Il rischio di guerra nucleare ha ampiamente sorpassato il cambiamento climatico come minaccia numero uno alla sopravvivenza della specie. A gennaio 2022 il cosiddetto Doomsday Clock, un orologio metaforico che misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo, era posizionato già a cento secondi prima della mezzanotte, figuratevi ora. Come scrivono gli scienziati del Bulletin of Atomic Scientists: “I leader di tutto il mondo devono impegnarsi immediatamente in una rinnovata cooperazione nei molti modi e sedi disponibili per ridurre il rischio esistenziale. I cittadini del mondo possono e devono organizzarsi per chiedere che i loro leader lo facciano, e rapidamente.”
Io però ogni giorno leggo giornali e ascolto politici e autorevoli esperti che, oltre a non capire l’urgenza di adottare riforme di tipo economico e politico sufficientemente radicali da evitare il collasso ecologico, incitano ad azioni militari che aumentano il rischio di una guerra nucleare. Tra le dichiarazioni di politici che si dichiarano “pronti” a usare armi nucleari troviamo Dmitry Medvedev, ex presidente della Federazione Russa e vice presidente del Consiglio di Sicurezza della nazione, il quale afferma che essere pronti a una guerra nucleare è una priorità. Poi abbiamo le dichiarazioni di Liz Truss, la nuova prima ministra del Regno Unito, anche lei “pronta” a premere il bottone nucleare se necessario.
Come spiega la Federation of American Scientists, nonostante i progressi nella riduzione degli arsenali di armi nucleari dai tempi della Guerra Fredda l’inventario combinato mondiale di testate nucleari rimane a un livello molto preoccupante: all’inizio del 2022 c’erano solo nove paesi che possedevano circa 12.700 testate. Circa il 90 per cento di tutte le testate nucleari sono di proprietà di Russia e Stati Uniti.
I contributi scientifici sui possibili effetti di una guerra nucleare sono numerosi. Un editoriale di Nature già nel 2020 descriveva i possibili scenari catastrofici di una guerra nucleare di dimensioni limitate. Un articolo su Science più recente spiega che una guerra nucleare sconvolgerebbe il clima globale così gravemente che miliardi di persone potrebbero morire di fame, in parte a causa di quello che gli esperti chiamano il cosiddetto “inverno nucleare”. Secondo gli studiosi, sebbene gli effetti esatti rimangano incerti, i risultati sarebbero quasi sicuramente devastanti. Uno studio appena uscito su Nature Food spiega che “più di cinque miliardi di persone potrebbero morire a causa di una guerra tra Stati Uniti e Russia.”
Scrivevano bene Russell e Einstein nel loro Manifesto del 1955: “Dobbiamo imparare a chiederci non che mosse intraprendere per offrire la vittoria militare al proprio gruppo preferito, perché non ci saranno poi ulteriori mosse di questo tipo; la domanda che dobbiamo farci è: che passi fare per prevenire uno scontro militare il cui risultato sarà inevitabilmente disastroso per entrambe le parti?”
Nel bellissimo pezzo Russians Sting include una riga rimasta nell’immaginario collettivo di milioni di ascoltatori: “se anche i Russi amano i loro figli”. Forse poteva intercalare quelle parole con la frase complementare: “se anche gli Americani amano i loro figli”. In un recente report del Congresso americano vengono descritte e analizzate le centinaia di “operazioni militari” degli Stati Uniti nella sua storia. Il report non include altre attività di destabilizzazione politica come organizzare o facilitare colpi di Stato, finanziare terroristi e aiutare militarmente dittatori sanguinari come Mobutu, Suharto e Pinochet. L’imperialismo russo è sicuramente una minaccia alla pace e l’invasione dell’Ucraina è un crimine contro l’umanità senza se e senza ma. A proposito, Putin era già “Hitler” dopo le brutali e letali guerre in Cecenia e in Georgia o lo è diventato solo qualche mese fa? Per quanto riguarda l’imperialismo degli Stati Uniti, il numero di guerre della sua storia e i morti causati in invasioni come Iraq e Afghanistan parlano da soli e raccontano una storia ben diversa rispetto a quella “dei buoni e cattivi” offerta dai media mainstream.
Forse, per descrivere nel modo più accurato la situazione odierna, lo spirito che sembra dominare il dibattito pubblico nei media mainstream, dovremmo andare oltre alla canzone di Sting e cantarne una del gruppo rock Extreme che a un certo punto dice: “Beati i guerrafondai. Muoiano i costruttori di pace. Non so perché”.