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Funerale regina Elisabetta, i momenti più simbolici della cerimonia: Meghan senza libretto, il commovente silenzio e i cannoni simbolo dell’impero che fu

di Januaria Piromallo
Funerale regina Elisabetta, i momenti più simbolici della cerimonia: Meghan senza libretto, il commovente silenzio e i cannoni simbolo dell’impero che fu

Dopo 12 giorni di cordoglio, oggi The Final Commital, l’ultimo saluto, per colei che è stata amata come la regina del popolo. Una macchina organizzativa e logistica con giorni e giorni di preparazione e prove di marcia fatte anche di notte perché tutto filasse senza intoppi. Sotto una regia studiata per anni.
Cominciamo dalla fine: per l’ultima volta si canta God Save The Queen. Commozione e solennità. Stendardi e trombe rivolte al cielo. Poi il feretro portato in spalla dagli alti ufficiali della Marina in alta uniforme. I placement in chiesa seguono un rigido protocollo. Dietro King Charles siede il figlio Harry indossa l’abito scuro. Dopo la “fuga” negli States è stato “spogliato” della gallonata e decorata divisa militare. Meghan di fianco al marito non ha in mano il libro dei canti (forse un piccolo segnale di protesta) e non fa neanche finta di unirsi ai cori religiosi. Stessa sorte è toccata ad Andrea, il terzogenito della regina, privato di divisa e delle onorificenze reali per le note vicissitudini riguardo lo scandalo sessuale legato all’amico Jeffrey Epstein.

Gli attentissimi royal watchers hanno notato che il filo di perle indossato da Kate, regalo della regina, era lo stesso sfoggiato al funerale del principe Filippo. Che tenerezza il cappellino nero dalla piccola e composta Charlotte che sembra essere la miniatura di quello della madre, con la sola differenza di aggiunta di veletta. E comincia la processione di accompagnamento del feretro, curata in ogni minimo dettaglio, più elaborata rispetto alla processione dell’arrivo. Il feretro ammantato di bandiera, poggiati sopra i simboli del regno di Elisabetta, lo scettro, la corona e il globo e una sola corona di fiori con un biglietto privato del figlio Carlo, viene issato sul carro funebre. Sfila lento in mezzo a due ali di folla, un’ora per coprire 2 kilometri di strada. Il suo ultimo viaggio nella sua Londra. La destinazione finale sarà la cappella del castello di Windsor, dove riposerà accanto al padre George, alla regina madre, a suo marito Philip.

In coda alla processione seguono Kate e i bambini, seduti in Rolls Royce bordeaux scuro (anche l’automobile rispetta i colori del lutto) che segue a passo d’uomo. La custodia della tradizione, un tributo immenso collettivo di cordoglio condiviso in tutto il Paese, dalla Scozia al Galles, all’Irlanda, durato 12 giorni. I ritocchi dei Big Ben che bucano un silenzio surreale si alternano ogni due muniti. Fino ai colpi di cannone simbolo della potenza dell’impero che fu. Nei due minuti di silenzio, il momento più commovente del funerale/spettacolo, non si muoveva un dito, tutto cristallizzato, dentro e fuori l’Abbazia, come se fosse sceso un incantesimo. Due minuti di silenzio per una presa di coscienza collettiva. Fino a quel toccante “We will meet again”, “Ci incontreremo ancora” .

L’arcivescovo di Canterbury al Re dei Re affida l’anima della cristiana Elisabetta (che era molto religiosa). E i sudditi si consegnano a Carlo (God save the King, ma lui per protocollo è il solo a non cantarlo). Aleggia un dubbio: riuscirà a fare si sé il re del popolo? Come la sempre compianta Lady D. è ancora la principessa del popolo nel cuore della nazione.

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