Il presidente del M5s chiude la campagna elettorale in Sicilia salendo sul palco davanti al teatro Massimo, dopo l’intervento di Roberto Scarpinato, l’ex procuratore generale di Palermo, andato in pensione e adesso candidato al Senato per il M5s, che ha affiancato Conte già dalla tappa nella sua Caltanissetta
“Renzi? Non deve giocare, non deve stravolgere. Era ovviamente un invito a confrontarsi con i percettori del reddito”. Così ribatte da Palermo Giuseppe Conte, dopo una giornata di polemiche con il leader di Italia Viva. Un botta e riposta a distanza che aveva visto Renzi accusare il leader del M5s di aver usato un linguaggio mafioso, perché, rispondendo alle critiche mosse dal senatore fiorentino sul Reddito di cittadinanza, Conte lo aveva, infine, invitato a venire “finalmente senza scorta, in mezzo alla gente a parlare, ad esporre le sue idee”. Il presidente del M5s lo dice alla stampa un attimo prima di salire sul palco e chiudere, dal capoluogo, l’intenso tour de force siciliano, senza più menzionare il senatore di Italia Viva. “È un mondo al contrario”, ripete a più riprese Giuseppe Conte dal palco di fronte al Teatro Massimo di Palermo.
“Un mondo – continua – in cui se fai un intervento per i poveri, per chi non ha di che mangiare, se introduci un reddito di cittadinanza, ti fanno la guerra”, così parla il leader del M5s dal capoluogo siciliano, dove chiude la tre giorni di tour elettorale, un giro intensissimo in cui ha battuto tutte le nove province dell’Isola. Ha aperto le danze a oriente, giovedì sera a Piazza Palestro, al Fortino, noto quartiere popolare di Catania. Di buon mattino il giorno dopo era già a Messina, da dove ha fatto perfino un passaggio a Reggio Calabria, per poi tornare al di qua dello Stretto e partire alla volta di Siracusa, prima, di Marina di Ragusa poi, e in chiusura Gela, il comune del candidato alla presidenza della Sicilia, Nuccio di Paola. Il giorno dopo è stata, invece, la volta di Enna, Caltanissetta, Agrigento, poi ancora Trapani e infine il capoluogo, nella parte occidentale dell’Isola. Piazza Verdi, l’ampio slargo di fronte all’incanto del Teatro Massimo, il teatro palermitano che apre le porte del centro storico, è sempre attraversata da un fiume di persone. Sabato sera, però, una foce di questo fiume è immobile già mezz’ora prima che arrivi Conte. Sono tutti fermi di fronte al Palco, o attorno al backstage, per aspettare l’ex presidente del consiglio. “Mamma, c’è Conte”, grida un ragazzo al telefono, annunciando l’arrivo del leader del Movimento. In orario, nonostante le vorticose tappe degli ultimi giorni.
Poco dopo le 22 Conte calpesta i ciottoli di Piazza Verdi, facendosi strada tra la folla, nelle viscere della movida del sabato sera del centro urbano più popoloso dell’isola. Raggiunge il palco dopo l’intervento di Roberto Scarpinato, l’ex procuratore generale di Palermo, andato in pensione e adesso candidato al Senato per il M5s, che ha affiancato Conte già dalla tappa nella sua Caltanissetta. E un attimo prima che parli “il presidente”, dal palco della città colpita dalle stragi del ’92, Scarpinato indica le spalle del teatro Massimo, in direzione del Tribunale: “La prima linea del fronte era in quel palazzo dove c’erano Falcone e Borsellino. Pensavamo che le stragi avessero segnato un punto di non ritorno anche per la politica, che si fosse stabilito un minimo etico per cui certi vizi e certe tare del passato dovevano essere chiuse e invece non è così, sono tornati e ora che sono arrivati i soldi del Pnrr sono pronti all’assalto alla diligenza. Non gli consentiremo di prendersi il nostro futuro e il nostro destino”. Così l’ex capo della procura generale scalda la folla accorsa per ascoltare l’ultimo comizio siciliano.
Esattamente 10 anni dopo la traversata dello Stretto di Beppe Grillo che aprì le acque ai Cinquestelle per le regionali del 2012, e 5 anni dopo le regionali del 2017 che diedero il segnale della vittoria imminente del 2018. Così adesso, nella doppia – inaspettata – campagna elettorale di Politiche e Regionali (in Sicilia si vota per entrambe il 25 settembre) Conte si tuffa in bagni di folla, comizi e passeggiate nelle vie più bazzicate delle principali città siciliane, perfino inserendoci un passaggio a Reggio Calabria. Per poi tornare velocemente in Sicilia, la seconda regione con più percettori di reddito di cittadinanza d’Italia, seconda solo alla Campania: “Presidente, io lavoro e ti voto”, a pieni polmoni, una voce si leva dal pubblico del Massimo. “Lo so, lo so”, risponde Conte dal palco. Calpesta il palco, scuote la testa e riprende: “Eppure siete tanti, ho incontrato molti percettori, da nord a sud: la prima cosa che mi chiedete è “presidente, restituiteci la dignità sociale”. Una politica seria non fa la guerra ai poveri. Può capitare a tutti un momento nella vita, in cui si ha bisogno di un intervento dello Stato. Sulla miseria non si deve mai sputare”. Parla per più di trenta minuti, sciorinando tutti i punti cardine del programma del Movimento: “Secondo voi non è forse dalla parte giusta dare dignità al lavoro? Quasi il 10 per cento dei contratti hanno la durata di un solo giorno”. La folla si infiamma soprattutto quando menziona i tirocini gratuiti: “I nostri giovani non li dovete sfruttare”, dice Conte che parla dal palco di sabato sera, ovvero nel momento e nel luogo clou della movida palermitana.
Dopo la lotta al precariato, elenca tutto il programma pentastellato: il salario minimo legale, la difesa del superbonus, la riduzione dell’orario di lavoro, la parità tra uomini e donne. “Con i soldi del Pnrr dobbiamo costruire nuovi asili e non dobbiamo perdere un euro, non devono andare nelle tasche sbagliate: sono già attivi, potentati vari, comitati d’affari, sono pronti ad appropriarsi di soldi che sono vostri, ecco perché abbiamo rafforzato la squadra antimafia con Roberto Scarpinato, Cafiero De Raho, gli altri non parlano di antimafia, la legalità è sparita dai radar”. Trenta minuti per raccontare il mondo da capovolgere: “Perché se fai qualcosa per i meno garantiti, per le persone più vulnerabili, ti becchi l’attacco di tutto il sistema”. Così il leader del M5s chiude un tour di 11 città condensato in tre giorni, da sfinimento: “Certo, quando si tratta di girare ogni giorno per parlare con i cittadini di ogni angolo della Sicilia i ritmi sono serrati – spiega Conte al ilfattoquotidiano.it, una volta sceso dal palco -. Ma non è stanchezza: quando sono in mezzo alla gente io mi rigenero, abbiamo un rapporto simbiotico, i loro abbracci e sorrisi mi danno carica e forza, determinazione”. E c’è ancora fiato: “Farò di tutto, cambieremo la Sicilia con le unghie e con i denti: non lasceremo nessuno indietro. Questa gente merita rispetto, dignità. Questa gente merita un governo dei cittadini, vicino ai cittadini”. “Faremo rinascere la Sicilia”, gli fa eco Di Paola. E anche lui nega stanchezza: “Ho una fibra forte e ho 40 anni”. Nel frattempo il popolo a Cinque Stelle rompe le file, sciogliendosi nella movida palermitana. Mentre praticamente nello stesso luogo, oggi, ai Giardini del Massimo, è atteso Matteo Renzi, che dopo le polemiche con il leader del Movimento ha telefonato alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese dicendosi preoccupato per le tensioni che sarebbero state provocate dalle parole di Conte e chiedendo un’attenzione particolare sull’evento politico che lo vedrà protagonista nel pomeriggio.