“Non si poteva prevedere”: questo il primo grande paravento dietro cui si schermano politica e informazione mediatica quando costretti a commentare i devastamenti prodotti dalla crisi climatica ed ecologica, come da cronaca di queste ore in occasione della tragedia delle Marche. Un gioco pietoso, al ribasso, che non serve a nessuno se non a difendere una tesi, la loro, che “fa acqua” da tutte le parti.
È almeno dal 1959 che gli effetti dell’estrattivismo sono noti, grazie a report che riportavano proiezioni, sino al 2030, precise e puntuali. Dati e scenari noti alle stesse compagnie petrolifere, Exxon e Shell in primis. Siamo passati per il negazionismo, conviviamo con il greenwashing ma ora pretendiamo rispetto, pretendiamo che la verità diventi patrimonio comune. Siamo in una crisi climatica ed ecologica senza precedenti, una condizione che l’essere umano non ha mai sperimentato prima.
Le dilazioni temporali al 2030, al 2050, con cui la politica continua a tergiversare, sono pericolosissime, al pari delle fonti fossili: innescano un meccanismo cerebrale di allontanamento del “pericolo” che ci fa continuare a pensare che “siamo ancora in tempo”. E invece no! Il grido della Terra è già potentissimo, la criticità dei sistemi ambientali è già in una condizione di non ritorno. Dobbiamo parlare di adattamento. Dobbiamo pretendere di agire ora per arginare l’arginabile.
Il nodo cruciale è qui: dall’alto, dallo status quo in cui si muovono le élite politico-economico-finanziarie, non arriverà mai niente, non hanno interesse banalmente. Il profitto, l’avidità, gli interessi accecano una corsa forsennata alla famosa crescita infinita in un mondo finito. Il potere è un sentimento che domina oggi come se l’ essere umano non avesse una storia dalla quale imparare. La geopolitica si esplica nella guerra, il risiko calamita la passione di una classe dirigenziale mondiale che avrebbe ben altre faccende in cui affaccendarsi. La politica ha fallito, questo sì è un “bene comune”. Il mandato di protezione dei cittadini è sotto il tappeto da tempo immemore, basta guardare a come è ridotta la sanità o l’istruzione.
Per questo dobbiamo pretendere di andare oltre la politica, per questo dobbiamo pretendere le assemblee dei cittadini, passare da una democrazia rappresentativa a una partecipativa con potere deliberativo. Abbandoniamo il concetto di delega che ci ha incagliato tutte e tutti in una falsa illusione di benessere e in un pessimo atteggiamento di deresponsabilizzazione. Rivendichiamo di avere una voce, rivendichiamo di voler decidere, insieme, per puntare a una giustizia sociale, ecologica e climatica che questo mondo non conosce più, in nessun angolo del pianeta si guardi. Profondo dolore, massima solidarietà, tanto amore ma anche rabbia, nella sua accezione più positiva e costruttiva, vogliamo esprimere ai fratelli e alle sorelle, ai cittadini e alle cittadine che nelle Marche, in queste ore, hanno perso vite, hanno perso speranze, hanno perso beni e sono stati testimoni del rigurgito della Terra. Uniamoci per frenarlo, insieme. È la vera priorità. È l’unico futuro.
Chiediamo con forza:
1) che venga detta la verità sulla crisi ecologica e climatica alla popolazione;
2) che si agisca ora mettendo uno stop alla distruzione degli ecosistemi marini e terrestri nonché imponendo un cambio di rotta mirato a raggiungere lo zero netto di gas serra entro il 2025 per i paesi industrializzati;
3) che si indicano assemblee dei cittadini nazionali vincolanti e deliberative.