli attacchi contro i Paesi occidentali che sostengono la causa ucraina: “Per decenni” l’Occidente ha coltivato l’idea di un collasso della Russia. Mosca, quindi, ha lanciato l’operazione militare speciale in Ucraina per impedire che venisse creata una enclave “da usare per far vacillare” la stessa Russia, ha concluso.