Torna a crescere la tensione tra Stati Uniti e Cina sulla questione di Taiwan. E questa volta a far alzare la tensione sono le dichiarazioni rilasciate dal presidente americano, Joe Biden, in un’intervista al noto programma della Cbs 60 Minutes, nelle quali promette che, nel caso di un “attacco senza precedenti”, le forze americane difenderebbero Taiwan, pur continuando a riconoscere il principio di una ‘Unica Cina’ ma non escludendo forniture a Taiwan delle capacità di difesa necessarie in conformità con il Taiwan Relations Act. Una precisazione che non basta e che, secondo Pechino, contrasta proprio con le promesse d’intervento che l’hanno preceduta: la Cina “si riserva di prendere tutte le misure necessarie” su Taiwan dopo le dichiarazioni del capo della Casa Bianca, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, aggiungendo appunto che le ultime osservazioni di Biden sono in netto contrasto con la politica di Washington nei confronti dell’isola: “Le osservazioni degli Stati Uniti violano gravemente l’importante impegno assunto di non sostenere l’indipendenza di Taiwan e inviano un segnale gravemente errato alle forze indipendentiste e separatiste taiwanesi”.
Puntuali, invece, sono arrivati i ringraziamenti di Taipei che, con una nota del proprio ministero degli Esteri, “esprime la sua sincera gratitudine al presidente Joe Biden per aver riaffermato il solido impegno di sicurezza del governo degli Stati Uniti nei confronti” di Taiwan in caso di aggressione da parte della Cina. Il governo dell’isola ‘ribelle’ ha anche rimarcato che, “da quando l’amministrazione Biden è entrata in carica, gli Stati Uniti hanno ripetutamente ribadito l’impegno sulla sicurezza degli Stati Uniti nei confronti di Taiwan, soprattutto dall’agosto 2022”, da quando la Cina “ha intensificato le provocazioni militari nello Stretto di Taiwan senza motivo”, a seguito della visita del 2-3 agosto scorsi da parte della speaker della Camera Nancy Pelosi.
Le dichiarazioni pubbliche rilasciate da alti funzionari americani, quelle dei ministri degli Esteri del G7 e dell’Ue e l’invio di navi da guerra per svolgere “missioni di libertà di navigazione” nello Stretto di Taiwan sono misure, ha rimarcato il ministero degli Esteri dell’isola, che “hanno dimostrato grande importanza e fermo sostegno per la sicurezza di Taiwan”. Di fronte all’espansione militare e alle azioni provocatorie di Pechino, “il governo della Repubblica di Cina continuerà a rafforzare le sue capacità di autodifesa, a resistere con decisione alla pressione autoritaria e all’aggressione, ad approfondire lo stretto partenariato in materia di sicurezza tra Taiwan e gli Stati Uniti e a rafforzare la cooperazione con tutti i Paesi con idee simili per salvaguardare congiuntamente e in modo risoluto lo Stretto di Taiwan, la sicurezza, un ordine internazionale basato sulle regole, la pace, la stabilità e la prosperità nell’Indo-Pacifico“, hanno concluso.
La Cina, da parte sua, ha replicato sostenendo che anche al funerale di Elisabetta II “le autorità del Partito Democratico progressista di Taiwan hanno usato attività di cordoglio per impegnarsi in clamore politico. Tale comportamento è disgustoso – ha continuato Mao Ning riferendosi al fatto che l’ambasciatore de facto di Taiwan a Londra, Kelly Hsieh, abbia ricevuto un ‘invito speciale’ per firmare il libro delle condoglianze – Questo non può cambiare il fatto che Taiwan sia parte della Cina e le trame politiche delle autorità di Taiwan sono impossibili”.