Il presidente Usa, impegnato nella campagna elettorale di metà mandato, ha inaugurato quella che fino a pochi anni fa era la kermesse automobilistica più importante del nordamerica parlando di sindacati e mobilità sostenibile. E i costruttori, seppur pochi rispetto a un tempo, oltre che su un mercato fatto tradizionalmente da veicoli con motori termici di grossa cilindrata cominciano a puntare anche su modelli elettrificati
Per qualche ora l’ex Cobo Center, adesso Huntington Place, è stato il palcoscenico di Joe Biden. Il presidente ha visitato il North American International Auto Show (Naias) che è tornato nella sua sede “naturale” a 1.300 giorni di distanza dall’ultima volta, quando si era tenuto in gennaio. Poi, per l’emergenza Covid, il palazzo dei congressi era stato trasformato in ospedale e nel 2021 la manifestazione si era svolta in forma ridotta come Detroit Motor Bella. Biden, che è impegnato nella campagna elettorale nel voto di metà mandato, non ha mancato di sottolineare l’impegno dell’amministrazione Obama, di cui era il vice, per salvare l’industria dell’auto e ha evidenziato le politiche di quella che adesso guida facendo leva sui massicci investimenti (135 miliardi di dollari) destinati al futuro elettrico della mobilità negli Stati Uniti.
Il clima è una sua battaglia e la neutralità carbonica gli sta a cuore. Biden parla con i top manager dei tre grandi gruppi americani, che hanno tutti la propria sede a Detroit: con Mary Barra, Ceo di General Motors, con Carlos Tavares, numero uno di Stellantis che adesso controlla Chrysler, Jeep, Dodge e Ram, e con Bill Ford, il pronipote di Henry e presidente esecutivo dell’Ovale Blu. Al suo uditorio numericamente più numeroso, quello dei lavoratori, piace sentire che “la classe media è quella che ha costruito l’America, ma sono i sindacati che hanno costruito la classe media”. E ancora di più che “nessuno verrà lasciato indietro”. Cosa ne pensino i top manager non è dato sapere.
Sopra lo stand di Ford campeggia l’installazione di un cavallo, il simbolo della Mustang (la sola auto che Jim Morrison abbia mai posseduto in tutta la sua vita, ribattezzata Blue Lady), la cui settima generazione verrà presentata solo qualche ora dopo la visita di Biden e con un motore rigorosamente termico V8 da 5.0 litri da almeno 480 cavalli, il solo che verrà portato in Europa sotto il rivisitato cofano della declinazione GT. Lo stesso numero uno dell’Ovale Blu annuncerà poi che con la Mustang Ford tornerà alle corse e anche alle 24h di Le Mans. Lo farà con le pony car marchiate Dark Horse, il nuovo marchio prestazionale che dovrebbe anche poter contare su un’unità da oltre 500 cavalli (senza contare quella da 5.4 litri per la GT3). In vetrina ci sono anche il nuovo Bronco e diversi F-150 Lightning, il pick-up che rappresenta l’evoluzione a elettroni del modello più venduto negli Stati Uniti (41 milioni di esemplari).
Il suo rivale della Chevrolet, il Silverado, arriverà il prossimo anno ed è già ordinabile al salone, in pratica una fiera, a partire da 39.000 dollari, tasse escluse. Con la batteria più grande, il pick-up a doppia cabina è accreditato di percorrenza fino a 640 chilometri e di una potenza che avvicina i 670 cavalli. Accanto ai soliti robusti Suv e truck spinti da motori convenzionali, il Cravattino (uno dei brand della galassia General Motors) mostra altri due macchine a zero emissioni, che arriveranno però più tardi, con buona pace di Biden. La Equinox Ev e la Blazer Ev, una compatta da città e un crossover (quasi 4,9 metri di lunghezza) per i quali vengono anticipate autonomia fino a 480 e 515 chilometri e prezzi a partire da 30.000 e 45.000 dollari. Lincoln esibisce due prototipi a zero emissioni, il primo dei quali, l’L100 concept, è quasi “oltraggioso” con i suoi interni da gioielleria, mentre il secondo, la Star, è molto più realistico e definisce il possibile nuovo linguaggio stilistico. La Buick, altro brand GM, esibisce la showcar Wildcat Ev, una coupè elettrica a 2+2 posti.
Nel suo faraonico stand a guida Jeep, Stellantis mette in vetrina la gamma plug-in della casa delle Sette Feritoie, tralasciano le novità elettriche anticipate nei giorni scorsi. Sono da vedere (e da comprare) il Grand Cherokee 4xe 30th Anniversary e la Wrangler Willys 4xe, oltre che una serie di suv e i truck Dodge e Ram, spinti da sistemi convenzionali.
Toyota è sostanzialmente l’unico costruttore straniero presente al Naias, ma la filiale a stelle e strisce rivendica i propri 35 anni di impegno nel paese, dove ha già fabbricato 32 milioni di veicoli e investito quasi 31 miliardi di dollari. Su ogni macchina del salone – incluse la Mirai fuel cell idrogeno e la Lexus RZ 450e – è riportato chiaramente che Toyota è “partner orgoglioso” della squadra olimpica americana. La rassegna in edizione ridotta è stata concepita soprattutto per regalare esperienze di guida simulata al pubblico che da 17 al 25 dovrebbe affollare il salone, con circuiti interni da montagne russe. Non mancano la macchina dei Flinstones e quella dei Ghostbusters: i tre improvvisati acchiappafantasmi in divisa spiegano che la presenza doveva servire al lancio del nuovo film, che però è già uscito nelle sale lo scorso anno. La spilla, però, si può avere lo stesso.